Il sindaco si mette fuori legge e registra le nozze gay
«Io vado avanti», dice il sindaco di Bologna, «la trascrizione non ha effetti legali, ma simbolici. La nostra è una battaglia di civiltà». Imperterrito contro la legge. Nonostante una perentoria richiesta del prefetto che ha scritto di ritirare il provvedimento sulla trascrizione dei matrimoni gay contratti all'estero.
«Io vado avanti», dice il sindaco di Bologna, «la trascrizione non ha effetti legali, ma simbolici. La nostra è una battaglia di civiltà». Imperterrito. Nonostante una clamorosa richiesta del prefetto che ha scritto di ritirare il provvedimento sulla trascrizione dei matrimoni gay contratti all'estero. La disposizione organizzativa del sindaco Virginio Merola, rivolta ai funzionari dell'Ufficio di Stato civile, risale allo scorso luglio, e ora le iscrizioni al registro sono di fatto senza effetti. Il prefetto Ennio Maria Sodano, con una lettera datata 12 settembre 2014 e indirizzata al sindaco, infatti, dice chiaramente che «si chiede la revoca della disposizione atteso che il nostro ordinamento non ammette tale trascrizione».
Ma facciamo un passo indietro. Il 24 luglio Valentina Castaldini (Ncd), consigliera del Comune di Bologna, si era opposta all'ordinanza del sindaco con un esposto inviato anche al ministro Alfano e, appunto, al Prefetto della città felsinea. Castaldini, contattata dalla Bussola, sostiene che «il Prefetto sbugiarda il sindaco e dà ragione a quanto dicevamo nell'esposto: Merola è andato oltre quelli che sono i suoi ambiti con una esegesi giurisprudenziale che non gli compete». «Così facendo», aggiunge la consigliera Ncd, «il sindaco mostra di voler perseguire obiettivi precisi e, inoltre, illude delle persone pur sapendo di non poterlo fare». Quali sono questi obiettivi lo dice lo stesso Merola in una conferenza stampa convocata ad hoc. Si tratta di dare un messaggio al Parlamento perché «legiferi su questo tema». E aggiunge che la procedura può comunque essere utile «in caso di revoca, per chi si è registrato, per ricorrere alla magistratura». Cioè: se non si passa dalla porta, lo faremo dalla finestra.
Crediamo di non sbagliare se intravvediamo nelle parole di Merola quelle di chi vuol tirare la corda finché non si rompe, o più semplicemente di chi vuol mettere il legislatore di fronte a fatti compiuti. Come ha dichiarato il senatore Lo Giudice (Pd), che nel 2007 ad Oslo convolò a “nozze” con Michele Giarratano, «questi atti rappresentano la presa d'atto che questi matrimoni sono accaduti. Questo, con buona pace del prefetto, non è possibile metterlo in discussione». Lo Giudice, che insieme al compagno ha anche un figlio frutto della pratica della maternità surrogata (utero in affitto), si dice pronto all'iscrizione al registro comunale, nonostante il Prefetto.
Ma anche la richiesta del Prefetto è un fatto, un concretissimo fatto che attesta come a forza di correre in avanti si rischiano cadute un po' goffe. Il richiamo a battaglie civili di carattere simbolico non nasconde l'errore grossolano ben rilevato dalla consigliera Castaldini, la quale con la sua azione dimostra come la politica, se vuole, può ancora riguadagnarsi spazio. «Mi meraviglia», dice ancora Castaldini alla Bussola, «che un sindaco decida di andare avanti nonostante le chiare parole di chi in città si deve preoccupare di far rispettare le leggi. In un certo senso mi sembra che Merola prosegua nella sua personalissima interpretazione della realtà. Non mi pare un gran messaggio verso i cittadini».
Ecco qua l'ennesima puntata di quello che, purtroppo, sta diventando un specie di romanzo a sfondo giuridico-amministrativo che si sta scrivendo nelle aule di Tribunali, Prefetture, gabinetti di sindaci, Corti costituzionali. I cosiddetti “nuovi” diritti vogliono farsi strada in tutti i modi, in quanto “nuovi” se ne fregano di ciò che è in vigore, anzi proprio perché “nuovi” devono in un certo senso cambiare la realtà. E peccato per la realtà se non vuole farsi da parte, ci sarà sempre qualcuno che si produrrà in esegesi eterodosse.