Il "siluro" De Bortoli colpisce il renzismo
La clamorosa accusa al ministro Boschi da parte dell'ex direttore del Corriere, a proposito di presunte pressioni su Unicredit per salvare Banca Etruria, sta provocando un terremoto politico. Ma nella bagarre del momento ci si dimentica di rispondere alla domanda più importante: l'accusa è vera?
La notizia è di quelle capaci di far tremare palazzi e vacillare poltrone: l’allora neo Ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, nel 2015, si sarebbe interessata affinché Unicredit acquistasse l’agonizzante istituto di credito aretino Banca Etruria, di cui suo padre era vicepresidente.
Lo sostiene l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli in un passaggio del suo libro appena dato alle stampe, dal titolo Poteri Forti (o quasi). Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo, dove un intero capitolo è dedicato alla fulminante e spregiudicata ascesa di Matteo Renzi a Palazzo Chigi.
Secondo il giornalista, durante un incontro privato con l’allora amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, Maria Elena Boschi si sarebbe appunto spesa affinché i vertici della potente holding bancaria di piazza Gae Aulenti valutassero un’acquisizione della banca toscana che, sempre più in difficoltà, rischiava il commissariamento da parte della Banca d’Italia. “L’allora Ministra delle Riforme – si legge precisamente nel testo – non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò il suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciare perdere”.
L’ex direttore del Sole 24 Ore e del Corriere della Sera, insomma, non sembra avere dubbi su quanto scritto. “Sono assolutamente certo della bontà della mia fonte”, ha dichiarato davanti ai giornalisti. E questo nonostante il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Boschi abbia – subito dopo la pubblicazione delle indiscrezioni – minacciato querele a mezzo stampa (ancora per la verità non pervenute).
Di fatto, fino ad oggi, l’unica smentita ufficiale di questo episodio (che se fosse confermato sarebbe la prova di ingerenze, conflitti di interesse e retroscena inquietanti) è arrivata dall’ex Ministro delle Riforme. Perché mentre Unicredit, dal canto suo, ha precisato soltanto di “non aver subito pressioni” – senza però escludere che un interessamento ci sia effettivamente stato – l’ex amministratore delegato della banca milanese Ghizzoni si è trincerato dietro un enigmatico “no comment”. Almeno fino ad ora.
Ormai però la bomba è scoppiata. E mentre Movimento 5 Stelle e Lega Nord chiedono a gran voce le dimissioni del sottosegretario - e Bersani e i suoi “scissionisti” le consigliano di “venire a riferire in Parlamento per fornire spiegazioni” - altre indiscrezioni giornalistiche continuano a trapelare. Stavolta facendo riferimento a un altro incontro privato che si sarebbe verificato nel 2014 a casa di Pier Luigi Boschi, insieme ai vertici di Veneto Banca e a sua figlia Maria Elena, in un ultimo estremo tentativo di salvare Banca Etruria.
Ma quello che colpisce maggiormente di questa singolare vicenda è il modo in cui è stata trattata. Perché stiamo rischiando di compiere un errore grossolano, concentrandoci sulle strumentalizzazioni delle varie parti politiche e distraendoci dal fatto principale e dalla domanda più importante: questa ingerenza da parte del fedelissimo Ministro di Renzi c’è stata o non c’è stata? Addirittura, si sta assistendo in queste ultime ore a un vero e proprio tentativo di messa in discussione del principio sacrosanto del segreto professionale dei giornalisti. Sono stati in molti, infatti, a chiedere allo stimato ex direttore del Corriere di rivelare chi sia la sua “gola profonda”. E questo nonostante l’esistenza di innumerevoli sentenze della Corte Europea, che garantiscono al giornalista il diritto alla protezione delle proprie fonti confidenziali.
Tornando al clima politico-giudiziario, va ricordato che l’inchiesta Consip, che indaga su presunte tangenti e sul traffico di influenze, non è ancora chiusa, e quindi non sono scongiurate le grane giudiziarie che ancora potrebbero investire il padre dell’ex premier, Tiziano Renzi, e il Ministro allo Sport, Luca Lotti, anche lui parte del famoso “Giglio Magico”. La situazione si presenta magmatica e dai contorni oscuri.
Quest’ultimo scossone che travolge Maria Elena Boschi, fedelissima di Renzi, potrebbe allora essere interpretato da parte del Pd come l’ennesimo attacco al cuore del renzismo da parte di quei poteri forti e dell’establishment europeo che tramano affinché l’ex sindaco di Firenze si ritrovi senza più terra sotto i piedi. E così anche la sua corsa folle e disperata verso le elezioni anticipate si rivelerebbe per lui un boomerang. Se il governo cadesse per ragioni politiche sarebbe un conto, soprattutto se l’ex premier trovasse il modo di dare la colpa ad altri ottenendo però ciò che spera, cioè le urne in autunno. Se invece Gentiloni dovesse essere impallinato proprio a seguito dell’ennesima torbida vicenda riguardante Maria Elena Boschi, elettoralmente gli effetti per il Pd potrebbero essere davvero pesanti. Più che altro sarebbe l’ennesimo assist ai Cinque Stelle, che più di tutte le altre forze politiche in questa fase appaiono come i catalizzatori del dissenso anti-sistema.