Il progetto Russo (Pd) continua, con la benedizione della Cei
Dopo la Settimana sociale di Trieste, il piddino Francesco Russo ha iniziato a coordinare una rete di amministratori locali che provengono dall’associazionismo cattolico. Un progetto che gode del favore della Cei e tuttavia problematico.
Francesco Russo, triestino, è un politico del Partito Democratico, già in quota Letta in passato e senatore, attualmente vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e, per il discorso che qui ci interessa, punto di riferimento del cattolicesimo di sinistra in diocesi di Trieste. Russo è stato uno dei principali punti di riferimento per l’organizzazione della Settimana sociale dei cattolici italiani che si è tenuta a Trieste nel luglio scorso. Da allora Russo coordina online una rete di amministratori locali che provengono dall’associazionismo cattolico e che si incontreranno per la prima volta a Roma il 14 e 15 febbraio prossimi. L’iniziativa è benedetta da un articolo di Avvenire e dalla Conferenza episcopale italiana (Cei). Naturalmente si dice che non si vuole fare un partito e, per evitare le discussioni di principio, si sostiene di voler agire nella concretezza bipartisan delle amministrazioni locali. Avvenire, nell’articolo già richiamato, pone subito in rapporto questa iniziativa che parte dalla “scossa Trieste” con la nascita di “Comunità democratica” di Ruffini, Del Rio e Prodi e “Libertà Eguale” di Ceccanti e Tonini aperta a Gentiloni. Come si vede, i giochi ruotano comunque tutti attorno al Partito Democratico.
Prima di tutto va osservato che è quantomeno sospetto che a coordinare la nuova rete nata dalla Settimana sociale sia un uomo politico come Francesco Russo, dichiaratamente e chiaramente del PD. Egli vuole aggregare i politici locali che nascono dall’associazionismo cattolico che, pure esso, è tutto concentrato sul PD. A meno di pensare, in tutta stranezza, che l’Azione Cattolica, le Acli o i Focolarini votino qualche altro partito. Certamente non si vuole formare un nuovo partito, ma convogliare i cattolici in politica verso una precisa area, in contemporanea e in convergenza con le due altre iniziative sopramenzionate.
Se ritorniamo con la mente a cos’è stata la Settimana sociale di luglio 2024 [vedi qui] comprendiamo che questo successivo sviluppo era già stato pensato. In quell’occasione tutti i punti fermi circa l’impegno politico dei cattolici sono stati divelti e ci si è incentrati su una generica partecipazione ad un non meglio precisato “bene comune” condito con i temi oggi cari alla cultura di sinistra: dall’europeismo acritico al contrasto al populismo, dalla partecipazione senza aggettivi ai valori della Costituzione, dall’evitare lo scontro sui temi etici di frontiera – anzi, cavalcandoli come esempio di dialogo e accoglienza – fino alla società multireligiosa intesa come un obbligo morale. La provenienza ideologica e politica di molti relatori, gli interventi convergenti di Mattarella e Zuppi, l’impostazione degli incontri precedenti e successivi alla Settimana facevano già capire allora dove si intendeva arrivare. Poi è partito il Progetto Russo.
Stefano Fontana