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IL FILM

Il primo uomo

Uno scrittore francese torna nell’Algeria in cui è nato, nel pieno degli scontri prerivoluzionari. E rievoca la sua infanzia.

Visioni 21_04_2012
Il primo uomo

Durata: 98’
Genere: Drammatico
Regia di: Gianni Amelio
Cast principale: Jacques Gamblin, Catherine Sola, Maya Sansa, Denis Podalydès, Ulla Baugué
Tematiche: pace, giustizia, indipendenza, famiglia, padre
Target: da 16 anni, complessità, vicende politiche non facili da seguire

Tratto dal romanzo, uscito postumo e forse incompleto, di Albert Camus, il nuovo film di Gianni Amelio racconta le vicende dello scrittore Jean Cormery, molto vicine all’autobiografia dello scrittore francoalgerino (ma con tratti vicini anche alla vita del regista stesso, a cominciare dall’assenza di una figura paterna).

Cormery torna da scrittore affermato, e detestato: dai francesi perché difende le legittime aspirazioni all’indipendenza degli indigeni, musulmani, che volevano chiudere l’era coloniale; dagli stessi rivoluzionari o terroristi che dir si voglia, perché non accettava la scelta della violenza. Cercava la giustizia e l’armonia tra le etnie. Ma alla fine degli anni 50 questo era impossibile.

Questa chiave storico-politica si accompagna alla rievocazione dell’infanzia, negli anni 20 segnati dalle conseguenze della Prima guerra mondiale, ma più come ricerca delle cause delle questioni che attanagliano il presente che come idillio consolatorio. Ed è la parte più felice del film, grazie a un giovanissimo straordinario protagonista e al suo rapporto con la madre apparentemente remissiva (interpretata dalla brava Maya Sansa) e a una nonna autoritaria e severissima, nonché a un maestro che lo aiuterà a crescere. Una citazione per Cormery adulto, incarnato da un convincente Jacques Gamblin.

Film non facile da seguire per uno spettatore italiano poco preparato sulle vicende storiche dell’Algeria (a meno che non ricordi La battaglia di Algeri di Pontecorvo) e debitore di uno stile classico ed elegante un po’ demodè ma anche affascinante, Il primo uomo sembra una pellicola per pochi intenditori. O per spettatori in vena di paziente ricerca di preziose operazioni cinematografiche. Che puntano sulla testa e non solo sulle emozioni. Se si sta al gioco di Amelio, uno dei più grandi registi italiani e da sempre sobrio indagatore di passioni umane anche fortissime (ma sempre controllate), la pazienza viene ripagata.