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RITRATTI

Il prete matematico che curava i Papi

Campano da Novara fu uno dei più grandi matematici, ma anche medico che ebbe in cura sei Pontefici. Giovanni Dondi si ispirò a lui per creare l'Astrario. E oggi il suo nome è stato dato a un cratere della luna...

Cultura 08_01_2011
manoscritto di Campano da Novara

È il 2 ottobre 1264. La campagna umbra si stende a vista d'occhio. Un prete guarda pensieroso, dalla finestra di un monastero di Deruta, vicino a Perugia. Si gira, allarmato, sentendo un gemito e si avvicina al letto semplice, sul quale è steso un uomo. Il prete non è un prete qualunque: si chiama Giovanni Campano ed è il cappellano di Urbano IV.

L'uomo steso sul letto è il Papa in persona. Sta morendo, di una morte un po' banale: ha fatto indigestione di frutta. Campano, che si pensa che si chiamasse Giovanni, ma sul nome non c'è certezza, è lì per caso. Era a Deruta per cercare ceramiche per i farmaci e ha saputo che il Pontefice si era fermato al monastero, perché si sentiva male. Lo aveva trovato in agonia, e poi lo ha visto morire. Gli ha impartito l'estrema unzione, poi gli ha chiuso gli occhi. Lo ha fugacemente invidiato, perché da lì a poco si sarebbe trovato davanti a Dio. Poi aveva pensato che, se avessero avuto la medicina adatta, non sarebbe morto.

Campano è un personaggio notevole, che è rimasto nella storia della scienza come uno dei più grandi matematici di tutti i tempi. Ma era anche un medico. In effetti, dopo Urbano IV, diventò medico pontificio ed ebbe in cura cinque Papi: Clemente IV, Gregorio X (diventato Beato), Innocenzo V (anche lui beatificato) , Adriano V e Bonifacio VIII. Ma che si sa di Campano? Naque a Novara, nel 1220 e questo dato è assolutamente certo, perché lo scrive lui stesso nella Theorica Planetarum. Intorno al nome di battesimo, invece, ci sono molte controversie, ma si pensa che si chiamasse Giovanni.

La data di nascita, anche questa incerta, può essere collocata tra il 1210 ed il 1220, mentre la morte avviene nel settembre del 1296. Dal 1263 fino alla sua morte è nella Curia, al servizio dei sei Papi che si succedono in quei 33 anni. Già da vivo è famoso e dopo la morte lo sarebbe diventato ancora di più. Il filosofo Ruggero Bacone (nel 1267) lo definisce uno dei quattro migliori matematici di quel periodo. Campano scrive la Theorica Planetarum, di cui esistono una sessantina di manoscritti: questo dimostra l'importanza che il libro ha avuto nel Medio Evo.

L'autore però si accorge che è un'opera troppo tecnica e corre ai "ripari", scrivendo Tractatus de Sphera, che è un'opera molto più divulgativa. Sempre lui è l'autore del Computus, che codifica il calcolo della data della Pasqua e la misura del tempo in genere, e dell’Astrolabio, una descrizione dello strumento astronomico medievale.

La Theorica Planetarum è senz'altro l'opera che ha dato più notorietà a Campano, perché in questo libro descrisse geometricamente i moti dei pianeti e il modo per realizzare un planetario. I dati sui pianeti sono tratti dall'Almagesto e dalle Tavole Toledane dell'astronomo arabo Azarquiel. Settant'anni dopo la morte di Campano, Giovanni Dondi inventò l'Astrario: era una specie di computer analogico meccanico, senz'altro il primo della storia, che calcolava e mostrava in tempo reale la posizione dei sette astri erranti conosciuti nel Medio Evo.

Il costruttore non nascose la sua fonte di ispirazione. Infatti, scrisse: "Ho preso spunto nell'ideare la realizzazione di questa opera [l'Astrario] da un'acuta intuizione del Campano, là dove nella sua Theorica Planetarum parla di strumenti di equazione. Ho constatato che le estensioni delle orbite e le distanze dei centri [dei pianeti] sono state bene calcolate da lui e, senza curarmi di approfondire oltre, ho confidato nella sua precisione di indagine e di ingegno. Le molte opere da lui edite dimostrano come quest'uomo sia veramente di singolare ingegno e sia erudito in modo particolare nelle speculazioni matematiche.”

Campano ha lasciato, oltre le opere citate, anche Canon pro minutionibus et purgationibus, il Computus maiora, il De computo ecclesiastico, un Calendarium, i commenti ad Euclide e all'Almagesto. Gli è inoltre stato intitolato il Cratere Campano, all'estremo sud-occidentale del mare Nabum sulla Luna.