Il prete in Apecar per chi paga il prezzo più alto: gli anziani
La statua della Madonna caricata sul cassone dell'Apecar a Bibione, provincia di Venezia, fa il giro dei social. L'idea è del parroco don Andrea Vena che percorre in lungo e in largo il paese recitando il Rosario. E alla Nuova BQ spiega che l'iniziativa è rivolta alle vere vittime del Coronavirus: «Lo faccio per i miei parrocchiani anziani, che sono spaventatissimi. Ma dopo essere passato con la Madonna le loro lacrime si asciugano».
Non è l’arrotino che gira di casa in casa con gli arnesi per affilare lame e coltelli. Ma il sistema è lo stesso: al posto dei coltelli c’è la fede e lo sguardo di Dio sulla gravissima preoccupazione chiamata Coronavirus. Coi parrocchiani rintanati in casa e le chiese praticamente off limits, raggiungere i fedeli per i parroci è compito proibitivo. Ci sono i social, d’accordo, ma che cosa fare con tutti quei fedeli che per un motivo o per l’altro - anzianità, poca dimestichezza o semplicemente lontananza dalla cultura social -, non seguono messe su Facebook e Rosari su Hangout?
Ci pensa il prete a portare – rigorosamente a distanza – il conforto.
Siamo a Bibione, ridente località balneare dell’alto Adriatico e il parroco don Andrea Vena ha pensato proprio a loro: agli anziani, coloro i quali tra l’altro stanno pagando il prezzo più alto di questa pestilenza e che vengono liquidati dalle statistiche quotidiane della Protezione Civile come vittime sacrificali dell’epidemia.
Chi pensa a loro?
«È la domanda dalla quale sono partito – spiega don Andrea alla Nuova BQ dopo che il video di lui sul cassone dell’Apecar con la statua della Madonna e la corona del Rosario che fa il giro del paese è diventato virale -: chi pensa a loro? Così ho pensato di portargli un conforto spirituale».
Il sacerdote un po’ si stupisce di essere diventato un fenomeno social in poche ore, ma non è nuovo a iniziative di evangelizzazione al limite del politicamente corretto: nel 2008 Repubblica gli dedicò una paginata intera perché si inventò la Notte bianca dell’Eucarestia, chiesa aperta tutta la notte per l’adorazione eucaristica, un modo diverso e migliore per vivere la movida estiva particolarmente vivace nella località adriatica. «Ancora oggi per tutti i giovedì d’estate abbiamo la notte bianca», ci spiega.
Tornando all’Apecar, don Andrea ci spiega di non aver fatto nulla di particolare: «Una volta si facevano le rogazioni e si fanno ancora adesso, e le processioni e a chi tra alcuni confratelli mi ha rimproverato la sceneggiata, faccio notare che non mi sembra scandaloso quando per il Corpus Domini il Papa “carica” il Santissimo sul camioncino e fa la processione: come vede, ognuno usa i mezzi che può».
E don Andrea il mezzo ce l’aveva nell’Apecar di un suo parrocchiano e in questi giorni sono due i volontari della parrocchia che si alternano alla guida del mezzo mentre il sacerdote passa, “armato” di microfono e corona del Rosario dicendo misteri e avemarie e mettendo alla prova la sua capacità di stare in equilibrio.
Risultati?
«La commozione dei miei parrocchiani che mi guardano dalla finestra è impagabile. Sentono la vicinanza del loro pastore, hanno paura. Lo scriva: hanno paura perché sanno di essere la categoria più a rischio, vedo le loro lacrime e accendersi nel loro volto una speranza. Ma questa iniziativa devo dire che sta facendo del bene anche a me: anche per noi sacerdoti può essere una tentazione quella di restare in casa presi dalla paura. Così, non potendo andare molto a trovare i malati, ho preso l’impegno di telefonare agli anziani. Loro lo sanno che di lì a poco passerò con la statua della Madonna per dire il Rosario con loro».
Don Andrea utilizza due modalità: a volte sosta nelle piazzette e capita che qualcuno scenda di casa per unirsi al Rosario, in altri casi passa come in “processione”. «Ho fatto preparare alla tipografia del paese un atto di affidamento alla nostra patrona, l’Assunta, che distribuisco a chi lo voglia».
Sui social circola la voce che sia stato fermato dai carabinieri che gli hanno chiesto che cosa stesse facendo. Chiediamo se è vero: «No, prima di partire ho avvertito il sindaco e le forze dell’ordine. Non ho avuto nessun ostacolo, salvo una raccomandazione: quella di stare attento, ma non al contagio, bensì a non cadere dal cassone».