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INTERVISTA: JOSEPH FIDELIS

Il prete che non abbandona i fedeli di Maiduguri, nel mirino del jihad

Joseph Fidelis, giovane sacerdote nigeriano, vive il suo ministero a Maiduguri nel nord della Nigeria, la regione ancora sottoposta agli attacchi dei jihadisti. Quando nel 2014, di fronte alla gravità della situazione, la Conferenza episcopale nigeriana offrì la possibilità ai sacerdoti di abbandonare momentaneamente i propri fedeli, padre Joseph Fidelis rifiutò. "Resterò qui, a Maiduguri, nel cuore della crisi. Tra le minacce e i pericoli è proprio qui che possiamo portare Cristo e il Suo messaggio!"

Libertà religiosa 23_01_2020
Chiesa bruciata a Maiduguri

Joseph Fidelis, giovane sacerdote nigeriano, vive il suo ministero a Maiduguri nel nord della Nigeria, la regione ancora sottoposta agli attacchi dei jihadisti di Boko Haram. Quando nel 2014, di fronte alla gravità della situazione, la Conferenza episcopale nigeriana offrì la possibilità ai sacerdoti di abbandonare momentaneamente i propri fedeli, padre Joseph Fidelis rifiutò. "Resterò qui, a Maiduguri, nel cuore della crisi. Tra le minacce e i pericoli è proprio qui che possiamo portare Cristo e il Suo messaggio!" Lo abbiamo sentito alcuni giorni fa: padre Joseph ci racconta di essere stato per un paio di giorni in viaggio e di aver trovato enormi difficoltà a rientrare: la strada che porta a Maiduguri è sotto ostaggio dei terroristi islamici. E sono appena stati uccisi due poliziotti.

Nei giorni natalizi sono stati uccisi undici cristiani, e il video della esecuzione postato. Dopo questa esecuzione, padre, com'è il clima nella sua diocesi? È cambiato qualcosa nel vostro stile di vita?
La tensione è aumentata decisamente. Molti si sentono insicuri. La nostra gente è spaventata, eppure anche piena di speranza. Lo stile di vita di tutti è cambiato, in ogni spostamento grande o piccolo, c'è apprensione: l'incubo di rapimenti e omicidi è costante.

Crede che quel gesto così emblematico, diffuso tramite un video pubblicato il giorno in cui la Chiesa festeggia Santo Stefano, il primo martire, sia stato programmato?
Potrebbe sembrare una brutta coincidenza, ma è qualcosa di profondamente simbolico. Un gesto efferato che ha messo in evidenza tutto il coraggio di quanti vivono qui in Nigeria e non hanno paura di resistere né morire per la loro fede. Siamo tristi, sono morti brutalmente, ma siamo consolati dal loro eroismo.  

È credibile la versione che la decapitazione sia stato un gesto di vendetta per la morte di al-Baghdadi?
Questo è quanto hanno provato a far credere. La verità è che in Nigeria sono visibili tutti i malesseri del resto dell'Africa. E se c'è insoddisfazione e rabbia, per esempio, per la morte di Al-Baghdadi, sicuramente Boko Haram farà di tutto per vendicarlo in modo da segnare punti.

Perché secondo lei neanche una notizia come questa ha avuto il giusto rilievo sulla stampa internazionale? 
Questo è il dolore, questa è la nostra frustrazione. Il Medio Oriente ottiene sempre l'attenzione internazionale. Qui in Nigeria invece cade un silenzio di morte. Perché siamo trattati in questo modo? Siamo persone di seconda classe? Quello che accade qui non è grave? E' come se fossimo vittime di un eterno reportage segregazionista di cui siamo i protagonisti. 

Però un appello e una promessa per difendere i cristiani perseguitati è arrivato dalla politica con Boris Johnson. 
Sicuramente un gesto nobile, che però assume senso se seguito da azioni. Spero che non rimanga un appello e una promessa. La comunità internazionale sta trattando la crisi in Nigeria con disinvoltura, indifferenza. Vorrei che le cose cambiassero.

È vero che una ragazza è stata rapita prima di Natale vicino alla sua parrocchia? 
Sì, una ragazza di St. Timothy stava arrivando da Baga, ed è stata rapita insieme ad altre donne la cui identità non è stata ancora accertata. Un'altra ragazza, Martha Bulus, della parrocchia di Sant'Agostino a Maiduguri, è stata uccisa a Gwoza mentre tornava a casa; si sarebbe dovuta sposare il 31 dicembre. Questi sono i pochi identificati, ma molti insieme a loro sono morti durante questo periodo natalizio nelle mani di Boko Haram e nessuno lo saprà mai.

Si può dire che la violenza sia contro i cristiani in quanto tali?
Tutti questi omicidi portano già il segno del genocidio. Le aggressioni, gli attentati, i rapimenti hanno tutti come obiettivo i cristiani. In più occasioni gli ostaggi sono stati separati e hanno tenuto solo i cristiani, ucciso gli uomini e rapito le donne lasciando liberi i musulmani. È davvero il loro tentativo per terrorizzare i cristiani e cambiare la demografia del Nord.