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PROVE D'INTESA

Il Patto del Nazareno torna in onda sulla Rai

Nel marasma che accompagna l’approvazione delle riforme volute dal governo Renzi, potrebbe registrarsi un’ampia convergenza sinistra-destra sulla riforma della Rai. Non solo perché la Tv pubblica è di tutti, bensì perché in quest’ambito, sia pure in maniera non dichiarata, sta rinascendo il Patto del Nazareno. 

Politica 14_07_2015
Prove d'intesa sulla riforma della Rai

Nel marasma che sta accompagnando l’approvazione delle riforme volute dal governo Renzi, potrebbe registrarsi un’ampia convergenza sinistra-destra sulla riforma della Rai. Non solo e non tanto perché la tv pubblica è di tutti, bensì perché in quest’ambito, sia pure in maniera non dichiarata, sta rinascendo il Patto del Nazareno, che consentirà all’esecutivo di condurre in porto, probabilmente, anche la riforma del Senato e altri provvedimenti che stanno particolarmente a cuore al premier. Il profumo di una rinascente intesa tra Pd e Forza Italia sul rinnovo dei vertici Rai (e su altro) era nell’aria da tempo, soprattutto dopo il passo falso di Renzi alle ultime elezioni regionali e i crescenti malumori interni al suo partito. Palazzo Chigi ha cercato e trovato sponda tra i verdiniani, ma anche tra i berlusconiani più ortodossi, che si sono dichiarati disposti a votare leggi proposte dal governo e non sufficientemente appoggiate dai dissidenti Pd e dalle frange più estreme della sinistra. Il tutto in cambio di una maggiore malleabilità del Presidente del Consiglio e del suo “cerchio magico” su Rai, telecomunicazioni e altre partite strategiche.

Giovedì scorso è passato in commissione Lavori pubblici al Senato il disegno di legge sulla governance Rai, che contiene molti punti graditi al centrodestra, soprattutto dopo l’approvazione di un emendamento fortemente voluto dall’ex ministro Gasparri, il cui nome si lega alla legge attualmente in vigore. Entro fine mese potrebbe arrivare l’approvazione definitiva in aula a Palazzo Madama. Dopo la pausa estiva, l’iter parlamentare proseguirà alla Camera e, una volta approvata in via definitiva la nuova normativa, verranno subito designati i nuovi consiglieri d’amministrazione, il nuovo presidente e il nuovo amministratore delegato, figura nuova, che sostituisce l’attuale direttore generale e che avrà poteri molto ampi, anche se meno ampi di quelli che Renzi aveva immaginato e annunciato mesi fa. La nuova governance, quindi, potrebbe vedere la luce verso fine settembre.

Il consiglio d’amministrazione Rai viene ridotto dagli attuali nove a sette membri: due eletti dalla Camera, due dal Senato, due di nomina governativa e uno designato dall’assemblea dei dipendenti. Il Presidente sarà “di garanzia” e verrà nominato dal cda, ma la sua carica diverrà effettiva solo dopo il parere favorevole dei due terzi dei membri della Commissione parlamentare di Vigilanza, organo che finora si è occupato di nominare direttamente i consiglieri d’amministrazione e che quindi perderà parte dei suoi poteri. L’amministratore delegato è nominato dal cda su proposta dell’assemblea dei soci e può approvare tutti i contratti sino a dieci milioni di euro. Il suo mandato può essere revocato dal cda, sentita l’assemblea dei soci. L’amministratore delegato può nominare tutti i dirigenti, ma sulla nomina dei direttori di rete e delle testate giornalistiche deve acquisire il parere del cda, che, se negativo, diventa vincolante con il voto dei due terzi dei consiglieri. 

Nel disegno di legge approvato in commissione al Senato viene confermata la delega al governo sulla riforma del canone, al fine di ridurre l’evasione, e sulla revisione delle forme di finanziamento delle emittenti locali, mentre viene ridimensionata l’altra delega al governo, quella per la riforma del Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, su cui si gioca il futuro dell’integrazione multimediale nel nostro Paese. Al di là della governance Rai, infatti, il sistema radiotelevisivo, pubblico e privato, nazionale e locale, è impegnato a definire nuovi equilibri con la Rete. Sta per sbarcare anche in Italia Netflix, la principale rete televisiva on line al mondo. I  broadcaster come Rai e Mediaset sono impegnati da anni in una battaglia contro i cosiddetti Over the top per una maggiore equità fiscale e un rispetto più puntuale di diritti come la privacy e il copyright. Inoltre, le tv locali, dopo il “bagno di sangue” provocato dalla digitalizzazione delle trasmissioni, provano a risalire la china e a cercare nuovi spazi di mercato. 

Infine, last but not least, la sfida sui contenuti. Una Tv più attenta alle dinamiche sociali e alle realtà locali, meno dominata da talk show urlati e spettacolarizzati, maggiormente interattiva e aperta alla complessità delle esperienze, potrà sopravvivere all’internettizzazione delle trasmissioni e delle fruizioni e confermarsi strumento utile per la crescita di una comunità nazionale.