Il pasticcio della Relazione Erdő
Dopo la "strana" conferenza stampa e le reazioni di molti vescovi in aula, la Segreteria del Sinodo costretta a specificare: la Relatio è solo un documento di lavoro, nulla di definitivo. E i vescovi africani accusano: «Ciò che è uscito non corrisponde alla realtà del dibattito».
Ieri è stato il giorno della marcia indietro. Se lunedì la conferenza stampa seguita alla lettura della Relatio post disceptationem del cardinale Péter Erdő era stata all’insegna dei parallelismi con il Concilio Vaticano II, ventiquattro ore dopo la Segreteria generale del Sinodo riteneva necessario emettere una dichiarazione ufficiale in cui si spiega a tutti, giornalisti e fedeli laici, che quella relazione è solo un documento di lavoro. Una bozza, insomma. Modificabile ed emendabile. Niente di definitivo.
Anche perché appena Erdő ha finito di leggere il testo da altri in gran parte scritto (notevole il ruolo che ha rivestito nella stesura il segretario speciale, mons. Bruno Forte) e le telecamere del Centro televisivo vaticano si sono spente, nell’aula il clima si è surriscaldato, con quarantuno interventi tesi per lo più a smontare la relazione. Pell, Ouellet, Dolan, Vingt-Trois, Burke, Müller, Scola, Caffarra: a loro non sono piaciuti i paragrafi sulle aperture ai matrimoni civili, alle convivenze e alle coppie omosessuali. E con loro hanno sollevato dubbi tanti vescovi africani, i quali hanno chiesto lumi su certi passaggi che in assemblea mai erano stati discussi. Qualche padre s’è pure accorto che nel documento “la parola peccato non è quasi presente”. Così come è stato ricordato “il tono profetico delle parole di Gesù, per evitare il rischio di conformarsi alla mentalità del mondo presente”.
Durante il briefing quotidiano, il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier ha usato l’accetta, avanzando perfino il sospetto che i responsabili del Sinodo siano impegnati a favorire “non le opinioni di tutto il sinodo, ma di un gruppo particolare”. E poi, il testo di Erdő “non riflette il dibattito in assemblea”, ha aggiunto. “La mia paura”, ha osservato il porporato arcivescovo di Durban, è che “ciò che è uscito non corrisponda alla realtà”. Il gruppo degli africani è – come è stato rilevato anche nel corso delle quotidiane conferenze stampa dirette da padre Federico Lombardi – uno dei più attivi nel dibattito, e dopo la relazione di Erdo ha fatto sentire con forza il proprio disappunto.
Il fatto è, ha sottolineato sempre il cardinal Napier, è che sono state alimentate “alte attese” che rischiano di essere “irrealistiche”. Una prospettiva diametralmente opposta da quella del cardinale Walter Kasper, il cui lavoro è stato ancora una volta lodato dal connazionale Reinhard Marx, che ha mostrato tutta la sua soddisfazione per il documento presentato lunedì, definito una sorta di vittoria. I circoli minori sono al lavoro, e stando alle indiscrezioni almeno cinque su dieci starebbero apportando “robuste” modifiche al testo letto da Erdo, in modo da evitare una clamorosa bocciatura della Relatio Synodi, che a differenza della Relatio post disceptationem dovrà ottenere il placet dei padri.
Non è solo Napier a contestare il documento preparato al termine del dibattito generale: anche il Prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Muller, ha fatto sentire la propria voce, chiarendo che “la Chiesa non può aprire alle coppie omosessuali”. Più netto ancora è stato il presidente della conferenza episcopale polacca, presente a Roma in qualità di padre sinodale: “La relazione è inaccettabile, si distanzia dall’insegnamento di Giovanni Paolo II e mostra tracce di un’ideologia contro il matrimonio”, ha detto mons. Stanislaw Gadecki.