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Il Parlamento «regala» 10 milioni a Pannella

Mentre a tutti si chiedono sacrifici e si tagliano servizi, nella Legge di stabilità è stato reintrodotto il contributo a Radio Radicale, considerato "esigenza indifferibile", malgrado il servizio pubblico offerto dalla radio di Pannella sia un doppione rispetto a Rai Parlamento. È dal 1990 che Radio Radicale si mantiene con i soldi pubblici.

Politica 14_12_2012
Radio Radicale

Le leggi, si sa, sono simili ad una selva oscura. E’ il caso anche della cosiddetta Legge di stabilità (ex legge finanziaria), di cui tanto si sta discutendo in questi giorni, che è piena di rinvii ad altre norme, in modo tale che chi la legge non capisca nulla. Dice, ad esempio, il comma 16 dell’art. 8 (Finanziamento di esigenze indifferibili): “Per le finalità di cui all’art. 2, co. 3, del decreto legge 30 dicembre 2009, n.194 convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2010 n.25, è  autorizza la spesa di 10 milioni di euro per l’anno 2013”.

Si può pensare che l’esigenza indifferibile riguardi, ad esempio, la bonifica di uno dei tanti siti a rischio idrogeologico o la costruzione di nuove scuole o interventi a favore delle famiglie o la dotazione per gli organici di pubblica sicurezza. Niente di tutto questo. L’esigenza indifferibile – lo chiarisce la Relazione illustrativa alla legge di stabilità – riguarda la possibilità che anche per il 2013 la Radio di Marco Pannella e Emma Bonino riceva dallo Stato 10 milioni di euro per la proroga della convenzione con il Centro di produzione, che è la Società per Azioni che per conto della Lista Pannella è proprietaria di Radio Radicale.

Zitti zitti, quatti quatti, i radicali ce l’hanno fatta anche per il prossimo anno, quindi. Non è stata necessaria, questa volta, la mobilitazione bipartisan della maggioranza assoluta dei parlamentari, com’è accaduto un anno fa, quando perfino una moltitudine di parlamentari cattolici - da Pierluigi Castagnetti a Giuseppe Fioroni; da Mario Baccini a Laura Bianconi; da Marco Follini a Maria Pia Garavaglia; da Luigi Bobba a Renato Farina; da Gianfranco Rotondi a Savino Pezzotta; da Gero Grassi a Franco Marini, da Enrico Gasbarra a Eugenia Roccella – sottoscrissero un appello perché fosse prorogata la convenzione.

Questa volta, l’elargizione di denaro pubblico a favore dell’organo d’informazione di quel soggetto politico che rappresenta la quintessenza dell’ideologia anti-umana, è avvenuta de plano, per così dire, nel silenzio generale. Manca l’atto finale, che ci sarà il 17 dicembre, con l’approvazione del testo da parte del Senato – ora si stanno discutendo in Commissione i 1.500 emendamenti presentati - ma è assai poco probabile che questa norma, inserita nel testo del Governo, sia cancellata.

Tutto questo è accaduto nonostante lo stralcio della norma che riguardava Radio Radicale, già inserita nel testo originario del Governo, da parte del Senato: “non per questioni di merito”, ebbe a dire il Presidente della Commissione Bilancio, per non farsi nemici i radicali, “ma per questioni di opportunità, legate al profilo della legge finanziaria”. Nello spazio di qualche giorno, le questioni di opportunità, come d’incanto, sono venute meno e la norma è stata reintrodotta. Del resto, anche l’anno scorso, il Governo Monti provvide ai fabbisogni della Radio di Pannella – in due tranche, prima 3 milioni di euro con la legge di stabilità, poi 7 milioni di euro con il decreto Milleporoghe - che gode, in aggiunta, dei fondi dell’editoria, in quanto organo della Lista Pannella: ogni anno, oltre 4 milioni di euro.

La legge che riconosce le imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale venne approvata nel 1990. Furono così erogati per la prima volta a Radio Radicale i primi 10 miliardi di derivazione pubblica. Nello stesso anno venne approvata la legge Mammì, che attribuiva alla Rai-Tv il compito di trasmettere le sedute parlamentari, ma questa disposizione restò lettera morta. Da quella data, Radio Radicale non volle più inseguire finanziamenti una tantum, preferendo adottare una strategia più conveniente e redditizia: la convenzione con lo Stato per la trasmissione delle sedute parlamentari. La ottenne.

Quando il Governo Prodi, nel 1997, sembrava non volesse più rinnovarla e la Rai-Tv si accinse a creare la propria rete radiofonica, Pannella scatenò il fior fiore delll’ampia e autorevole rete di coloro che sostengono sempre e comunque i radicali: senatori a vita e presidenti emeriti della Corte Costituzionale, decantarono i grandi meriti dell’emittente e chiesero al Governo di considerare decaduta la disposizione della legge Mammì, di prorogarla per altri 3 anni e di affidarla in occasione del rinnovo successivo tramite una gara. Venne così approvata la legge 11 luglio 1998, n. 224, che confermava lo strumento della convenzione da stipulare a seguito di gara – che non è mai stata né indetta né tanto meno espletata - ma nelle more rinnovava la convenzione per un ulteriore triennio. La legge manteneva l’obbligo per la Rai-Tv di trasmettere le sedute parlamentari tramite Gr Parlamento, impedendole però di ampliare la rete radiofonica fino all’entrata in vigore della legge di riforma generale del sistema delle comunicazioni.

Nel 2001, 2004 – governo Berlusconi – e 2006 – governo Prodi – la convenzione con Radio Radicale venne rinnovata ogni volta all’interno delle disposizioni della legge più importante dello Stato: finanziaria!

Nell’agosto 2008 – governo Berlusconi – Radio Radicale fu l’unica emittente esclusa dal ridimensionamento dei fondi pubblici per l’editoria, in quanto impresa radiofonica privata che ha svolto attività di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 230.

Ancora il Governo Berlusconi, il 30 dicembre 2009, provvide a rinnovare la convenzione: la durata venne ridotta da 3 a 2 anni, con le ire di Pannella, che affermò che 20 milioni di euro non erano sufficienti per programmare il futuro della sua impresa e con un piccolo sconto: l’importo passò da 10 milioni di euro a 9,9 milioni di euro l’anno.

«I radicali non contano nulla; i soldi pubblici glieli diamo per far divertire Pannella». Lo dice il senatore Quagliariello, che insieme all’altro deputato del PDL, Francesco Paolo Sisto, qualche settimana fa ha accolto a Bari fraternamente Pannella, impegnato in un dibattito organizzato dall’associazione Capitane Coraggiose. Il leader radicale è stato definito un eroe della libertà. Sarà per questa ragione, oltre che per la necessità di farlo divertire, che tutti i Governi degli ultimi vent’anni hanno elargito denaro pubblico a Pannella. Ora lo fa Mario Monti, che con Emma Bonino ha un feeling particolare: sono stati per alcuni anni insieme membri della Commissione europea. “Monti è una persona straordinaria”, dice la Bonino, che insieme a Pannella, durante l’ultimo anno non ha speso una sola critica nei confronti del Presidente del Consiglio. I risultati di tanto bon ton, si sono visti.