Il Papa secondo padre Martin
Padre Martin, sostenitore della causa LGBT, ricorda Francesco: un ritratto di un rivoluzionario, però prudente e accorto.

Padre James Martin, consultore del Segretariato per le Comunicazioni della Città del Vaticano e principale promotore delle istanze LGBT nella Chiesa cattolica, scrive sul sito LGBT Outrech un ricordo di Papa Francesco che è assai interessante. Padre Martin ricorda il loro primo incontro ufficiale: «L'appuntamento era segnato sul suo calendario ufficiale e c'era un fotografo del Vaticano a disposizione, il che significava che il Papa voleva che il nostro incontro fosse reso pubblico, un gesto che mi colpì profondamente, dato che all'epoca stavo subendo alcune proteste pubbliche dopo aver pubblicato un libro sui cattolici LGBTQ.
[…] Papa Francesco ha fatto di più per le persone LGBTQ di tutti i suoi predecessori messi insieme. […] Francesco ha rivoluzionato l'approccio della Chiesa alle persone LGBTQ. Ora, alcuni potrebbero deridere o dire, come spesso accade, "Non è abbastanza!". Ed è vero che alcune delle riforme auspicate da molte persone LGBTQ – la modifica del riferimento del Catechismo all'omosessualità come "disturbo" e persino l'approvazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso – non sono state attuate durante il pontificato di Francesco. Ma è importante considerare ciò che ha fatto, cosa che difficilmente si sarebbe potuta immaginare prima del suo insediamento.
Tanto per cominciare, Francesco è stato il primo papa in assoluto a usare pubblicamente la parola "gay". Le sue cinque parole più famose, "Chi sono io per giudicare?", si riferivano a una domanda che gli era stata posta sui preti gay. […] Nominò un uomo apertamente gay, il suo amico Juan Carlos Cruz, a una commissione pontificia. Disse ai genitori che avrebbero dovuto accogliere i loro figli gay. Incontrò regolarmente coloro che si occupano di persone LGBTQ, tra cui me, suor Jeannine Gramick e i suoi colleghi del New Ways Ministry. Scrisse lettere di benvenuto alle conferenze di Outreach per cattolici LGBTQ. Approvava la pubblicazione di "Fiducia Supplicans", un documento vaticano che permetteva ai sacerdoti di benedire i matrimoni tra persone dello stesso sesso in determinate circostanze, e resistette alle forti critiche di alcuni settori della Chiesa. E, forse la cosa più sorprendente e meno nota, era che incontrava regolarmente cattolici transgender e parlava loro con calore e accoglienza.
Tutti questi gesti, incontri e desideri di incontro erano di per sé una forma di "insegnamento". Come Gesù, Francesco ha insegnato non solo a parole, ma anche con i fatti. E i cattolici LGBTQ e le loro famiglie mi hanno ripetutamente ripetuto quanto questo cambiamento di approccio abbia significato. […] Nel corso degli anni, gli scambi di appunti (le sue risposte inviate come copie digitali di appunti scritti con la sua minuscola calligrafia, che a volte le sue segretarie trascrivevano) mi hanno aiutato enormemente nel mio ministero, perché mi incoraggiava in un ambito, ad esempio, ma mi consigliava un approccio più ponderato in un altro.
La sua enfasi è sempre stata sull'aspetto pastorale, non su quello ideologico o addirittura teologico, ed è sempre stato attento a garantire che il suo impegno per le persone LGBTQ non avrebbe rotto l'unità della Chiesa, un tema che ha ripetutamente sottolineato durante il sinodo. In una nota, mi ha detto di non voler optare per una sola strada, perché avrebbe provocato una "reazione a catena" in altri Paesi, rendendo l'opposizione alle persone LGBTQ in alcuni luoghi ancora più grave. "Preferisco procedere passo dopo passo", ha scritto in un'altra nota».
L’immagine fedele che ci restituisce padre Martin è quella di un Papa rivoluzionario, ma accorto, prudente nella sua azione che mira a sovvertire le norme morali in tema di omosessualità. Non si può ottenere tutto e subito, occorre procedere per piccoli passi. La vetta si conquista metro dopo metro.