Il Papa rimette la Chiesa in Cammino
Un forte invito alla missionarietà presso i non cristiani - compresi i tanti "non cristiani battezzati" - è uscito dall'incontro di Papa Francesco con il Cammino Neocatecumenale, che il Pontefice ha indicato come un esempio di annuncio del Vangelo con la testimonianza di vita prima ancora che con la Parola.
Il 6 marzo 2015 Papa Francesco ha incontrato il Cammino Neocatecumenale, che con i suoi tre milioni e mezzo di fedeli è il secondo più grande movimento ecclesiale cattolico dopo il Rinnovamento nello Spirito. L’udienza è stata occasione per un forte richiamo alla necessità della missione presso i «non cristiani» fra i quali, ha detto il Papa, oggi si contano anche tanti «“non cristiani” battezzati», vittima della «secolarizzazione».
Francesco ha ringraziato il Cammino per avere voluto, con una serie di gesti e anche con l’incontro del 6 marzo, «chiedere al Successore di Pietro di confermare la vostra chiamata, di sostenere la vostra missione, di benedire il vostro carisma. E io oggi confermo la vostra chiamata, sostengo la vostra missione e benedico il vostro carisma». Non lo faccio perché Kiko Argüello, il fondatore del Cammino, «mi ha pagato», ha scherzato – ma non troppo, se si considerano tante polemiche – il Papa. «No! – ha detto – Lo faccio perché voglio farlo. Andrete in nome di Cristo in tutto il mondo a portare il suo Vangelo: Cristo vi preceda, Cristo vi accompagni, Cristo porti a compimento quella salvezza di cui siete portatori!». E ha aggiunto: «Io dico sempre che il Cammino Neocatecumenale fa un grande bene nella Chiesa».
Tra le caratteristiche del Cammino il Pontefice ha insistito sulla missionarietà. Le famiglie del Cammino evangelizzano, e molte di loro partono in missione verso terre lontane. L’incontro con il Papa è stato definito da Kiko «un invio missionario». «E sono particolarmente contento – ha detto il Papa – che questa vostra missione si svolga grazie a famiglie cristiane che, riunite in una comunità, hanno la missione di dare i segni della fede che attirano gli uomini alla bellezza del Vangelo, secondo le parole di Cristo: “Amatevi come io vi ho amato; da questo amore conosceranno che siete miei discepoli” (cfr Gv 13,34), e “siate una cosa sola e il mondo crederà” (cfr Gv 17,21)».
Le comunità missionarie del Cammino Neocatecumenale, «chiamate dai Vescovi, sono formate da un presbitero e da quattro o cinque famiglie, con figli anche grandi, e costituiscono una “missio ad gentes”, con un mandato per evangelizzare i non cristiani». Ma chi sono oggi i «non cristiani»? «I non cristiani che non hanno mai sentito parlare di Gesù Cristo, e i tanti non cristiani che hanno dimenticato chi era Gesù Cristo, chi è Gesù Cristo: “non cristiani” battezzati, ma ai quali la secolarizzazione, la mondanità e tante altre cose hanno fatto dimenticare la fede. Svegliate quella fede!».
Certamente le missioni neocatecumenali annunciano il Vangelo «con la parola». Ma prima ancora lo fanno, e devono farlo, con la «testimonianza di vita» che manifesta «il cuore della rivelazione di Cristo: che Dio ama l’uomo fino a consegnarsi alla morte per lui e che è stato risuscitato dal Padre per darci la grazia di donare la nostra vita agli altri». Di missioni di questo genere «il mondo di oggi ha estremo bisogno. Quanta solitudine, quanta sofferenza, quanta lontananza da Dio in tante periferie dell’Europa e dell’America e in tante città dell’Asia! Quanto bisogno ha l’uomo di oggi, in ogni latitudine, di sentire che Dio lo ama e che l’amore è possibile». Dio non fa mai mancare questo messaggio. Ma comunità cristiane vive e coscienti del loro dovere missionario hanno il compito e la grazia di renderlo «visibile» a un’umanità che spesso ha perso perfino gli occhi per vedere.
«Voi – ha detto il Papa – avete ricevuto la forza di lasciare tutto e di partire per terre lontane grazie a un cammino di iniziazione cristiana, vissuto in piccole comunità, dove avete riscoperto le immense ricchezze del vostro Battesimo». In questo senso Papa Francesco afferma che «il Cammino Neocatecumenale è un vero dono della Provvidenza alla Chiesa dei nostri tempi». Questa affermazione, spiega, la fa in comunione e in continuità con i suoi Predecessori, soprattutto san Giovanni Paolo II che nella lettera «Ogniqualvolta» del 1990 aveva riconosciuto «il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valido per la società e per i tempi odierni». E «quanta gioia ci date con la vostra presenza e con la vostra attività!» aveva detto il beato Paolo VI nella prima udienza con il Cammino, l’8 maggio 1974. Francesco aggiunge che è stata «la Santa Vergine Maria» a «ispirare» il Cammino.
Il Cammino, ha ricordato Papa Francesco, poggia su «quelle tre dimensioni della Chiesa che sono la Parola, la Liturgia e la Comunità. Perciò l’ascolto obbediente e costante della Parola di Dio; la celebrazione eucaristica in piccole comunità dopo i primi vespri della domenica, la celebrazione delle lodi in famiglia nel giorno di domenica con tutti i figli e la condivisione della propria fede con altri fratelli sono all’origine dei tanti doni che il Signore ha elargito a voi, così come le numerose vocazioni al presbiterato e alla vita consacrata».
Allargando l’orizzonte alla Chiesa tutta, il Pontefice ha ricordato che «in diverse occasioni ho insistito sulla necessità che la Chiesa ha di passare da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria». Si tratta del cuore stesso del Magistero di Francesco: «Quante volte, nella Chiesa, abbiamo Gesù dentro e non lo lasciamo uscire… Quante volte! Questa è la cosa più importante da fare se non vogliamo che le acque ristagnino nella Chiesa». Il Cammino lo fa, cercando di spingersi «là dove la Chiesa non esiste o non è più in grado di raggiungere le persone». Dovrebbero farlo, nel modo loro proprio, anche tanti altri.