Il papa ricorda le guerre del mondo
La strage in Sri Lanka, ma anche le guerre in Siria, Yemen e Medio Oriente in generale. E poi il pensiero all'Africa e alle crisi in Ucraina orientale, Venezuela e Nicaragua. Così il papa ha ricordato i punti di maggiore tensione nel mondo, nel suo messaggio pasquale Urbi et orbi.
La notizia delle stragi in Sri Lanka ha inevitabilmente segnato le celebrazioni della Pasqua. Papa Francesco ha pregato per le vittime al termine della benedizione Urbi et orbi in piazza San Pietro, affermando di aver appreso con “tristezza e dolore” dei gravi attentati che “hanno portato lutto (…) in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo”. Un attacco coordinato che ha provocato oltre 200 morti e devastato alcuni degli edifici religiosi più cari alla comunità cattolica locale, come la chiesa dedicata a Sant’Antonio nella capitale singalese. Il cardinal Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha cancellato tutte le celebrazioni previste per la Pasqua ed ha chiesto al governo di punire senza pietà i responsabili della strage perché “solo gli animali possono comportarsi così”.
Papa Francesco ha invece parlato di “crudele violenza”, esprimendo “affettuosa vicinanza” alla “comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera”. Nel messaggio pasquale pronunciato dalla loggia della Basilica Vaticana, Bergoglio ha evidenziato come la festività odierna ci fa tenere a mente che “Cristo vive e rimane con noi (…) mostra la luce del suo volto di Risorto e non abbandona quanti sono nella prova, nel dolore e nel lutto”.
Partendo da questa riflessione, il pontefice ha menzionato diverse situazioni di conflitto ancora presenti in giro per il mondo. Per quanto riguarda la crisi siriana, Francesco ha auspicato una risoluzione politica nell’immediato affinchè possa essere favorito “il rientro sicuro degli sfollati, nonché di quanti si sono rifugiati nei Paesi limitrofi, specialmente in Libano e in Giordania”. Un pensiero particolare, poi, ai bambini yemeniti e l’auspicio che “la luce pasquale illumini tutti i governanti e i popoli del Medio Oriente, a cominciare da Israeliani e Palestinesi, e li sproni ad alleviare tante sofferenze e a perseguire un futuro di pace e di stabilità”.
Di fronte al rischio di un aggravarsi della situazione in Libia, il papa ha esortato “le parti interessate a scegliere il dialogo piuttosto che la sopraffazione, evitando che si riaprano le ferite di un decennio di conflitti ed instabilità politica”. Non è mancato, poi, un accenno all’Africa dove, ha affermato Bergoglio, “violenti estremismi (…) lasciano insicurezza, distruzione e morte, specialmente in Burkina Faso, Mali, Niger, Nigeria e Camerun”. Francesco ha auspicato che la Pasqua possa portare conforto anche alle popolazione dell’Ucraina orientale e del Venezuela, alle prese con conflitti e divisioni ancora aperte. Sul Nicaragua, invece, ha parlato di “sforzi che si stanno compiendo (…) per trovare al più presto una soluzione pacifica e negoziata”.
A preoccupare il papa anche “la corsa agli armamenti” e “la diffusione delle armi, specie nei Paesi economicamente più avanzati”. La parte finale del messaggio è stata dedicata a ripetere un concetto già più volte utilizzato in questi sei anni di pontificato: “Il Signore (…) faccia di noi dei costruttori di ponti, non di muri” ed apra i cuori alle necessità “di chi bussa alla nostra porta in cerca di pane, di un rifugio e del riconoscimento della sua dignità”. (Nico Spuntoni)