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PAPA FRANCESCO

Il Papa guarda alla Corea, frontiera della conversione

Ci sono buone possibilità che nel mese di agosto Papa Francesco compia un viaggio apostolico in Corea. Il Paese asiatico è uno straordinario esempio di evangelizzazione, con una popolazione cattolica decuplicata in mezzo secolo.

Esteri 23_01_2014
Chiesa coreana

Ci sono buone possibilità che nel mese di agosto Papa Francesco compia un viaggio apostolico in Corea, riportando così un Papa in Estremo Oriente a quasi vent'anni dall'ultimo viaggio di Giovanni Paolo II nelle Filippine. A confermarlo è stato ieri il portavoce della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dichiarando ai giornalisti: «È vero che il viaggio è allo studio, c'è un invito e l'occasione sarebbe un grande incontro di giovani previsto in Corea a metà agosto». Come pure ci sarebbe «allo studio» un altro viaggio con tappe nelle Filippine e nello Sri Lanka, «ma non quest'anno» ha precisato padre Lombardi.

Il grande incontro dei giovani a cui fa riferimento il portavoce vaticano è la sesta Giornata della gioventù dell'Asia che si terrà dal 10 al 17 agosto a Daejeon in Corea del Sud. All'appuntamento - che è organizzato dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell'Asia e segue lo schema delle Giornate mondiali della gioventù - sono attesi un migliaio di giovani da 29 Paesi. Ed è anche già noto il tema dell'appuntamento: «Giovani dell'Asia, svegliatevi! La gloria dei martiri risplende su di voi!».

Con un appello del genere non è difficile immaginare perché Papa Francesco stia accarezzando l'idea di essere presente. A suggerirgli di far rotta verso l'Asia non c'è certamente solo il fatto che questo continente negli ultimi anni sia rimasto fuori dagli itinerari dei viaggi papali. Per un gesuita - infatti -  l'Estremo Oriente è la frontiera della missione per eccellenza: la terra di Francesco Saverio e Matteo Ricci.  Bergoglio stesso ha raccontato di aver scritto da giovane all'allora padre generale Pedro Arrupe, chiedendo di essere destinato al Giappone; non fu esaudito solo perché i superiori ritenevano che la sua salute non glielo permettesse.

Andando in Corea Papa Francesco troverà una Chiesa che è figlia del primo annuncio di quei grandi missionari gesuiti, anche se in una maniera del tutto particolare. Il cristianesimo nella penisola arrivò infatti grazie ad alcuni intellettuali che lo avevano scoperto proprio attraverso il catechismo scritto in cinese da Matteo Ricci, portato in patria da un coreano inviato alla corte di Pechino. Furono loro - nel Settecento, tra mille rischi - a prendere i contatti con la Cina, dove sapevano che c'era una comunità cattolica che avrebbe potuto illuminarli su quella fede studiata attraverso un libro. Puntualmente poi i governanti di allora perseguitarono molto in fretta i due sacerdoti cinesi che erano stati inviati; così per ben 56 anni - dal 1779 al 1835 - questa giovanissima Chiesa poté sopravvivere solo grazie alla testimonianza di quei laici. Molti dei quali affrontarono anche il martirio (e infatti a Daejeon il Papa dovrebbe anche proclamare beati 124 martiri coreani, che andranno ad aggiungersi ad Andrea Kim e i suoi 102 compagni, già canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1984).

Questa - dunque - la storia gloriosa della Chiesa nella penisola; ma a colpire ancora di più è il presente del cristianesimo a Seul: nelle statistiche la Corea del Sud è il Paese dove gli ultimi decenni tutte le confessioni cristiane hanno fatto registrare numeri da record e non solo nelle conversioni. Per quel che riguarda la Chiesa cattolica li riassumeva in maniera molto efficace qualche mese fa il prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, il cardinale Fernando Filoni, durante la visita compiuta nella penisola: «Nel 1949 la popolazione cattolica in Corea si calcolava attorno all’1,1% con appena 81 sacerdoti e 46 parrocchie - ricapitolava -. Subito dopo il Concilio Vaticano II si era al 2,5%. A cinquant’anni da quell’evento oggi i cattolici sono il 10,3%, i sacerdoti oltre 4.600, i religiosi e le religiose oltre 10.000. E desidero manifestare anche tutto il mio apprezzamento per le centinaia di missionari presenti in circa 80 Paesi, attraverso cui questa Chiesa risponde generosamente all’anelito di evangelizzazione del mondo». La Conferenza episcopale coreana ha addirittura lanciato un programma chiamato Evangelization Twenty Twenty, con l'obiettivo ambizioso di raggiungere entro il 2020 quota 20% di cattolici.

Certo, si dirà che non contano solo i numeri (e infatti anche in Corea le contraddizioni non mancano; a partire da tante nuove periferie - anche esistenziali - che aspettano ancora di essere illuminate veramente dalla luce del Vangelo). Eppure l'immagine di questa Chiesa così dinamica e ansiosa di evangelizzare resta qualcosa di unico nel panorama del cattolicesimo di oggi. E se fosse proprio per questo che Papa Francesco  il Papa dell'Evangelii Gaudium - dopo le tappe «obbligate» di Rio de Janeiro e della Terra Santa, adesso sta pensando di andare proprio lì?