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IRAQ

Il mistero sulla morte presunta del Califfo

Il Califfo al-Baghdadi è stato ucciso in un bombardamento americano. Anzi no, è rimasto ferito in un bombardamento iracheno. Oppure, non è neppure stato ferito. Le notizie si sono rincorse per tutta la giornata di ieri ed è impossibile verificarle. Ma una cosa è certa: non ci si deve illudere. La guerra continua.

Esteri 11_11_2014
Il Califfo Al Baghdadi

Che il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi sia stato ucciso, come sostengono alcuni, o solo ferito, come sostiene il governo iracheno, in un bombardamento aereo effettuato sabato scorso, l’episodio rappresenta uno dei pochi elementi di rilievo della campagna militare condotta dalla Coalizione.

Il Ministero iracheno degli interni afferma che al-Baghdadi è stato ferito mentre egli si trovava ad un incontro coi suoi accoliti nella città di Qaim, nella provincia di Anbar, a 460 km da Mosul e successivamente trasferito in un ospedale siriano “a bordo di un'autoambulanza nera”. Gli iracheni negano che il leader jihadista sia stato colpito dalle bombe statunitensi, ma sostengono che l’attacco è stato effettuato dall’unità speciale Aquile, incursori che dipendono dal Mukhabarat, il servizio segreto militare che ha guidato i jet di Baghdad sul bersaglio, un asilo nido accanto alla scuola al Kindi, nel quartiere Saada.

Secondo il rapporto del Ministero degli Interni pubblicato sul sito panarabo d’informazione Elaph l’attacco delle forze di Baghdad avrebbe ucciso 40 membri dello stato maggiore dell’IS, emiri (comandanti) responsabili di unità militari e di diversi settori dell’ampio fronte bellico. Un tweet attribuito al ministro degli esteri iracheno, Ibrahim al-Jafaari ha invece annunciato la morte di al-Baghdadi, ma nel tardo pomeriggio di ieri il governo di Baghdad ha smentito tutto denunciando l’account Twitter come falso.

A completare la confusione contribuiscono anche fonti militari irachene che riferiscono invece che il leader dello Stato islamico è stato ferito vicino a Mosul mentre si trovava su un convoglio. Versione sostenuta anche dal Centcom (il comando statunitense in Medio Oriente, Nordafrica e Asia meridionale) dove il colonnello Patrick Ryder ha detto ieri di non poter confermare se al-Baghdadi si trovasse o meno in uno dei veicoli che componevano il convoglio bombardato, limitandosi a riferire che «aerei della coalizione hanno condotto una serie di raid contro quella che hanno valutato essere una riunione di leader dell’IS a Mosul».

Fonti vicine ad al-Baghdadi affermano che uno stretto collaboratore del Califfo, Abdur Rahman al-Athay, detto anche Abu Sajar, è stato ucciso nei bombardamenti. Qualche conferma (tutta da verificare) che al-Baghdadi è stato colpito giunge dai messaggi di auguri di pronta guarigione apparsi su Twitter e attribuiti al portavoce del Califfato, Mohammed al-Adnani. Altri messaggi accusano invece i servizi segreti giordani di aver diffuso la falsa notizia del ferimento del Califfo. Divisi anche i grandi media arabi: l’emiratina al-Arabya afferma che al-Baghdadi è ferito, la qatariota al-Jazeera lo nega.

Negli ultimi tempi però diversi emiri di al-Baghdadi sono stati uccisi, a conferma che, se non gli americani, almeno gli iracheni hanno migliorato la raccolta di informazioni d’intelligence grazie probabilmente a spie infiltrate nei territori occupati dal Califfato. La Tv irachena ha dato notizia dell'uccisione di un altro dirigente dell'IS che sarebbe molto vicino al suo leader, Abu Huthaifa al-Yamani, deceduto in un bombardamento iracheno su Falluja mentre il ministro della Difesa iracheno, Khaled al Obeidi, ha riferito che nell'incursione in cui è rimasto ferito al-Baghdadi sarebbe stato ucciso il suo braccio destro, Abu Muslim Turkmen. Altri 4 leader dello Stato Islamico sono stati uccisi nella provincia di Diyala dalle forze aeree di Baghdad, secondo quanto annunciato dal Ministero iracheno della Difesa citato dall'agenzia ufficiale Nina.

Successi senza dubbio importanti, ma circa i quali è meglio non farsi illusioni. Già in passato l’uccisione di esponenti di spicco di Al Qaeda (incluso lo stesso Musayb al Zarqawi, predecessore giordano di al-Baghdadi alla testa dei jihadisti in Iraq) non ha certo fermato miliziani e terroristi.

Neppure l’uccisione di Osama bin Laden ha fermato Al Qaeda così come l’eventuale uscita di scena di al-Baghdadi vedrebbe la nomina a Califfo di uno dei membri del suo staff ristretto. Tra questi spiccano diversi ex comandanti dell’esercito di Saddam Hussein: il generale Abu Muslim al-Turkmani dato ieri per morto, il generale Abu Ali al-Anbari e il colonnello e attuale “ministro della Difesa” del Califfato Adnan al-Sweidawi.

Anche la gran parte dei 24 governatori delle province, amministrate dal Califfato in Iraq e Siria, sono ex generali e colonnelli di Saddam come Azhar al-Obeidi a Tikrit e Ahmed Abdul Rashid a Mosul. Uomini forse di scarso spessore religioso, ma certamente in grado di continuare con perizia la guerra.