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DELITTO DI FERRARA

Il lembo di inferno e l'educazione da ricominciare"

Delitto di Ferrara. La drammatica lettera dell'Arcivescovo alla comunità: "Quello che è accaduto fra di noi è l’irruzione di una mentalità diabolica che ci ha messo davanti a un lembo di inferno. Riprendiamoci lo spazio del cammino educativo per non lasciare soli i giovani senza regole nè ideali". 

Editoriali 14_01_2017

Pubblichiamo il messaggio inviato dalla vescovo di Ferrara-Comacchio a seguito del duplice omicidio di Ferrara in cui hanno trovato la morte i coniugi Salvatore e Nunzia di Gianni, uccisi nel sonno dal figlio 17enne e dall'amico. La riflessione di Negri tocca il punto centrale dell'esperienza del male e della lontananza d Dio: la mancanza di educazione. 

Carissimi figli e figlie della chiesa particolare di Ferrara-Comacchio
mentre vi scrivo questo messaggio debbo confessarvi che, per la prima volta nella mia lunga vita, avverto un dolore e un disagio talmente profondi da farmi toccare con mano quanto solo la fede possa impedire la disperazione. Quello che è accaduto fra di noi, nello spazio della convivenza civile dei nostri paesi di provincia, è l’irruzione incredibile di una mentalità talmente diabolica da distrugge qualsiasi sentimento di umanità e di amore.

Ciò che è stato premeditato e perpetrato in maniera impietosa ci mette davanti un lembo innegabile di inferno, ovvero la perdita totale del senso della dignità umana e dei valori fondamentali su cui può essere costruita la vita personale e quindi la vita dell’intera società.

Ci si sente inermi e impotenti di fronte ad una così cruda realtà, all’irruzione così violenta del male che può ghermire le menti dei giovani e farli diventare assassini. Lasciatemi dire anche, però, soprattutto ai genitori, quello che ho più di una volta ripetuto: non è più tempo per trascurare la nostra responsabilità educativa, non possiamo lasciare che i giovani crescano senza nessuna regola, senza nessun ideale, convivendo con i genitori esclusivamente sulla base di interessi e di problemi materiali. 

La famiglia e la Chiesa, così gravemente colpite da quello che è accaduto, devono riprendersi. Non posso negare infatti che questi ragazzi, poco o tanto, hanno frequentato le nostre attività parrocchiali e partecipato, almeno sporadicamente, a qualche momento formativo. Evidentemente dobbiamo fare tutti molto di più e molto meglio. Non lasciamo da soli i giovani, perché possono diventare facile preda di una mentalità assolutamente disumana e anticristiana.

Riprendiamo, o ricominciamo, il cammino educativo. Aiutiamoci reciprocamente, famiglia, società e Chiesa, a non perdere il passo con i nostri giovani, facendo loro quelle proposte alte di vita nuova che sole costituiscono l’unico vero antidoto all’egoismo dissennato che rende gli uomini schiavi di una mentalità consumistica e quindi violenta.

Sono vicino a tutti i nostri fratelli e sorelle della comunità di Pontelangorino; vorrei essere con loro nella manifestazione programmata per sabato ma, nell’eventualità che non possa essere presente, vi invito a leggere e a meditare questo messaggio che estendo a tutta la mia amata Arcidiocesi, perché ciò che è accaduto riguarda tutta la Diocesi, ed è una ferita inferta al suo cuore. Per questo la invito a non perdere la coscienza della sua identità e della sua responsabilità educativa.

Dolorosamente, come non mi è mai accaduto prima, vi impartisco di cuore la mia benedizione, chiedendo - soprattutto alla Madonna delle Grazie - che trasformi la disperazione in un dolore utile per il bene di tutta la comunità ecclesiale e civile. 

*Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa