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FRATELLI D'ITALIA STAMPELLA

Il governo del cambiamento è già del trasformismo

I rumors che vorrebbero FdI in marcia di avvicinamento verso l’esecutivo, anche per garantire al Senato, i voti necessari per assicurare al governo Conte una navigazione tranquilla. Il governo del cambiamento sta diventando il governo del trasformismo, con maggioranze variabili che finiscono per rafforzare Salvini.

Politica 17_11_2018

Crescono le fibrillazioni dentro il governo e sempre più spesso Lega e Cinque Stelle litigano su questioni decisive per il presente e il futuro del Paese. Anche quando i provvedimenti passano, le lacerazioni nella maggioranza appaiono evidenti, soprattutto quelle nelle file pentastellate. Di qui i rumors che vorrebbero Fratelli d’Italia in marcia di avvicinamento verso l’esecutivo, anche per garantire, soprattutto al Senato, i voti necessari per assicurare al governo Conte una navigazione tranquilla.

Le prove tecniche di inciucio tra le forze di governo e una parte del centrodestra ufficialmente all’opposizione si sono avute sul decreto Genova, approvato definitivamente in Senato due giorni fa. Finalmente inizieranno i lavori per abbattere quello che resta del Ponte Morandi e per ricostruire il collegamento che da tre mesi paralizza il capoluogo ligure. E questa è certamente una bella notizia. Ma l’iter politico che ha condotto a questo traguardo è risultato alquanto farraginoso e ha confermato che la coesione e la condivisione tra i partiti di maggioranza sono molto precarie e che a dominare i rapporti tra Lega e Cinque Stelle sono il reciproco sospetto e i molteplici tentativi di ciascuno dei due alleati di portare acqua al proprio mulino, lasciando in secondo piano i veri interessi del Paese.

Il decreto Genova è stato approvato in via definitiva dal Senato con 167 voti favorevoli, 49 contrari e 53 astensioni. Il provvedimento era passato alla Camera il primo novembre scorso. Il voto di giovedì sul decreto Genova, che portava “in pancia” anche la questione del condono per le case abusive a Ischia, ha fatto emergere ancora più nitidamente le divisioni fra i grillini. Il Senato ha reintrodotto il condono edilizio a Ischia, respingendo l’emendamento all’articolo 25, presentato da Forza Italia e approvato in commissione al Senato nei giorni scorsi, con una cocente bocciatura per la maggioranza. Alla fine si è tornati di fatto al testo iniziale dell’articolo, per cui restano il riferimento e l’applicazione della legge sul condono dell’85 (la n.47) per le istanze pendenti su immobili danneggiati dal sisma di un anno fa.

A favore del decreto Genova, insieme a Lega, M5S e ai senatori del gruppo misto che già avevano votato la fiducia al governo, hanno votato anche i sette senatori di Fratelli d’Italia. E con loro avrebbero votato a favore anche alcuni senatori di Forza Italia, autosospesi dal partito, che fanno capo a Luigi Cesaro, l’ex sindaco proprio di Ischia. Insomma, il governo ha ottenuto la maggioranza e il ministro Toninelli ha potuto alzare il pugno chiuso in segno di vittoria, con il gesto plateale di cui si è tanto parlato, ma solo grazie ai voti decisivi del partito della Meloni e a quelli dei senatori campani di Forza Italia.

Il governo del cambiamento sta dunque diventando il governo del trasformismo, con maggioranze variabili che agitano ancora di più le acque dentro i Cinque Stelle e finiscono per rafforzare Matteo Salvini.

Luigi Di Maio, sempre più in difficoltà, ha riunito ministri e capigruppo M5S per valutare le sanzioni contro i senatori “ribelli” Nugnes e De Falco, che già non avevano votato il decreto Salvini e che hanno provocato il passo falso del governo, battuto in commissione al Senato sul condono a Ischia contenuto nel decreto.

I mugugni tra i pentastellati non accennano dunque a placarsi. In aula dieci senatori M5S hanno deciso di non partecipare al voto che ripristinava il testo uscito dalla Camera sul condono: oltre a Paola Nugnes, non hanno votato neppure altri nove. Tra le preoccupazioni che emergono tra i Cinque Stelle più allineati, c’è la paura di regalare a Salvini il pretesto dei numeri risicati al Senato per aprire ai Fratelli d’Italia la strada della maggioranza.  E tra i leghisti c’è già chi fa i conti dei parlamentari che, in caso di scissione nei Cinque Stelle, rimarrebbero con Luigi Di Maio. Stando al governo, i pentastellati perdono voti (un punto percentuale ogni mese, dicono i sondaggi). Ecco perché Beppe Grillo, Roberto Fico e Alessandro Di Battista vorrebbero tornare a presidiare l’area di sinistra dell’elettorato, che si sente trascurata e delusa dalle scelte filo-leghiste di Di Maio. Matteo Salvini non farebbe dunque i salti di gioia se il collega vicepremier si indebolisse troppo, perché a quel punto, per restare in sella, avrebbe bisogno dei voti di Fratelli d’Italia e Forza Italia. E c’è da scommettere che Silvio Berlusconi glieli “venderebbe” a caro prezzo.