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IL CASO

Il gender non esiste? Date un'occhiata qui

Orami lo abbiamo imparato. L'ideologia di genere sostiene che il sesso – la parte biologica della sessualità umana – e il genere – la parte non biologica – non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro. Mentre il sesso è biologico, innato, il genere è socialmente costruito; in altri termini, il genere è solo uno stereotipo. Ma è solo un inganno.

Editoriali 03_07_2015
L'ultimo inganno del pensiero gender: il gender non esiste?

I lettori della Nuova Bussola Quotidiana lo sanno. L'ideologia di genere sostiene che il sesso – la parte biologica della sessualità umana – e il genere – la parte non biologica – non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro. Mentre il sesso è biologico, innato, il genere è socialmente costruito; in altri termini, il genere è solo uno stereotipo. Questo stereotipo va eliminato perché crea discriminazioni. Ora, sui media, persone colte e ben informate (al confronto delle quali Dan Brown è un dilettante...) ci dicono che questa ideologia è un’invenzione del Vaticano. Non sarebbe altro che una versione brutta e cattiva della “teoria del gender”, altrimenti detta gender studies, studi di genere. La quale teoria è, invece, una cosa complicata (astenersi ignoranti), seria, elevata, accademica. Una teoria culturale e antropologica raffinatissima, che nulla ha a che vedere con la rozza caricatura fabbricata dal Vaticano per aizzare il popolo contro questo innovativo parto delle migliori menti del genere umano, che aprirà nuovi orizzonti di felicità e pace. Le solite magnifiche sorti e progressive, insomma.

Vogliamo dare un'occhiata a questa meraviglia accademica? Vogliamo paragonare la sua eterea levità con la greve grettezza del parto vaticano? Simone de Beauvoir (1908 – 1986), filosofa francese: «Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo: è l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna» (Il secondo sesso, 1949)

Shulamite Firestone (1945 – vivente), femminista canadese: «[...] l'obiettivo finale della rivoluzione femminista deve essere, a differenza di quella del primo movimento femminista, non solo l'eliminazione del privilegio maschile, ma della stessa distinzione dei sessi: le differenze genitali tra gli esseri umani non avranno più alcuna importanza culturale» (La dialettica dei sessi, 1970). (Ti)Grace Atkinson (1938 – vivente), femminista statunitense: «Il femminismo è la teoria; lesbismo è la pratica». Anne Koedt (1941 – vivente), femminista statunitense: «[...] lo stabilimento dell'orgasmo clitorideo come fatto minaccerebbe l'istituzione eterosessuale. Esso indicherebbe infatti che il piacere sessuale si può ottenere sia da un uomo che da un'altra donna, facendo così dell'eterosessualità non un assoluto ma un'opzione» (Il mito dell'orgasmo vaginale, 1941). Monique Wittig (1935 – 2003), femminista francese: «[...] quando la classe degli uomini sarà scomparsa, anche le donne in quanto classe scompariranno a loro volta, perché non ci sono schiavi senza padroni» (Donna non si nasce, 1981). Gayle Rubin (1949 – vivente), antropologa statunitense: «Il genere è una divisione tra i sessi imposta socialmente» (Lo scambio delle donne. Note sulla "economia politica" del sesso, 1974). Judith Butler (1956 – vivente), filosofa statunitense:  «Quando lo status costruito del genere viene teorizzato come del tutto indipendente dal sesso, il genere stesso diviene un artificio fluttuante, con la conseguenza che uomo e maschio possono designare tanto un corpo femminile quanto uno maschile, e donna e femmina tanto un corpo maschile quanto uno femminile» (Scambi di genere. Identità, sesso e desiderio, Sansoni, 2004).

Ognuno può rendersi conto personalmente di quale sia la distanza tra la “ideologia di genere” partorita dal Vaticano e la “teoria del gender” o gli “studi di genere”, di quale sia la versione rozza e caricaturale. Ma le nostre riflessioni possono fare un ulteriore passo in avanti. L'ideologia di genere – esattamente come ogni ideologia – richiede per se stessa rispetto nella stessa misura in cui deride i suoi avversari. Va apprezzato, ci dicono, lo sforzo di chi dedica stoicamente e asceticamente la sua vita a una causa, per sbagliata che sia. Pensiamo solo alle figure di Marco Pannella ed Emma Bonino, stimate e rispettate anche dagli avversari perché, a costo di sacrifici personali, hanno perseguito con tenacia e coerenza (questa è la parola magica) i loro obiettivo. Gli ideologi sarebbero figure paragonabili a quelle dei santi, anzi: sono dei santi laici. Anche gli ideologi (le ideologhe) di genere meritano tale rispetto, perché si dedicano con impegno e passione ad approfondire una complicatissima teoria per il bene dell'umanità, o almeno per quello che essi ritengono sia il bene dell'umanità.

Volete sapere una cosa curiosa? Tutte le autrici citate qua sopra hanno difficoltà personali con il ruolo di genere femminile, tutte hanno tendenze omosessuali (tranne De Beauvoir, che ne aveva di bisessuali). Il dubbio è quindi che abbiano inventato la teoria del genere non per disinteressati ed elevati motivi scientifici, ma per banalissimi motivi personali. Accade spesso che i più accaniti rivoluzionari abbiano un motivo personale per odiare l'ordine naturale. La Rivoluzione può essere anche un fenomeno psicologico: il disprezzo, il desiderio di distruggere una norma che non si riesce (o si fa fatica) a seguire. Si tratta di un meccanismo psicologico descritto, circa duemila anni fa, da Fedro, nella favola intitolata La volpe e l'uva: spinta dalla fame una volpe tentava di cogliere, saltando con tutte le sue forze, l'uva su un'alta pergola. Come si avvide di non poterla raggiungere mentre si allontanava commentò: «Non è ancora matura, non voglio raccoglierla acerba». Coloro che svalutano a parole quanto non sono in grado di fare devono applicare a se stessi questo esempio.

Altro che disinteressato amore per la scienza e per il progresso dell'umanità: il banale risentimento potrebbe essere l'origine di tutto questo can can. Ora, considerato tutto questo, come valutare affermazioni del genere «Altra bufala al centro di questa manifestazione è il complotto gender completamente inventato nelle stanze vaticane perché non fa parte né della cultura né delle piattaforme del movimento Lgbt e per lo più non si capisce nemmeno cosa voglia dire. Ricorda peraltro il "complotto demplutogiudaicomassonico" di fascistissima memoria che fu agitato contro la comunità ebraica e fu alla base delle persecuzioni nazifasciste» (clicca qui)?