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IL VIAGGIO IN GEORGIA

Il gender è una guerra mondiale Parola di Papa

Il Papa in Georgia usa parole durissime contro la dittatura gender: «Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Siamo travolti dai problemi mondiali e dalle nuove visioni della sessualità come la teoria del gender». Poi sul divorzio: «Così si sporca l'immagine di Dio. A pagare sono Dio e i bambini che soffrono per la separazione dei genitori». 

Ecclesia 02_10_2016
Il Papa ieri in Georgia

«Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio». E' questa la frase che rimbomba dalla giornata di ieri del viaggio papale in Georgia e Azerbajan. L'ha pronunciata Papa Francesco rispondendo alle sollecitazioni proposte da Irina, una giovane mamma intervenuta durante l'incontro con religiosi, religiose e seminaristi nella chiesa dell'Assunta di Tiblisi. L'ultima giornata georgiana di papa Bergoglio, iniziata con la S.Messa presso lo Stadio M. Meskhi, era proseguita con l'incontro nella chiesa dell'Annunziata, quindi quello con gli assistiti e con gli operatori nel Centro di Assistenza dei Camilliani, infine si è conclusa con la visita alla Cattedrale Patriarcale di Svetitskhoveli di Mtskheta. Oggi il viaggio prosegue e si conclude in Azerbajan.

IL GENDER E' UNA COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA

«Assieme alle famiglie ortodosse - ha indicato la giovane mamma nel suo intervento a Tiblisi - incominciamo ad essere travolti dai problemi mondiali, quali la globalizzazione che non tiene conto dei valori locali, le nuove visioni della sessualità come la teoria del gender, e l’emarginazione della visione cristiana della vita, in particolare della nostra scelta di educare come cattolici i nostri figli». Inoltre, la giovane Irina ha ricordato l'importanza per le famiglie di «riscoprire la propria realtà sacramentale».

Rispondendo a questo intervento Papa Francesco ha fatto deflagrare un giudizio chiaro: «Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche». In effetti si tratta di un concetto che il pontefice ha già espresso in altre occasioni, e che troppe volte è stato stranamente silenziato da media, invece, particolarmente solleciti nel riportare altri gesti e altre parole di papa Bergoglio. Questa volta il messaggio è arrivato forte e chiaro e nessuno potrà far finta di non averlo sentito, dentro e fuori i Sacri Palazzi. 

LA PIAGA DEL DIVORZIO

Nella risposta alla giovane Irina il Papa ha indicato che «il matrimonio è la cosa più bella che Dio ha creato. La Bibbia ci dice che Dio ha creato l’uomo e la donna, li ha creati a sua immagine (cfr Gen 1,27). Cioè, l’uomo e la donna che diventano una sola carne sono immagine di Dio.»

«Irina, tu sai chi paga le spese del divorzio?», ha proseguito il Papa rivolgendosi direttamente alla giovane donna. «Due persone, pagano. Chi paga? [Irina risponde: tutti e due] Tutti e due? Di più! Paga Dio, perché quando si divide “una sola carne”, si sporca l’immagine di Dio. E pagano i bambini, i figli. Voi non sapete, cari fratelli e sorelle, voi non sapete quanto soffrono i bambini, i figli piccoli, quando vedono le liti e la separazione dei genitori! Si deve fare di tutto per salvare il matrimonio». 

LA MANCATA PARTECIPAZIONE ALLA MESSA DEGLI ORTODOSSI

Un altro grande tema della tappa del viaggio apostolico in Georgia, oltre alla questione della pace e dei rapporti tra le varie anime della regione caucasica, era quello delle controverse relazioni ecumeniche con la chiesa ortodossa georgiana. La giornata si era aperta ieri con la celebrazione della S.Messa del Papa dove, come era previsto dal programma, avrebbe dovuto presenziare anche una delegazione di ortodossi georgiani; per la prima volta nella storia avrebbero preso parte a una messa cattolica. Ma così non è stato. In una dichiarazione rilasciata appena prima dell'arrivo di Papa Francesco il Patriarcato sottolineava che la messa allo Stadio non poteva essere considerata “proselitismo”, accusa spesso lanciata dagli ortodossi georgiani ai cattolici, ma «i fedeli ortodossi non partecipano alla celebrazione».

La situazione quindi, a parte le dichiarazioni pubbliche del Papa e del Patriarca, rimane complessa. In questo contesto Papa Francesco, seduto a fianco del Patriarca Ilia II nell’antica cattedrale ortodossa di Svetyskhoveli a Tbilisi, ha ricordato che «nonostante i nostri limiti e al di là di ogni successiva distinzione storica e culturale, siamo chiamati a essere “uno in Cristo Gesù” e a non mettere al primo posto le disarmonie e le divisioni tra i battezzati, perché davvero è molto più ciò che ci unisce di ciò che ci divide».

IL PROSELITISMO E L'ECUMENISMO CON GLI ORTODOSSI

Sulla delicata questione dell'ecumenismo con gli ortodossi georgiani, Papa Francesco ha dato una chiave di lettura rispondendo ad una delle testimonianze rivoltegli nella chiesa dell'Assunta. 

«Mai litigare!», ha detto il Papa ad un seminarista che gli aveva posto il problema dell'ecumenismo. «Lasciamo che i teologi studino le cose astratte della teologia. Ma che cosa devo fare io con un amico, un vicino, una persona ortodossa? Essere aperto, essere amico. “Ma devo fare forza per convertirlo?”. C’è un grosso peccato contro l’ecumenismo: il proselitismo. Mai si deve fare proselitismo con gli ortodossi! Sono fratelli e sorelle nostri, discepoli di Gesù Cristo. Per situazioni storiche tanto complesse siamo diventati così. Sia loro sia noi crediamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, crediamo nella Santa Madre di Dio.

“E cosa devo fare?”. Non condannare, no, non posso. Amicizia, camminare insieme, pregare gli uni per gli altri. Pregare e fare opere di carità insieme, quando si può. E’ questo l’ecumenismo. Ma mai condannare un fratello o una sorella, mai non salutarla perché è ortodossa». 

«INSHALLAH»

 

Infine un curioso particolare emerso ieri, ma che si riferisce a venerdì sera, quando il Papa ha incontrato la comunità assiro-caldea residente in Georgia  nella chiesa di San Simone Bar Sabbae. Secondo fonti ufficiali del Patriarcato caldeo comunicate all'Agenzia Fides, il Primate della Chiesa Caldea, Louis Raphael I Sako, conosciuto come il patriarca dei cristiani perseguitati in Iraq, si è sentito rispondere dal Papa “Inshallah”, espressione araba per dire “se Dio vuole”, dopo aver chiesto al Vescovo di Roma di poter presto visitare la martoriata terra irachena.