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ECONOMIA

Il fardello dei servizi (così poco) pubblici

Le tariffe dei servizi pubblici crescono molto più dell'inflazione, soprattutto quelle amministrate dai comuni. Tutta colpa delle mancate liberalizzazioni.

Attualità 26_01_2011
trasporti pubblici

Uno dei maggiori problemi dell’attuale momento dell'economia italiana è quello della scarsa crescita. Sia negli anni precedenti la crisi, sia in questi ultimi mesi superata la caduta del 2009, i ritmi di sviluppo sono stati particolarmente bassi, nettamente inferiori a quelli degli altri grandi paesi europei. L’Italia ha grandi risorse, ma appare appesantita nella propria competitività dall’eccesso di regole, dall’incidenza dei settori protetti, dalla scarso livello di concorrenza nei servizi.

Una dimostrazione di quest’ultimo problema è venuta nei giorni scorsi da un’analisi dell’Ufficio studi degli artigiani di Mestre, particolarmente attivo nel mettere a fuoco gli aspetti più significativi della realtà italiana. Esaminando l’andamento delle tariffe dei principali servizi pubblici (vedi tabella in fondo) nel primo decennio degli anni Duemila è emerso come tutti i servizi, tranne la telefonia, abbiano avuto rincari superiori anche fortemente all’inflazione. Spiccano i settori controllati direttamente dalle municipalizzate, come l’acqua e i rifiuti, e quelli che hanno tariffe amministrate, come le ferrovie, le autostrade e i taxi. L’energia elettrica ha avuto aumenti in linea con l’inflazione, pur scontando la forte crescita dei prodotti petroliferi, mentre più rilevanti sono stati gli aumenti per gas e trasporti urbani.

“Le tariffe amministrate dai Comuni
– ha commentato Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – sono quelle che hanno subito le impennate più consistenti. Purtroppo, a fronte degli aumenti delle bollette dell’acqua o dell’asporto rifiuti, non è seguito un corrispondente aumento della qualità del servizio offerto ai cittadini. Anzi, in molte parti del Paese è addirittura peggiorato. Il ritocco all’insù delle tariffe è servito agli Enti locali per far cassa, compensando, solo in parte, il taglio dei trasferimenti imposti in questi ultimi anni dallo Stato centrale”.

Ecco il risultato più evidente degli effetti negativi delle mancate liberalizzazioni. Le municipalizzate sono state e restano uno dei tanti baluardi dello statalismo, della presenza di un’economia protetta utilizzata più per occupare seggiole e poltrone che per fornire servizi economici ed efficienti.

La telefonia è in fondo l’unico settore ampiamente liberalizzato, controllato totalmente da società private, gestito con regole e controlli che garantiscono la concorrenza e lo sviluppo tecnologico. Sarà un caso, ma in questo settore le tariffe sono addirittura diminuite.


Ecco allora la necessità di una politica dei servizi pubblici che faccia funzionare il mercato, che introduca elementi di efficienza e di concorrenza, che metta al primo posto i consumatori e le imprese.

Var. % 2010/2000 delle principali tariffe dei servizi pubblici

Acqua potabile                    +55,3

Raccolta rifiuti                     +54,0

Trasporti ferroviari               +43,9

Pedaggi autostradali            +38,5

Taxi                                   +35,4

Gas                                    +33,2

Trasporti urbani                   +31,4

Servizi postali                      +29,3

Energia elettrica                   +24,3

Servizi di telefonia                -11,7

Inflazione                           +23,9

(Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Istat)