Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Lorenzo da Brindisi a cura di Ermes Dovico

LA CHIESA FERITA

Il dolore di Bagnasco per il caso di Genova

-

Attualità 16_05_2011

«Sgomento, vergogna e totale disapprovazione se le accuse dovessero dimostrarsi vere». Sono queste le parole pronunciate ieri dall’arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, a proposito dell’arresto venerdì sera di don Riccardo Seppia, parroco della chiesa di Santo Spirito di Sestri Ponente, accusato di pedofilia e cessione di droga.

L’arcivescovo che ieri sera ha celebrato la Messa nella parrocchia della cittadina ligure ha detto nell’omelia: «Non è soltanto questa comunità ad essere ferita ma tutta la chiesa di Genova: ribadisco la mia fiducia nella magistratura». «Questa santa messa – ha poi proseguito - è per voi e per le vostre famiglie e per chi è stato eventualmente colpito, affinché la ferita dello scandalo sia sanata».

La curia genovese che ha sospeso immediatamente il sacerdote aveva già diffuso un comunicato per esprimere «sconcerto e dolore per la gravità dell’accaduto» e per manifestare «piena fiducia nell’operato della magistratura, fraterna vicinanza alle eventuali vittime e ai familiari, rinnovata solidarietà alla comunità cristiana così dolorosamente provata».
Un duro colpo per l’arcivescovo di Genova che oggi sarà ricevuto dal Papa in vista dell’assemblea Cei.

Don Riccardo Seppia è accusato di abusi sessuali su un ragazzino che frequentava la parrocchia, un sedicenne con una lieve disabilità mentale e di cessione di cocaina. Molti ora dicono di aver nutrito sospetti sulla condotta del cinquantenne sacerdote. E l’inchiesta potrebbe allargarsi. Per ora gli indagati sono tre, fra questi un ex seminarista quarantenne al quale sarebbe contestata la prostituzione minorile: l’uomo avrebbe scambiato con don Riccardo messaggini molto espliciti su incontri sessuali con ragazzi.

Gli altri finiti sotto inchiesta sono un commerciante trentenne del quartiere di Sestri Ponente e un milanese. Al vaglio degli inquirenti ci sono intercettazioni telefoniche e un traffico di messaggini imbarazzanti, descrizioni di incontri, con un linguaggio che gli investigatori definiscono «irripetibile». Nell’ordinanza sono elencati anche gli inviti del sacerdote ad alcuni ragazzi: «Vieni, per te c’è il solito regalino». Il regalino era cocaina - secondo l’accusa - che don Riccardo si procurava a Milano, frequentando palestre e saune e con la quale pagava prestazioni sessuali nel suo appartamento adiacente alla parrocchia.

Secondo gli investigatori don Riccardo era «un pendolare del sesso e della droga». E un suo vecchio parroco, a Recco, ha ribadito che già trent’anni fa aveva avvertito la Curia. Peraltro di recente don Riccardo avrebbe chiesto anche aiuti economici ad altri religiosi e a qualcuno avrebbe addirittura confessato i suoi incontri con ragazzini.

Almeno quattro nuclei familiari con adolescenti sono già stati ascoltati dai carabinieri come testimoni. Quella che i Nas stanno cercando di ricostruire è una rete di prostituzione, anche minorile, e di cocaina.

Don Riccardo è ora in isolamento nel carcere di Marassi, divide la cella con un altro detenuto accusato di reati su minori. Ha trascorso una prima notte «abbastanza tranquilla», ha detto il direttore del penitenziario, ma è controllato a vista perché si temono episodi di autolesionismo. Oggi sarà visitato da uno psicologo, mentre il suo avvocato, Paolo Bonanni, sarà ascoltato dal magistrato.