Il degrado della Francia previsto da Leone XIII
Nel 1884 papa Pecci pubblicava la Nobilissima Gallorum gens, enciclica in cui richiamava i meriti della “Figlia primogenita della Chiesa”, denunciando allo stesso tempo il degrado in atto, frutto del «veleno di nuove opinioni».
Quando Leone XIII pubblicò, nel 1884, l’enciclica Nobilissima Gallorum gens, non poteva prevedere nel dettaglio quanto successo alle Olimpiadi di Parigi 2024. Riuscì comunque benissimo ad anticipare il possibile (allora) e reale (adesso) degrado di una nazione. Perché alle Olimpiadi di questo si è trattato, della messa in scena di un crollo di civiltà.
Nell’enciclica, Leone XIII ricorda come la Francia fosse chiamata “Figlia primogenita della Chiesa”, come fosse considerata strumento della stessa Provvidenza divina e come sia divenuta proverbiale nei secoli l’espressione “Dio compie le sue imprese attraverso i francesi”. L’inizio dell’enciclica è toccante, se confrontato con la disperante situazione odierna: «La nobilissima nazione dei francesi, in molte e splendide imprese di pace e di guerra, si segnalò verso la Chiesa cattolica con una tanto singolare ricchezza di meriti, che ne durerà eterna la riconoscenza, immortale la gloria».
Purtroppo – continua – arrivò il «veleno di nuove opinioni» ed «essendo il mortifero veleno delle dottrine penetrato anche nei costumi degli uomini, l’umana società in gran parte giunse passo passo a tal punto, che sembra voler del tutto allontanarsi dai cristiani insegnamenti». Il degrado religioso va di pari passo con quello civile al punto che «per quanto appaia mirabile di potenza e fiorente di ricchezza, porta tuttavia chiuso nelle stesse viscere della repubblica il germe della sua morte, né può avere speranza di lungo stato».
L’attuale declino della Francia, sommersa dai problemi da essa stessa generati, non si limita solo alla blasfema parodia del sacro esibita alle Olimpiadi, però quella parodia ne esprime simbolicamente lo stato mortifero. E a questa parodia del sacro sembra accennare Leone XIII quando nell’enciclica fa riferimento alla «procace licenza di molti» che «mise a soqquadro l’inorridita Francia, travolgendo in una medesima rovina le cose religiose e civili».
Stefano Fontana