Il coronavirus è un'epidemia grazie al Partito Comunista Cinese
Xi Jinping e tutti i funzionari di Partito in Cina hanno tenuto nascosto il coronavirus fino all'ultimo. Quando hanno diffuso l'allarme era già un'epidemia in tutto il Paese. Su quante altre cose ci stanno mentendo i funzionari comunisti cinesi? Un'analisi di Steven Mosher su Life Site News
Incontrando il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, martedì, il presidente Xi Jinping ha dato il meglio di sé pretendendo che l’epidemia mortale di coronavirus, attualmente in corso in Cina, sia sotto controllo. “Sto dominando” la situazione dall’inizio, ha detto. Il suo governo “rilascerà informazioni sul virus il prima possibile”, perché “l’epidemia è un diavolo e non possiamo permettere che questo demone si nasconda”. Ascoltando Xi, non si sa se ridere o piangere.
La verità è che il Partito Comunista sta giocando a “nascondere il diavolo” da due mesi a questa parte. Per settimane, dopo che i primi casi di coronavirus erano stati segnalati, hanno preteso che non esistesse. Poi hanno detto che il coronavirus si fosse originato in un mercato all’aperto, dove gli animali erano macellati per essere venduti ai clienti che vogliono la carne fresca della selvaggina. E’ probabile. Ma ci sono anche altre fonti che ipotizzano che il virus possa essere fuggito dal laboratorio di armi batteriologiche dell’Esercito di Liberazione Popolare, situato a pochi chilometri dall’epicentro dell’epidemia. In ogni caso, la prima ondata di casi, in dicembre, non è stata riportata. Anche quando il numero di persone che si sono ammalate a causa del coronavirus è diventato troppo grande per essere nascosto, all’inizio di gennaio, i funzionari hanno continuato a minimizzare la serietà della malattia, sia al loro popolo che al mondo.
Nel frattempo, visto che non avevano ricevuto informazioni tempestivamente sulla gravità del problema, la gente di Wuhan ha continuato a contrarre e spargere il virus per settimane. Poi, proprio quando ha raggiunto le dimensioni di un’epidemia a Wuhan, è iniziato il Capodanno cinese. Ogni anno, inizia in Cina la più grande migrazione del pianeta. Secondo antiche tradizioni, centinaia di milioni di persone tornano a casa per le celebrazioni del nuovo anno lunare. Nei giorni precedenti le feste , non meno di cinque milioni di residenti di Wuhan hanno preso auto, bus, treni e aerei per andare a casa a celebrare in famiglia. L’effetto di questa diaspora è stato quello di spargere il coronavirus in ogni angolo della Cina e in diversi Paesi vicini. Un incubo epidemiologico.
Solo dopo che i primi casi di coronavirus sono stati segnalati in una decina di città cinesi, i funzionari comunisti dissimulatori hanno finalmente imposto la quarantena agli 11 milioni di abitanti di Wuhan. Poi l’hanno imposta ad altre 17 città della provincia dello Hubei, con una popolazione complessiva di oltre 40 milioni di abitanti. E’ la più grande quarantena della storia umana, ma comunque era ormai una soluzione troppo limitata e troppo tardiva. Questo è il vero scandalo.
Tuttora, con l’epidemia diffusa in tutta la Cina, le autorità di Pechino continuano a mentire, sul numero degli infetti, dei morti e probabilmente anche sull’origine del virus. Dicono che i morti siano solo 170 (al 30 gennaio 2020, ndr) e 7.700 infetti, ma sono cifre ridicole rispetto a quelle date da altre notizie che stanno trapelando. Ad esempio, le direttive emesse dal Ministero della Sicurezza Pubblica, il 28 gennaio, ordinano a tutti i dipartimenti di polizia del Paese di prepararsi a uno “scenario di guerra”. La polizia deve aiutare a “mantenere sotto controllo l’epidemia”, imponendo la quarantena e aiutando a distribuire le forniture mediche, al tempo stesso “mantenere l’ordine sociale” punendo “duramente” chiunque diffonda notizie dal vivo o online sulla diffusione dell’epidemia. Sembra che la Cina sia sul punto di dichiarare un’emergenza nazionale? A me pare proprio di sì. Nonostante la censura poliziesca sui social network, alcune brutte notizie stanno iniziando a trapelare attraverso il Great Firewall. Per esempio questa direttiva, agghiacciante, delle autorità di Wuhan. “L’amministrazione cittadina di Wuhan e il Ministero provinciale per gli Affari civili dello Hubei, hanno inviato veicoli, personale e mute protettive ad ogni casa funeraria (a Wuhan)”. La nota andava oltre, offrendo “cremazioni gratuite per i corpi delle vittime del coronavirus” morti il 26 gennaio o successivamente. Il motivo dato dalle autorità cittadine per l’invio di questi rinforzi, era “Rafforzare la capacità di trasporto e di trattamento dei cadaveri” (sic!). Non so voi, ma non mi sembrano misure da 170 morti o poco più, se quella stima fosse anche solo vagamente autentica. Il messaggio non è piaciuto ai censori, ovviamente, visto che un’ora dopo è sparito dal testo integrale.
Quanto allo stesso Xi, finora ha mantenuto un silenzio da sfinge sull’epidemia che ha attanagliato la provincia dello Hubei, anche quando funzionari di livello inferiore, come Zhou Xianwang, hanno dovuto immolarsi. Due giorni fa, il premier cinese Li Keqiang ha finalmente visitato la città, ma Xi non è ancora andato di persona. Qualsiasi altro leader nel mondo che non si rechi personalmente a visitare il teatro di un simile disastro in corso, verrebbe crocefisso dai media del suo Paese. Tuttavia Xi ha ben poco da temere su questo fronte, visto che i media di Stato esistono, non per dare le notizie, ma per fare l’agiografia sua e del Partito. Naturalmente, con le code di ammalati che si allungano fuori dagli ospedali, è sempre più difficile nascondere il tutto. Il segretario generale Xi Jinping può parlare di “diavoli”, ma, secondo molti in Cina, il “diavolo” è in bella mostra. Ed è lo stesso Partito Comunista Cinese, con la sua cultura della corruzione e della dissimulazione.
Infine: il Partito-Stato cinese probabilmente spende mille miliardi di dollari all’anno per sorvegliare e seguire, reprimere e rieducare la sua gente. Il costo per internare più di un milione di uiguri nei campi di concentramento, da solo, può essere nell’ordine delle decine di miliardi. Il costo della persecuzione di decine di milioni di cattolici e fedeli di altre confessioni cristiane, probabilmente ammonta ad ancora più miliardi. Se avessero destinato una frazione di questi soldi, spesi per il loro Stato di polizia, nella sanità pubblica, se avessero veramente “dato informazioni il prima possibile”, come ha promesso Xi, sarebbero stati capaci di fermare questa epidemia sin dalla sua origine. Ma non è questo il modo di comportarsi dei comunisti, no?
Per fortuna, quelli che fra di noi abitano in Occidente, vivono in Paesi democratici, con una stampa libera e aperta e funzionari della sanità pubblica che mettono al primo posto le persone e non la politica. I pochi casi di malattia che abbiamo, saranno efficacemente contenuti e il “diavolo” di Xi se ne andrà. Ma pietà per i poveri cinesi.
Steven Mosher è antropologo statunitense, presidente del Population Research Institute, il primo che poté condurre ricerche sul campo in Cina dal 1979. L'articolo originale è stato pubblicato su Life Site News, il 30 gennaio 2020 con il titolo You can thank the Chinese Communist Party for the coronavirus epidemic