DOPO CANNES
Il coraggio delle donne conquista il cinema
Il Festival di Cannes ha quest'anno avuto le donne come protagoniste sia come figure protagoniste dei film, sia dietro la macchina da presa.
Attualità
01_06_2011
Il Festival di Cannes ha quest'anno avuto le donne come protagoniste sia come figure protagoniste dei film, sia dietro la macchina da presa. Ad esempio, “Il ragazzo con la bicicletta” dei fratelli Dardenne, premiato con la menzione speciale della Giuria, è un film perfetto. Un’altra palma d’oro la giuria del festival non poteva darla ai registi belgi, i Dardenne: nelle sessantaquattro edizioni della rassegna cinematografica, sono gli unici ad averne già conquistate due. La storia del film è semplice, racconta quanto è essenziale nella vita: rispetto, amicizia e generosità. Ma nessun moralismo, un resoconto asciutto della non banalità del bene.
Protagonista, una donna, comune all’apparenza, con un lavoro normale, una vita tranquilla in una città francese di oggi, e la forza di non tirarsi indietro di fronte agli eventi. Nella sala d’aspetto del suo medico, Samantha incontra un ragazzino impaurito, abbandonato dal padre, che, a modo suo, le chiede aiuto. Un dodicenne molto difficile, per non lasciarlo solo lei abbandonerà la sua vita senza esitazioni.
Non è la prima volta che i Dardenne celebrano il coraggio femminile, ma il messaggio quest’anno è stato il leit motiv del festival di Cannes: tra film in concorso e non.
Ne “La sources de femmes” la rivoluzione araba passa attraverso lo sciopero delle donne di un paesino che verrebbe da collocare nelle montagne dell’atlante in Marocco, ma che per il regista vuol rappresentare un posto qualsiasi tra Medio Oriente e Africa del Nord. L’acqua nel paese non c’è e le donne sono costrette ad andare a procurarsela ad una fonte in cima ad un’irta collina. La fatica di ogni giorno si ripete sotto il sole più impietoso, mentre gli uomini passano le loro giornate a bere tè e caffè e a chiacchierare. La protesta delle donne segue alla perdita di un bambino da parte di una giovane sposa, causa una caduta durante il percorso verso la sorgente, ma anche le altre donne del villaggio decidono che è ora di farla finita coi privilegi maschili. Il film è delicato: lo studio del Corano serve a spiegare, finanche all’imam del villaggio, quanto per lo stesso Maometto uomini e donne sono uguali di fronte a Dio. Una favola moderna, con un lieto fine che garantisce alle signore un acquedotto statale e il rispetto dei mariti e figli. Quelli che non sono rimasti e non, precedentemente, buttati fuori casa per totale incapacità di buoni sentimenti.
La giuria ecumenica, dal 1974 presente come una delle giurie ufficiali al Festival del cinema di Cannes, si è decisa, insolitamente, quest’anno, a dare un premio ad un film non in concorso, ma appartenente alla selezione di “Un certan regard”. Anche “ Et maintenant on va ou’?” della libanese Nadine Labaki è una storia di donne ingegnose che cercano una via di uscita dalla guerra assurda e sotterranea, che insanguina il Libano da decenni. Nadine Labaki, regista famosa e internazionale - molti ricorderanno “Caramel” - non ha voluto mai abbandonare la città, Beirut, e il paese dove è nata. La storia di amicizia profonda, tra donne musulmane e cristiane, inizia con una tragica processione femminile al cimitero del villaggio. In mano ad ognuna di loro la foto degli uomini che la guerra si è portata via. Il velo e il crocifisso distinguono le loro fedi. La loro battaglia usa ogni mezzo, c’è anche comicità pura nel film, per impedire agli uomini del villaggio di ricordare ogni motivo di rivalità.
“Una storia tra tragedia e commedia che induce alla speranza”: con questa motivazione il terzo premio assegnato al film dalla giuria internazionale ecumenica, un altro bel riconoscimento per le donne protagoniste del Festival di Cannes 2011.