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IL CASO

Il circo di Sanremo

Inutile discutere l'intervento
di Celentano quando è stato invitato proprio per provocare. Il punto
è che nessuno deve usare il servizio pubblico per regolare conti propri.

Editoriali 16_02_2012
Adriano Celentano
Ormai il copione è ben collaudato. Si prepara uno spettacolo in tv, a corto di idee e presumibilmente di ascolti, e allora si invita un ospite che dia ampie garanzie quanto a provocare polemiche, riaccendendo così l’interesse dei media e del pubblico. Le polemiche cominciano già prima dell’esibizione («Prende tanto, troppo», «No, prende il giusto secondo le leggi di mercato», e così via) e contribuiscono a tenere alta l’attesa per il grande giorno: «Cosa dirà?», «Cosa farà?», i giornali vanno avanti per giorni su questi interrogativi. Poi arriva finalmente l’esibizione, ovviamente sopra le righe. E allora giù un diluvio di indignazione, le prese di distanza, i difensori a prescindere, la richiesta di scuse. Così per giorni e settimane.

Intanto l’Auditel ci informa che si è raggiunto il picco storico degli ascolti, e quindi – anche se non lo si dice espressamente – obiettivo raggiunto. Così come per i giornali, che hanno il loro bravo incremento di copie. E mentre tutti i protagonisti di questo enorme circo si fregano le mani, un saluto grato va al pubblico pagante, senza il quale questo circo non avrebbe senso.

In fondo il caso Celentano è tutto qui: è perfettamente inutile stare a discutere sui contenuti del suo intervento al festival di Sanremo, su cui peraltro è già stato detto “di tutto, di più”, tanto per essere fedeli al motto Rai. Non si sapeva l’obiettivo, ma che avrebbe colpito qualcuno questo era scontato. Ed è inutile stracciarsi le vesti per le cose che ha detto quando si sa benissimo che Adriano Celentano è stato invitato proprio per questo motivo, senza dimenticare che da molti è stato beatificato perché il suo enorme compenso per la partecipazione andrà in beneficenza.

Allora finiamola con queste ipocrisie. In realtà è inaccettabile che si possa fare uso strettamente privato delle trasmissioni del servizio pubblico, magari per regolare i conti con chi lo ha criticato, e questo non vale soltanto per Adriano Celentano. E’ purtroppo diventata una consuetudine per conduttori e ospiti speciali. Ma appaltare per 50 minuti il festival di Sanremo, dando carta bianca al “grande personaggio”, che per contratto può fare, dire e cantare quello che vuole, è un insulto a chi – malgrado tutto – paga il canone, e che magari oggi – dopo le bestemmie all’Isola dei famosi e il festival di Sanremo – ci ripenserebbe due volte prima di farlo.

P.S.: Chi pensa che Celentano straparli dovrebbe prima dare un’occhiata al sito della diocesi di Pistoia: come risposta all’auspicio del cantante per la chiusura di Avvenire e Famiglia Cristiana, la diocesi di Pistoia fa proprio l’appello contro la chiusura del quotidiano comunista Il manifesto: “Con la logica dello spot di Adriano, - scrive il direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi -  qualcuno dovrebbe plaudire la chiusura di una testata considerata (magari pure a ragione) avversaria. Tuttavia è fin troppo facile capire che se chiude un giornale siamo tutti più poveri”. E l’appello è accompagnato dalla famosa prima pagina de Il Manifesto che sotto una grande foto di Benedetto XVI titolava “Il pastore tedesco”.

Forse, più che delle  chiacchiere da bar di Celentano, ci si dovrebbe preoccupare di quanto viene detto e fatto in casa propria.