Il "caso Bianchi" occasione per non perdere la Bussola
La durezza dell'intervento di monsignor Livi è proporzionata alla consapevolezza della pericolosità per la Chiesa delle posizioni di Enzo Bianchi. Ma soprattutto è necessario separare ciò che è il magistero del Papa dalle forzature interessate di tanti suoi "portavoce" non autorizzati, che gli stanno attribuendo di tutto.
Insieme a molti apprezzamenti, l’articolo di monsignor Antonio Livi su Enzo Bianchi (clicca qui) ha provocato alcune critiche, sia per il contenuto sia per i toni. Mi sembra importante rispondere a queste critiche perché aiutano a cogliere il cuore della battaglia che La Nuova Bussola Quotidiana ha sempre fatto e continua a fare per difendere il magistero del Papa, di ogni Papa.
È vero, l’articolo di monsignor Livi era duro ma proporzionato alla consapevolezza della pericolosità per la Chiesa delle posizioni che da sempre Enzo Bianchi manifesta e propaga grazie alla celebrità che si è saputo conquistare presso molti vescovi italiani e attraverso i grandi giornali laici. Ma ciò che è importante sottolineare è che la critica di monsignor Livi alle tesi di Bianchi espressa su La Nuova BQ era molto argomentata, anche per spiegare la portata delle dichiarazioni di Bianchi nell’intervista a Vatican Insider (clicca qui). Qualcuno sostiene infatti che parlando di riforma del Papato, Bianchi non abbia fatto altro che ribadire ciò che già Giovanni Paolo II (nella Ut Unum Sint) e papa Francesco (nella Evangelii Gaudium) hanno espresso. Ma lo «studio» sulla «questione del primato del vescovo di Roma» incoraggiato da Giovanni Paolo II (Ut Unum Sint, no. 88) e «l’esperienza della sinodalità» delle Chiese ortodosse da cui «imparare qualcosa» (Evangelii Gaudium, no. 246), sono cosa ben diversa da quanto propugnato da Bianchi, come efficacemente spiegato nell’articolo di monsignor Livi.
Ma il punto vero è proprio questo: Enzo Bianchi attribuisce a Papa Francesco una volontà non meglio precisata di riformare il papato per poter “incontrare” gli ortodossi. Si lascia chiaramente intendere che si tratta di una proposta rivoluzionaria, nella direzione – ovviamente - voluta da Bianchi che, come ha spiegato monsignor Livi, implica l’abrogazione del papato stesso.
Ora, questa è una scorrettezza grave pari a quella commessa da Eugenio Scalfari. Abbiamo lo stesso modus operandi: incontri personali col Papa, poi un resoconto pubblico che attribuisce a papa Francesco progetti rivoluzionari che sono sicuramente nella mente degli interlocutori, non si sa se in quella del Papa.
E Bianchi e Scalfari non sono certo gli unici, anzi con papa Francesco sta accadendo qualcosa che non ha precedenti: diverse personalità ecclesiastiche, non appena chiamate a ricoprire un incarico o a collaborare a qualcosa che ha a che fare con Francesco, si sentono immediatamente in dovere di raccontare i fantastici progetti del Papa, i cambiamenti rivoluzionari che ha in mente per la Chiesa: succede per l’Enciclica sul Creato a cui sta lavorando, succede per il Sinodo sulla famiglia, è successa già per lo Ior (che, contrariamente alle aspettative, però non è stato chiuso). Il Papa non si è ancora espresso pubblicamente e chiaramente su alcuna di queste materie ma già è entrata nell’immaginario collettivo la lista delle riforme prossime venture: i preti potranno sposarsi (chissà se "soltanto a una certa età" come cantava Lucio Dalla), il divorzio sarà accettato così come la contraccezione, le coppie omosessuali saranno libere di manifestare il loro amore anche nella Chiesa, probabilmente ci sarà un’iscrizione del Papa al WWF e a Greenpeace, il Papato diventerà soltanto un titolo onorifico tanto poi saranno le Conferenze episcopali a mettersi d’accordo. In realtà, poi, a ben guardare di rivoluzionario c’è poco visto che quella appena descritta altro non è che la deriva già sperimentata dalla Riforma protestante.
In ogni caso, ciò che sta a cuore chiarire è che un conto è lo “spirito di Bergoglio” e un conto è papa Francesco, così come lo “spirito del Concilio” è cosa ben diversa dal Concilio Vaticano II. Non sappiamo cosa pensi esattamente e come intenda concretamente affrontare certi argomenti, ma sicuramente quando il Papa vorrà prendere decisioni sarà lui a comunicarlo, senza bisogno di portavoce come Scalfari, Bianchi e compagnia, interessati soprattutto a promuovere la loro agenda.
Noi continuiamo a seguire il Magistero – tutto il Magistero -, ed è per questo che diamo ad esempio un particolare rilievo agli articoli con cui Massimo Introvigne segue gli interventi principali del Papa. Lì c’è effettivamente ciò che il Papa dice. Ed è per lo stesso motivo che interveniamo duramente su chi pretende di far dire a papa Francesco ciò che invece è farina del suo interlocutore. I fedeli hanno diritto di conoscere e il dovere di seguire il Magistero, che è cosa ben diversa – come abbiamo già spiegato in passato – dalle esternazioni estemporanee sia del Papa sia di altri che pretendono di interpretarne il pensiero (clicca qui).
Da un altro fronte l’obiezione ricorrente è che se però il Papa nomina certe persone in posti di responsabilità vuole anche dire che ne sostiene le idee. Ma anche questa è un’affermazione vera solo in minima parte. Ogni Pontefice fa tantissime nomine – di vescovi, cardinali, responsabili di dicasteri, consultori, e così via – e non si può pensare che sia in sintonia con tutti o che tutti possano essere in diritto di presentare le proprie idee come fossero quelle del Papa.
Tanto per stare al caso di Enzo Bianchi: è stato sì nominato consultore del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ma insieme ad altre quattro persone, che sicuramente non condividono la stessa impostazione. E in ogni caso è uno dei tanti consultori, mentre presidente è stato confermato il cardinale Kurt Koch, che dimostra di avere una diversa idea di ecumenismo e, almeno, un mandato dal Papa lui l’ha ricevuto.
Ciò non toglie che si possa e si debba anche rilevare una “geografia delle nomine” e analizzare le varie posizioni che emergono tra i collaboratori più stretti del Papa – e anche questo noi facciamo quando lo riteniamo utile e necessario per comprendere cosa sta avvenendo - ma resta il fatto che l’appartenenza alla Chiesa si gioca intorno all’unità con Pietro, ed è per questo importante riconoscere ciò che è davvero il Magistero del Papa. E tenerlo ben separato dal magistero di tanti suoi “portavoce” interessati.