Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giacomo della Marca a cura di Ermes Dovico
SATIRA E POLEMICA

Il caso Belpietro come Cochi e Renato

Per aver pubblicato una vignetta
il direttore di Libero è indagato. L'accusa è vilpendio nei confronti del Capo dello Stato. Giustizia o censura?

Attualità 21_07_2011
Belpietro

Quando il duo comico Cochi & Renato era in gran voga, uno dei loro sketch più surreali consisteva in un duello. La scelta delle armi spettava a Cochi, che sceglieva una pistola. Però a Renato restava una macchina fotografica. Per giunta, dopo essersi schierato, veniva rimproverato, falsamente, perché si era «mosso».

Ebbene, la lotta politica nel nostro Paese ricorda molto quel lontano sketch. Anzi, lo supera nel grottesco. E non fa nemmeno ridere. In Italia la stampa nazionale schierata con l’attuale governo è limitata a un paio di testate importanti, il resto sta con l’opposizione. Ma viene fischiata dagli arbitri se solo «si muove», mentre gli altri possono impazzare come vogliono. L’ultima è l’impeachment di Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano «Libero», che si è permesso di pubblicare un scherzosa vignetta sul Presidente della Repubblica. Il quale, peraltro, nella vignetta non è solo.

Il tema è noto: un gruppo di politici mangia una pizza a forma di Italia. E’ noto anche quanto costi al contribuente la Presidenza italiana, che ha spese e personale molto superiori a quelli della monarchia inglese. Ma la magistratura è intervenuta prontamente: vilipendio.

Proprio noi della Bussola avevamo deplorato quella che, sul «Fatto», vilipendeva alla grande Giovanni Paolo II proprio durante la festa della sua beatificazione; una vignetta che non era nemmeno divertente, solo blasfema e semipornografica. Ma nessun magistrato ha almeno alzato un sopracciglio. Niente. Niente nemmeno dal famoso Ordine dei Giornalisti, il quale è sempre repentino quando si tratta di sospendere giornalisti filogovernativi come Vittorio Feltri o Renato Farina, quest’ultimo addirittura radiato.

L’opposizione fa «satira» diuturna con comici & ballerine, imitatori & registi, talkshow televisivi (a spese del contribuente) esclusivamente & ossessivamente dedicati al Berluska, vignettisti & cabarettisti che, non di rado, travalicano sull’osceno & turpiloquente. Ma gli arbitri non fanno una piega. Però, appena Pozzetto e la sua macchina fotografica si «muovono», piovono fulmini, denunce, cortei, monetine, cagnara & gazzarra, vesti stracciate, inquisizioni & perquisizioni, la democrazia ferita & attentata si sgola. Ma non è finita. Berlusconi è indagato per aver chiesto al direttore della Rai: ma quand’è che butti fuori quel Santoro? Se l’abbia fatto davvero è da accertare.

In ogni caso è giusto che non si possa escludere dal «servizio pubblico» uno che ne fa uso privato a spese di pantalone? Al sottoscritto hanno rubato l’auto e, per aver chiesto alla polizia di prendere le impronte digitali del ladro, si è preso una sghignazzata in faccia. Però, per il furto di una videocamera nell’auto di Santoro è sceso in campo addirittura il Ris. La vera Casta non è quella dei parlamentari, i cui stipendi sono elevati (dappertutto) per non indurli in tentazione. La Casta è quella che ha preso il potere, un potere diffuso e trasversale, dal Sessantotto in poi. E che, da allora, ragiona così: o comandiamo noi o sfasciamo tutto.

Contro di essa non serve nemmeno il voto. Quando tornerà al comando, finalmente la «satira» smetterà di essere antigovernativa e se la prenderà con l’opposizione. Perché la pistola ce l’avrà sempre Cochi.