Il cardinale Bassetti, l’autonomia della scuola e la legge Zan
Il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, ha dato alla politica alcuni consigli su come salvare la scuola dal disastro della pandemia. Egli ha detto che bloccare le relazioni scolastiche ha delle ripercussioni molto negative e di lunga durata sugli studenti. Bisogna quindi avere inventiva e coraggio e trovare nuove strade che non siano il solo lockdown. Insomma, le scuole devono rimanere aperte e le lezioni vanno fatte in presenza. A supporto di questa sua indicazione, il cardinale invita a prendere atto che non tutte le scuole sono uguali. Una cosa è un liceo nel centro di una grande città e altra cosa una scuola elementare in un paesino di qualche migliaio di abitanti. In una scuola gli studenti possono arrivare solo con i mezzi pubblici, in un’altra la maggioranza può essere accompagnata dai genitori. L’idea proposta dal cardinale è che non ha senso applicare le stesse restrizioni per tutte le scuole e magari chiuderle tutte, ma si dovrebbe lasciare loro l’autonomia necessaria per decidere, in considerazione della situazione e delle esigenze locali.
In questo modo, più per l’incedere delle questioni legate al Covid che per un moto proprio, il cardinale ripropone l’argomento dell’autonomia delle scuole e critica il centralismo statalistico. Anche se limitata all’emergenza in corso, l’indicazione è la benvenuta, perché – volontariamente o meno che sia – recepisce il principio di sussidiarietà della Dottrina sociale della Chiesa. Quindi ben vengano le osservazioni del cardinale che offrono l‘occasione anche per un allargamento della proposta stessa
Per autonomia scolastica si possono intendere mote cose. Dall’intervento del cardinale risulta che egli la intende come una maggiore discrezionalità di decisioni da parte dei dirigenti scolastici nel caso Covid, ma sempre dentro l’ordinamento statalistico della scuola. Così intesa, l’autonomia è qualcosa di molto debole, una piccola concessione dovuta ad emergenze particolari ma che non incide nel sistema generale della pubblica istruzione. La vera autonomia consisterebbe nella libertà di ogni scuola di essere se stessa, con i propri programmi ed obiettivi. Però per avere una simile autonomia – che coinciderebbe con la libertà di educazione – bisogna uscire dal sistema centralistico statalistico. Non credo che il cardinale si sia voluto spingere a tanto, ma la sua provocazione può essere approfondita ed estesa in questo senso.
La vera autonomia, allora, consisterebbe nel riconoscere che non spetta allo Stato educare e che le scuole dovrebbero governarsi autonomamente non solo per decidere se chiudere o meno per il Covid ma in ogni aspetto della loro vita. Ciò vale anche e soprattutto per le scuole cattoliche, le quali si potrebbero così sottrarre al ruolo di agenzie di animazione educativa secondo le regole stabilite dallo Stato.
Se accogliamo con piacere l’osservazione del cardinale Bassetti sull’autonomia scolastica non possiamo però non fare una osservazione critica. C‘erano e ci sono materie ben più gravi della eventuale chiusura per il Covid da prendere in considerazione per chiedere l’autonomia scolastica. Ed è perlomeno strano che i vescovi non ne abbiano mai parlato.
Facciamo un esempio concreto con riferimento al disegno di legge Zan sull’omofobia. È appena uscito un libro a cura di Alfredo Mantovano [Legge omofobia perché non va. La proposta Zan esaminata articolo per articolo, Cantagalli, Siena 2021 ove un gruppo di esperti analizza articolo per articolo questo disegno di legge. Mi soffermo qui solo su uno di questi articoli, il numero 7, che stabilisce l’istituzione della Giornata contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.
Se questa Giornata venisse veramente istituita, si avrebbe il gender obbligatorio a scuola su tutto il territorio nazionale, gli insegnanti non avrebbero in questo campo libertà di insegnamento e l’alleanza educativa scuola / famiglia si corromperebbe. Ecco un caso molto ma molto più pericoloso che non la chiusura per il Covid davanti al quale chiedere l’autonomia intesa non solo dentro l’ordinamento statalistico ma fuori di esso.