Il card. Duka critica la Chiesa dei compromessi diplomatici
No agli atteggiamenti di compromesso della diplomazia vaticana come nel caso della Ostpolitik e ora nel caso dell’accordo con la Cina: fanno danni agli stessi cattolici. L’intervento del cardinale Duka.
L’arcivescovo emerito di Praga, cardinale Dominik Duka (nella foto di W. Redzioch), non è stato tenero in un suo recente intervento sugli atteggiamenti di compromesso della diplomazia vaticana come nel caso della Ostpolitik e ora nel caso dell’accordo con la Cina. Come riferisce Infovaticana, il cardinale ha detto che gli anni Cinquanta hanno fatto da sfondo ad una trasformazione del servizio diplomatico: «I principi della lotta per la libertà e la dignità umana hanno cominciato ad essere messi da parte a favore di una politica di distensione promossa principalmente dalla sinistra e dagli Stati comunisti» e «la diplomazia vaticana ha cercato di concludere accordi bilaterali per salvaguardare la vita delle comunità locali, sacrificando anche i desideri e le aspettative delle Chiese locali».
ll cardinale ceco sostiene che «nel tentativo di “cooperare” con i regimi comunisti, il Vaticano ha cercato di adottare un metodo più morbido, cedendo sulle questioni relative ai diritti umani e alla libertà religiosa». Così, come ricorda il cardinale Duka, prelati come il cardinale József Mindszenty divennero la coscienza della Chiesa cattolica mentre decine di vescovi erano detenuti nelle carceri comuniste in Europa, Cina e Vietnam. «In quegli anni ci siamo trovati a seguire le orme di vescovi eroici come Theophilus Matulionis della Lituania, esempi che hanno mostrato come gli ideali non debbano mai inginocchiarsi di fronte a realtà inaccettabili», scrive il cardinale Duka nella sua rubrica.
Fuori dall’Occidente, il cardinale Duka denuncia gravi minacce alle libertà fondamentali, come in Ucraina o Cina. Duka è stato particolarmente critico nei confronti della posizione della Santa Sede con la Cina e dei suoi famosi patti segreti con il regime comunista e di questo ha rimproverato papa Francesco e il cardinale Pietro Parolin, senza citarli: «Proprio come il silenzio e la complicità con il regime comunista hanno danneggiato il mio Paese e hanno reso più facile per il governo imprigionare i dissidenti, il silenzio della Chiesa di fronte alle violazioni dei diritti umani da parte della Cina comunista danneggia i cattolici in Cina».
Il cardinale Duka denuncia anche che la Cina ha osato imprigionare il «grande cardinale Joseph Zen», il quale ora è sotto il controllo e il monitoraggio dello Stato. Ricorda anche come Jimmy Lai, convertito al cattolicesimo e proprietario di un giornale, sia detenuto in isolamento a Hong Kong da più di tre anni.
Stefano Fontana