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ETICA E MASS MEDIA

Il blogger muore, i suoi sentimenti no

"Sono morto e questo è l'ultimo post del mio blog". Così Derek Miller ha annunciato la sua morte, dopo aver raccontato la lunga malattia.

Attualità 12_05_2011
derek miller
Se la morte in diretta televisiva è – fortunatamente – un’eccezione, quella annunciata via web è un fenomeno che annovera sempre più esempi. L’ultimo è quello di Derek Miller, che ha comunicato il suo stesso decesso qualche giorno prima che avvenisse, con un post sul suo blog personale. Malato da tempo di un tumore all’intestino, il più famoso blogger canadese sapeva di avere i giorni contati; ha voluto condividere con la platea globale della rete questo passaggio estremo, in una sorta di canto del cigno postumo.

Crude ed emotivamente sconvolgenti le parole del suo ultimo messaggio, che aveva chiesto ai suoi cari di pubblicare appena fosse deceduto: “Ecco qua. Sono morto e questo è l’ultimo post del mio blog”. Negli ultimi mesi di esistenza, Miller ha dato conto della sua malattia e del suo stato d’animo senza censura, con ironia e non senza una buona dose di sarcasmo. Ma quando parlava della bellezza della vita e del mondo era sempre molto serio. La sua più grande gioia è stata “la vita”, perché “il mondo è un luogo meraviglioso e stupefacente”. Toccanti i passaggi esistenziali e il ricordo della moglie e delle figlie: “Nessuno più immaginare cosa veramente lo aspetta nella vita. Possiamo pianificare e fare ciò che ci piace, ma non possiamo aspettarci che i nostri piani funzionino. Spero che le mie figlie imparino questo dalla mia malattia e dalla mia morte”.

Il mistero della morte è di quelli che percorrono l’intera esistenza di una persona, come punto interrogativo e domanda aperta. Forse per questo, la possibilità di intercettare in qualche modo un decesso in diretta suscita curiosità, emozione e un’attenzione spesso morbosa, quasi a esorcizzare la paura e il mistero. Lo confermano gli oltre 8 milioni di contatti “a caldo” che il blog di Miller ha registrato non appena è stato inserito il suo ultimo messaggio, rilanciato dall’immediato tam tam online che scatta inesorabile in simili situazioni.

Il termine "blog" è la contrazione di “web-log”, locuzione che rinvia all’idea di una “traccia in rete”. Iniziata nel 1997 in America, l’espansione di questa forma comunicativa si è estesa rapidamente anche all’Italia a partire dal 2001, quando sono nati i primi servizi gratuiti dedicati a gestire i blog degli utenti. La tecnologia di facile uso permette a chiunque possieda una connessione Internet di costruire il proprio diario online, in cui pubblicare in totale autonomia informazioni, opinioni, idee e qualunque altro contenuto.

Nati come possibili luoghi di esposizione pubblica delle persone comuni, oggi i blog sono un fenomeno di massa a tutti gli effetti. Gli sportivi, i personaggi dello spettacolo, i politici, i comici, sono tutti dotati del proprio diario aperto in rete. Ma anche le persone comuni ne fanno un utilizzo prepotentemente crescente.

Sarebbe frettolosamente improprio connotare come semplice “voyeur” senza scrupoli chi si è precipitato con un click a leggere le ultime parole dello sfortunato blogger canadese. È però un dato di fatto che pubblicare su un blog sentimenti tanto profondi e intimi costituisca comunque uno scarto rispetto alla regola per cui c’è una sfera di intimità personale che deve essere inviolabile a chiunque. D’altro canto, nel momento in cui pubblica online un contenuto, una persona è ben consapevole del fatto che esso sarà letto e condiviso da moltissime altre.

Miller si era dichiarato a più riprese ateo, affermando anche nelle ultime parole la propria convinzione che con la morte fisica per lui sarebbe finito tutto, in quanto non credeva nell’aldilà. Dal suo punto di vista, la scelta di affidare l’ultimo saluto allo strumento che era diventato la bacheca della sua vita appare una logica conseguenza delle sue convinzioni.

Come per tutti i tipi di spazio che Internet lascia aperti all’intervento di chiunque, anche per i blog valgono le regole di decenza, buon senso e correttezza che gli autori devono rispettare, al di là delle eventuali proibizioni dettate dalle normative giuridica. Restano irrisolte alcune questioni di carattere etico, come quelle legate al caso in questione.

Le nuove tecnologie digitali hanno ridefinito profondamente il rapporto fra privato e pubblico, dando a ciascuno di noi la possibilità di confidarsi a voce alta nell’infinito palco mediatico e mettendoci nella condizione di raccogliere tutte le confidenze altrui “postate” in rete. Non ha molto senso chiedersi se questo sia giusto o sbagliato. Ciascuno, nella propria coscienza di cittadino del mondo digitale, può chiedere alla propria coscienza che cosa spinge il suo sguardo e la sua attenzione verso la sfera privata altrui.