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L'UDIENZA DEL PAPA

«I veri fidanzati? Quelli dei Promessi Sposi del Manzoni»

Un fidanzamento caratterizzato dalla convivenza e dal «tutto e subito» in materia di rapporti sessuali apre «qualche durevole ferita nello spirito» che non si rimarginerà facilmente. Il modello sono Renzo e Lucia nei Promessi sposi. Lo ha detto il Papa all’udienza del mercoledì, proseguendo la catechesi sulla famiglia. 

Ecclesia 27_05_2015
Papa Francesco

Proseguendo nel suo lungo ciclo di catechesi sulla famiglia, il 27 maggio 2015 Papa Francesco ha proposto una meditazione sul fidanzamento. Forse rispondendo implicitamente ad alcune tesi di orientamento opposto emerse nelle risposte raccolte da alcune Conferenze episcopali europee al questionario per il Sinodo - che il Papa ha esaminato negli ultimi giorni -, e anche a qualche convegno di teologi e vescovi, Francesco ha voluto ribadire che la Chiesa «custodisce» la verità sulla differenza essenziale fra fidanzamento e matrimonio, e che un fidanzamento caratterizzato dalla convivenza e dal «tutto e subito» in materia di rapporti sessuali apre «qualche durevole ferita nello spirito» che non si rimarginerà facilmente. 

Il fidanzamento , ha detto il Papa, è «un cammino» dove si è «chiamati a fare un bel lavoro sull’amore, un lavoro partecipe e condiviso». L'uso dell'espressione “lavoro” può sorprendere, ma non è casuale. Il fidanzamento non è un gioco, richiede preparazione e fatica. «L’alleanza d’amore tra l’uomo e la donna, alleanza per la vita, non si improvvisa, non si fa da un giorno all’altro. Non c’è il matrimonio express: bisogna lavorare sull’amore, bisogna camminare. L’alleanza dell’amore dell’uomo e della donna si impara e si affina. Mi permetto di dire che è un’alleanza artigianale». Fare incontrare profondamente due persone nel cammino che prepara al matrimonio è «quasi un miracolo, un miracolo della libertà e del cuore, affidato alla fede». Ma oggi alla maggior parte dei giovani tutto questo non è chiaro. «Dovremo forse impegnarci di più su questo punto», afferma il Pontefice, «perché le nostre "coordinate sentimentali" sono andate un po’ in confusione». Per molti fidanzamento significa «consumazione» immediata del rapporto sessuale. Ma «chi pretende di volere tutto e subito, poi cede anche su tutto – e subito – alla prima difficoltà (o alla prima occasione). Non c’è speranza per la fiducia e la fedeltà del dono di sé, se prevale l’abitudine a consumare l’amore come una specie di "integratore" del benessere psico-fisico. L’amore non è questo!».

A braccio, il Papa ha invitato i giovani italiani a leggere quel «capolavoro sul fidanzamento» che sono I Promessi sposi. «È necessario che i ragazzi lo conoscano, che lo leggano; un capolavoro dove si racconta la storia dei fidanzati che hanno subito tanto dolore, hanno fatto una strada di tante difficoltà fino ad arrivare alla fine, al matrimonio. Ma non lasciate da parte questo capolavoro sul fidanzamento che la letteratura italiana ha proprio offerto a voi. Andate avanti, leggetelo e vedrete la bellezza e anche la sofferenza, ma la fedeltà dei fidanzati». E in spagnolo ha chiesto di rifiutare la «cultura consumista dell’usa e getta, del tutto e subito, imperante tante volte nella nostra società» che «tende a convertire l’amore in un oggetto di consumo che non può costituire il fondamento di un patto vitale».

Il fidanzamento non è un matrimonio di prova. La Chiesa non può rinunciare alla «distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi» anche sul piano della sessualità. Infatti «i simboli forti del corpo detengono le chiavi dell’anima»: «non si possono dunque trattare i legami della carne con leggerezza, senza aprire qualche durevole ferita nello spirito». Il Papa sa che «la cultura e la società odierna sono diventate piuttosto indifferenti alla delicatezza e alla serietà di questo passaggio. E d’altra parte, non si può dire che siano generose con i giovani che sono seriamente intenzionati a metter su casa e mettere al mondo figli! Anzi, spesso pongono mille ostacoli, mentali e pratici». Gli stessi corsi prematrimoniali in parrocchia sono frequentati da tante coppie che «stanno insieme tanto tempo, magari anche nell’intimità, a volte convivendo». Affermano di convivere per conoscersi, ma in realtà «non si conoscono veramente.

Sembra strano, ma l’esperienza dimostra che è così». Va invece «rivalutato il fidanzamento come tempo di conoscenza reciproca e di condivisione di un progetto. Il cammino di preparazione al matrimonio va impostato in questa prospettiva, avvalendosi anche della testimonianza semplice ma intensa di coniugi cristiani». A questo dovrebbero servire i corsi prematrimoniali, che molti frequentano stancamente e «controvoglia» e che andrebbero invece proposti «in termini non banali». Inteso bene, invece, «il tempo del fidanzamento può diventare davvero un tempo di iniziazione, a cosa? Alla sorpresa! Alla sorpresa dei doni spirituali con i quali il Signore, tramite la Chiesa, arricchisce l’orizzonte della nuova famiglia che si dispone a vivere nella sua benedizione».