I russi nei mari caldi: una nuova base in Sudan
Continua l’espansione della presenza navale russa nei “mari caldi” tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano sviluppatasi a partire dall’intervento russo al fianco del governo siriano nel 2015. Dopo la base di Tartus in Siria e la cooperazione con il generale Haftar in Libia, adesso, con un accordo con il nuovo governo del Sudan, i russi aprono una base nel Mar Rosso. Mosca è in competizione con la Turchia.
Continua l’espansione della presenza navale russa nei “mari caldi” tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano sviluppatasi a partire dall’intervento russo al fianco del governo siriano nel 2015.
I russi hanno prima di tutto potenziato la base navale di Tartus, in Siria, già attiva ai tempi della Guerra Fredda, prolungandone l’accordo di affitto nel 2019 per altri 49 anni. Il passo successivo ha visto Mosca firmare nel 2015 un accordo di cooperazione militare con l’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar i cui contenuti non sono mai stari resi noti. Resta però un fatto che i russi abbiano schierato al fianco dell’LNA aerei dea combattimento e circa 3mila contractors della Wagner, compagnia militare privata ma che opera in diversi Stati per conto di Mosca. Finora la flotta russa non ha aperto basi navali in Cirenaica, ma da tempo girano voci del possibile uso del porto di Tobruk o di Sirte (in contrapposizione alla base della Marina Turca a Misurata) e negli ultimi anni ha utilizzato il vicino porto egiziano di Sidi el-Barrani.
L’espansione della presenza militare russa, anche navale, segue di pari passo quella della Turchia (Stato partner e al tempo stesso rivale con cui Mosca gestisce crisi come quella siriana, libica e tra Armenia e Azerbaigian) che aveva ottenuto dal precedente governo sudanese l’utilizzo del piccolo porto di Suakin, destinato a diventare grazie agli investimenti di Ankara uno scalo commerciale ma anche militare per la flotta turca sempre più spesso presente nelle acque dell’Africa Orientale dove Ankara ha aperto da anni una base a Mogadiscio.
Anche i russi, molto vicini all’attuale governo sudanese, saranno presto presenti in forze nelle acque del Mar Rosso. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il 16 novembre la realizzazione di una base navale in Sudan in grado di ospitare fino a 4 navi, incluse unità a propulsione nucleare. Si tratta della prima base ufficiale di Mosca in territorio africano dalla fine dell’Unione Sovietica, anche se altre infrastrutture vengono da tempo utilizzate in Libia e in Repubblica Centrafricana dai contractors della Wagner. La base verrà realizzata non lontano da Port Sudan, sarà in grado di ospitare fino a 300 militari e consentirà alla Marina Russa di disporre di un punto d’appoggio tra Suez e lo Stretto di Bab el-Mandeb, area strategica dove confluisce una quota importante del traffico commerciale marittimo internazionale.
La base sarà in grado di supportare le forze navali russe dispiegate nell’Oceano Indiano fungendo quindi da “collettore” tra la flotta nel Mediterraneo basata a Tartus da cui spesso salpano gruppi navali diretti in Oceano Indiano. La base sudanese consentirà manutenzione, rifornimento e riposo agli equipaggi delle navi russe e sarà ubicata su un terreno fornito gratuitamente dal governo di Karthoum che ha autorizzato i russi a portare nella base armi, munizioni ed equipaggiamenti impiegando aeroporti e porti del Sudan.
La Russia entra così nella corsa alle basi che interessa da anni l’area del Mar Rosso e del Golfo di Aden che vede in competizione oltre ai turchi a Suakin, anche numerosi altri Stati. Gibuti ospita basi navali cinesi, statunitensi e francesi e gli Emirati Arabi Uniti hanno basi nell’isola yemenita di Socotra, in Eritrea e Somaliland. Secondo l'agenzia di stampa TASS la base sudanese verrà protetta con sistemi missilistici terra-aria avanzati mentre l’accordo prevede che il Sudan riceva in cambio forniture militari da Mosca. Il Sudan e la Russia hanno firmato un primo accordo di cooperazione militare durante la visita dell'ex presidente Omar Al-Bashir a Mosca nel 2017 ma l’intesa è stata rafforzata nel maggio 2019 da un nuovo accordo che consente alle navi militari russe di accedere ai porti del Sudan.