REGGIO EMILIA
I pro-life nei consultori, crolla il muro laicista
Sulla scia di Correggio, passa l'iniziativa dei Movimenti per la vita in favore delle donne in maternità difficile. Col benestare della Provincia.
Attualità
18_01_2012
Approda nelle amministrazioni rosse di Reggio Emilia l’esperienza dei Movimenti per la vita nei consultori. Può succedere anche questo se, almeno per una volta, la politica è in grado di svolgere il suo ruolo. Per moltissimi comuni e Province emiliane era un tabù.
L’ingresso dei Movimenti per la vita e dei Cav (Centri aiuto alla vita) nei consultori, da quelle parti, è fumo negli occhi. Non si promuove, non si valorizza, e neppure si fa sapere se da qualche parte, in qualche scheggia impazzita della pubblica amministrazione, questo avviene. Il fatto è che a rompere il tabù ci si era messa per prima l’amministrazione comunale di Correggio, targata Pd-Idv, che lo scorso anno aveva siglato un protocollo con il Mpv locale e la Asl di Reggio per favorire l’ingresso nel consultorio di Correggio di volontari pro life autorizzati ad avvicinare le donne in maternità difficile, che richiedono di abortire, e metterle al corrente che il Comune le aiuterebbe economicamente nel caso decidano di tenere il bimbo. Insomma: aiuti e sostegno laddove la pratica dell’aborto ormai è stata neutralizzata come una pratica qualunque.
Il Comune aveva siglato il protocollo un po’ per dare risposta al vivace mondo del volontariato pro life, a cui si è aggiunta la Caritas e la Croce Rossa locale, che da tempo chiedeva secondo il principio di sussidiarietà interventi e vicinanza alle donne tra le stanze e le carte bollate degli ambulatori pubblici, un po’ ottemperare il più laicamente possibile ad una precisa disposizione della legge 194. All’articolo 5 infatti, si fa riferimento proprio alla necessità di aiutare le donne «a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza», tra cui appunto le cause di indigenza materiale. La cosa è partita e il Comune si appresta, dopo una verifica attenta dei risultati, a rinnovare la convenzione che stanzia 10mila euro ad ogni futura mamma, che decide di abbracciare il protocollo. E il proprio bimbo. Ma a qualcuno la cosa non è andata giù.
L’offensiva ha il nome e cognome di Iniziativa laica, associazione sorta recentemente per organizzare il “Festival della laicità”, che ha visto a Reggio sfilare i campioni dell’anticlericalismo militante in un carnevale del luogocomunismo ateizzante più vieto. L’associazione ha organizzato un convegno dal titolo emblematico: “Laicità + tutela della salute + autodeterminazione = legge 194. Una somma vincente, no alle sottrazioni”. Un riferimento esplicito al caso di Correggio, che nel convegno veniva preso di mira perché «depotenzia il ruolo dei consultori», «impedisce l’autodeterminazione della donna» e «contribuisce ad affossare la legge 194», (sic!). L’associazione e gli esponenti politici ad essa collegati (soprattutto Sel e Rifondazione Comunista) si sono poi scagliati anche contro le tante associazioni pro life che operano nei consultori «in nome di un malinteso diritto alla vita» e che «di fatto sostengono l’imposizione della vita come atto violento e arbitrario di sopraffazione e negazione del diritto all’autodeterminazione». Insomma: la colpa del sindaco di Correggio era quella di «istituzionalizzare l’ingresso dei Movimenti per la vita nei consultori». Praticamente «una dichiarazione di resa e di inidoneità da parte del servizio pubblico nell’applicazione corretta della 194». «Meglio - e non poteva mancare il teorema di Giuda - risparmiare sui soldi dati alle donne e concentrare le risorse su un vasto programma di informazione alla sessualità responsabile», che secondo gli estensori, significa poi più preservativi per tutti.
Fin qui sembrava il solito attacco dei nostalgici della stagione delle streghe. Ma a complicare terribilmente le cose ci si è messa la Provincia, guidata dall’esponente Pd, Sonia Masini, che non solo ha dato il patrocinio all’iniziativa, ma anche partecipato fattivamente ad organizzare l’evento, ospitato, cà va sans dire, nella sede più prestigiosa della Cgil di Reggio. E qui sono iniziati i problemi. Un po’ perché il presidente reggiano del Movimento per la vita, Diego Noci, notata la presenza al convegno come relatrice del presidente della Provincia, ha chiesto scusa pubblicamente «se in tutti questi anni abbiamo salvato delle vite umane». A lui ha fatto eco il presidente del Forumfamiglie Emilio Ricchetti che ha fatto notare come il protocollo di Correggio «sia di buon senso» perché «sfrutta i pochi spazi di applicazione umana di una legge disumana». Un po’ perché a destabilizzare il quadro ci si è messa anche la politica, con l’emersione di una profonda spaccatura nel Pd locale, dopo che il sindaco di Correggio Marzio Iotti e compagno di partito della Masini, aveva pesantemente criticato l’iniziativa che lo vedeva come convitato di pietra e primo imputato, senza diritto di replica.
Ne è nato un vivace dibattito culturale che ha tenuto banco su alcuni giornali reggiani per diversi giorni fino a quando l’Udc non ha deciso di giocare il jolly: «Chiederemo alla Provincia di ritirare il patrocinio dato all’iniziativa». Questo anche per “stanare” quei cattolici nel Pd fino a quel momento latitanti nel dibattito. L’iniziativa dello scudo crociato in consiglio provinciale ha poi provocato un successivo ordine del giorno del Pd che però ha ricevuto un significativo emendamento da parte di un consigliere democratico, Marcello Stecco, ex assessore al Welfare della precedente giunta, che chiedeva alla Provincia di impegnarsi a convocare in un’apposita commissione i soggetti del protocollo di Correggio per esaminare i risultati ed inserire tra le pratiche di buon governo, l’aiuto alle donne che non vogliono abortire. Il testo è passato perché per il Pd c’era in ballo la faccia.
Così, l’amministrazione provinciale si è trovata ad ingoiare il rospo e a rompere il tabù dei pro life esclusi dalle stanze dei bottoni, che saranno così presto invitati in Provincia a raccontare la loro esperienza. Si ignora, con quali risultati, ma per i partiti che hanno condotto la battaglia e per le associazioni stesse è comunque un risultato storico, tanto che, c’è chi si sta attrezzando a proporre la stessa cosa anche in Comune a Reggio. Della serie: il bene è un virus, guai a impedirne la corsa.