I missili di Biden: colpire la Russia per sgambettare Trump
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L'autorizzazione agli ucraini da parte dell'amministrazione USA di utilizzare i missili ATACMS contro il territorio russo non ha il potere di cambiare il corso della guerra ma mette degli ostacoli ai tentativi che farà la nuova amministrazione USA per trovare una soluzione negoziata. E la Russia denuncia l'escalation della guerra.
A due mesi dall’ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca, l’amministrazione Biden fa di tutto per complicare la vita al nuovo presidente e al suo piano di pace per concludere il conflitto in Ucraina. La notizia non è ancora stata ufficializzata ma diversi media statunitensi hanno rivelato, non smentiti, che Washington ha dato il via libera a Kiev a impiegare i missili balistici tattici ATACMS per colpire il territorio russo, anche se prendendo di mira solo obiettivi autorizzati di volta in volta dagli Stati Uniti e limitatamente nella regione russa di Kursk, dove gli ucraini combattono dal 6 agosto scorso, pur perdendo terreno di fronte alla controffensiva delle forze di Mosca.
L'annuncio di questa svolta da tempo chiesta da Kiev ma finora sempre negata è trapelata da un funzionario che ha voluto mantenere l'anonimato, citato dalle maggiori testate statunitensi incluse televisioni, New York Times e Washington Post. Secondo una fonte sentita da Axios, l’impiego dei missili ATACMS costituirebbe una risposta all’escalation del conflitto determinato dall’arrivo di 8/12 mila militari nordcoreani (con 70 pezzi d’artiglieria) la cui presenza sarebbe già stata rilevata nella regione russa di confine di Kursk. Alcuni osservatori hanno messo in relazione la decisione della Casa Bianca anche con la recrudescenza dei bombardamenti russi con droni e missili su diverse aree del territorio ucraino quali Kiev, Sumy e Odessa ma hanno anche sottolineato che i missili ATACMS, con un raggio d’azione massimo di 300 chilometri, non potranno cambiare l’esito delle operazioni militari che da tempo volge a favore dei russi.
Le truppe di Mosca avanzano speditamente in Ucraina, nel Donbass ma anche nelle regioni di Kharkliv e Zaporizhia ed è credibile che prima dell’arrivo di Trump i russi puntino ad acquisire il massimo dei vantaggi possibili sia in termini territoriali (chilometri quadrati conquistati) sia in termini militari con l’annientamento del maggior numero possibile di forze ucraine.
Nell’area di Kursk, nonostante i rinforzi ucraini giunti in prima linea, il territorio russo in mano alle forze di Kiev si riduce di giorno in giorno e rappresenta appena un quarantesimo dell’estensione della regione.
Altri valutano che l’obiettivo dell’amministrazione statunitense uscente sia di consentire all’Ucraina di mantenere la capacità di colpire le retrovie russe per irrobustire la posizione di Kiev in vista di negoziati di pace che Trump ha detto di voler intavolare aprendo il dialogo con Vladimir Putin. Valutazioni che appaiono però in alcuni casi poco credibili e molto deboli sul piano militare.
Innanzitutto gli ATACMS forniti agli ucraini sono pochi e fonti del Pentagono avevano già fatto sapere nei mesi scorsi che le scorte dell’US Army sono troppo limitate per ritenere che ne possano venire ceduti molti altri. Inoltre in Ucraina questi missili vengono impiegati (in silenzio) da personale statunitense, con tutte le implicazioni immaginabili qualora dovessero colpire la Russia. Tali armi poi sono già state utilizzate sui territori ucraini occupati dai russi, dal Donbass alla Crimea, a volte con successo mentre in altri casi sono state abbattute dalla difesa aerea russa.
In aggiunta l’arrivo al fronte (per ora non confermato) dei nordcoreani viene ingigantito da Kiev a Washington passando per Seul per ragioni propagandistiche ma non rappresenta una reale escalation: 10 mila combattenti privi di esperienza di combattimento e 70 cannoni e lanciarazzi sono poca cosa rispetto ai 700 mila militari con almeno 2.000 pezzi d’artiglieria schierati dai russi. Del resto, anche gli ucraini dispongono di molte migliaia di “volontari” stranieri provenienti per lo più da molte nazioni aderenti alla NATO, le quali hanno donato agli ucraini migliaia di pezzi di armamento.
Vale poi la pena ricordare che sia il segretario alla Difesa Lloyd Austin sia il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, avevano evidenziato come l’impiego degli ATACMS da parte degli ucraini fosse inutile dal momento che aeroporti e altre basi russe di rilevanza strategica sono situate ben oltre la loro gittata.
Di conseguenza, questa valutazione è valida anche per i missili da crociera Storm Shadow/SCALP forniti da britannici e francesi il cui raggio d’azione, lanciati da velivoli ucraini, è limitato a 250 chilometri e in ogni caso all’aeronautica di Kiev sono rimasti operativi non più di una o due coppie di aerei Sukhoi 24M adattati all’impiego di questo missile.
Inoltre gli ucraini sono già da tempo in grado di colpire le basi russe anche a distanza di mille chilometri impiegando i droni di fabbricazione nazionale, sviluppati con il supporto tecnologico e finanziario occidentale: armi con minore carica esplosiva rispetto a un ATACMS ma con raggio d’azione molto più esteso.
Poiché la Russia ha più volte affermato che avrebbe considerato il via libera all’impiego contro il suo territorio dei missili statunitensi o europei una "grave escalation" del conflitto, la decisione di Joe Biden (o per meglio dire di chi decide al suo posto, con ogni probabilità il segretario di Stato Anthony Blinken di cui non vanno dimenticate le origini ucraine), ha decisamente un valore più politico che militare.
Soprattutto un valore politico interno agli Stati Uniti in cui l’amministrazione uscente cerca di mettere i bastoni tra le ruote a Trump e alla sua squadra di ministri, per la gran parte sgraditi al cosiddetto “Deep State” vicino al Partito Democratico.
Trump e molti dei membri del suo staff indicati come ministri hanno espresso e ribadito la volontà di concludere il conflitto e di cessare gli stanziamenti miliardari all’Ucraina, che ha assorbito dal febbraio 2022 quasi 200 miliardi di aiuti americani. Forse non saranno un pugno di ATACMS a rovesciare le sorti del conflitto ma il loro impiego sulla Russia potrebbe irrigidire Putin e i russi al punto da indurli a rappresaglie o comunque ad iniziative che potrebbero compromettere le aspirazioni di Trump ad avviare un negoziato col Cremlino.
Per dirla con la CNN «il presidente eletto Donald Trump può pensare di poter parlare di pace, ma erediterà una guerra in cui la posta in gioco è appena diventata notevolmente più alta». Valutazione che avrebbe meritato anche qualche riferimento al fatto che un’amministrazione uscente non dovrebbe compromettere l’assetto strategico nazionale dopo il voto che ne ha bocciato platealmente la politica perseguita in questi ultimi anni.
Non sorprende che la notizia abbia raccolto pareri favorevoli in Ucraina e in altre nazioni dove il timore della Russia è più tangibile. «La Russia capisce solo il linguaggio della forza, motivo per cui la decisione del presidente americano Joe Biden di consentire all'Ucraina di utilizzare i missili a lungo raggio ATACMS è molto buona», ha detto il viceministro della Difesa polacco Cezariy Tomchyk.
«Conoscete la mia posizione e la ripeto ancora: l'Ucraina dovrebbe essere in grado di usare le armi che le abbiamo fornito non solo per fermare le frecce, ma anche per colpire gli arcieri. Continuo a credere che dovrebbe essere fatto», ha detto l’alto commissario UE per la politica estera (dimissionario), Josep Borrell.
Più sfumata la posizione della Francia, il cui ministro degli Esteri, Jean-Noël Barrot ha ribadito che l’uso dei missili SCAL contro la Russia «rimane un'opzione sul tavolo», a conferma che molti in Europa hanno colto che il valore della decisone di Washington è rivolto più alla politica interna che a imprimere una svolta al conflitto in Ucraina.
A Roma il ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadisce il rifiuto di consentire all’Ucraina di impiegare armi italiane sul suolo russo: «Non cambia la linea italiana dell'utilizzo delle nostre armi all'interno del territorio ucraino».
In Germania, dove il governo è a pezzi in attesa del voto anticipato il prossimo febbraio, il cancelliere Olaf Scholz ha ribadito che non verranno consegnati a Kiev i missili da crociera Taurus. '«L'atteggiamento del cancelliere rispetto a questa questione resta immutato e non muterà mai la sua posizione», ha dichiarato il portavoce del governo, Wolfgang Buechner.
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