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Natale, una storia vera/10

I Magi e la stella, l’astronomia dà conferme

Una serie di congiunzioni planetarie accadute tra il 3 e il 2 a.C. riguardarono Giove e la stella fissa Regolo. Per uno scherzo dell’astronomia proprio attorno al 25-30 dicembre del 2 a.C., il re dei pianeti invertì il proprio moto rispetto alle stelle fisse più vicine, in pratica “fermandosi” in cielo. E i Magi non dovevano essere ignari né della profezia delle settanta settimane di Daniele, né del messianismo ebraico.

Ecclesia 06_01_2021

La ricerca della data del Natale trova nell’astronomia uno strumento molto prezioso. La scienza permette oggi di individuare le eclissi di luna citate da Giuseppe Flavio e ha aiutato, con i mezzi di allora, i vari studiosi che lavorarono sui calendari. Il massimo della curiosità riguarda la “stella” seguita dai Magi.

Il vocabolo greco usato nel Vangelo è astron e indica in generale una stella o un fenomeno celeste. Studiosi d’ogni epoca hanno formulato ipotesi sulla natura dell’evento. La cosiddetta “congiunzione planetaria” è quella che ha riscosso i maggiori consensi. Tecnicamente si parla di congiunzione tra astri già a una distanza apparente di nove gradi sulla volta celeste. Le congiunzioni accadono per il movimento apparente visibile nella volta celeste, effetto del corso dei pianeti rispetto alle stelle fisse.

L’impareggiabile Vittorio Messori ha riportato nel suo celeberrimo Ipotesi su Gesù che una congiunzione si verificò tra i pianeti Giove e Saturno nel 7 a.C.: i due pianeti erano visibili dopo il tramonto e il loro allineamento molto spettacolare per la forte illuminazione del cielo. La data del 7-6 a.C. non esaurisce le possibilità di riconoscere in questo fenomeno l’evento osservato dagli astronomi.

Una serie di congiunzioni planetarie accadute tra il 3 e il 2 a.C. riguardarono Giove e la stella fissa Regolo (il piccolo re), configurando ad occhi attenti una tripla “incoronazione” del re dei pianeti alla luminosa stella regale della costellazione del Leone, in abbinamento con gli avvicinamenti tra Giove e Venere. Giove è un astro estremamente visibile: per uno scherzo dell’astronomia proprio attorno al 25-30 dicembre del 2 a.C. invertì il proprio moto rispetto alle stelle fisse più vicine, in pratica “fermandosi” in cielo.

Per un astronomo le osservazioni del 3-2 a.C. furono tra le più appariscenti degli ultimi tremila anni. Più volte i pianeti e la stella regale (Regolo) apparvero “uniti”. Giove alterna un moto verso est nella costellazione del Leone per poi “fermarsi” e procedere in direzione opposta (l’apparenza è dovuta alla Terra, che muovendosi più velocemente di Giove attorno al Sole crea un “effetto sorpasso”). Il movimento retroverso di Giove riporta il pianeta presso Regolo il 17 febbraio del 2 a.C., per poi proseguire verso ovest, fermarsi e riprendere verso est, ritrovando Regolo l’8 maggio (date espresse nel calendario giuliano). Il 17 giugno Venere e Giove, guardando a ovest dalla Persia, sono tecnicamente “congiunti” alla straordinaria distanza di 1/50 di grado e sembrano fusi in un’appariscente formazione luminosa. È una situazione molto particolare e senza precedenti. Avvicinandosi a Giove, Venere ricorda agli osservatori quello che avevano già visto meno di un anno prima.

Giove fu visibile come “stella del mattino” il 12 agosto del 3 a.C. nella costellazione del Cancro, ma dieci mesi dopo è “stella della sera” nella costellazione del Leone, che per le credenze di allora inaugurava l’anno: come se il primo segnale suggerisse la chiusura di un’era e il secondo che stava aprendosene un’altra, mentre la stella (Giove) in quel succedersi di incontri astrali incoronava Regolo, il piccolo re. Dal 23 settembre del 2 a.C. Giove entrò nella costellazione della Vergine. Per gli eruditi astrologi babilonesi, istruiti alle credenze zoroastriane e non ignari delle profezie ebraiche (dopo la deportazione di Nabucodonosor), furono segnali decisivi. Richiamavano al concepimento di una nascente regalità e i Magi non dovevano essere ignari né della profezia delle settanta settimane di Daniele (il periodo più o meno tornava), né del messianismo ebraico, incluso il passo di Numeri 24,17 con la profezia di Balaam.

La via percorsa dai Magi seguendo la stella è quella classica, che risale l’Eufrate per aver acqua e poi scende ad Antiochia o a Damasco, in un tragitto già comune ad Abramo e Giacobbe e più recentemente a Esdra (cap.7). La distanza reale è ben superiore a quella in linea d’aria, il che significa sorbirsi a dorso di cammello dai 1200 ai 1400 chilometri di carovana. Esdra (come si può leggere nel libro omonimo) impiegò quattro mesi, in un trasferimento di massa.

Il viaggio di un manipolo di uomini ben organizzati e spinti dall’urgenza impiegò un tempo inferiore. Quando i Magi giunsero a Gerusalemme, Erode volle conoscere i dettagli di tutta la faccenda e loro glieli spiegarono. L’indagine fu attenta: prima per sapere con esattezza di che cosa si trattasse, poi invitando i Magi ad informarsi accuratamente e a riferire. Nulla è lasciato al caso: deve proprio avere l’aria di trattarsi di un qualcosa di sensato, seppur non banale, ma meritevole di approfondimento.

Giove ha tutte le carte in regola per essere la “stella”, nelle sue combinazioni con Venere e Regolo. È un pianeta “esterno” che ha un periodo sinodico di 398,88 giorni, per 365 dei quali è visibile, finendo poi in ombra, invisibile dalla Terra per circa un mese. Giove procede nel cielo da est a ovest per 278 giorni, mentre per altri 121 inverte il senso apparente di marcia in un moto cosiddetto retrogrado rispetto allo sfondo di stelle fisse, eseguendo una sorta di traiettoria “a nodi”.

Nell’agosto del 3 a.C.  Venere transitò dapprima su Giove e quindi su Regolo. Fino all’agosto dell’1 a.C. Giove incontrò più volte in modo ravvicinatissimo Venere. La congiunzione più eclatante si ebbe nel giugno del 2 a.C. (data associabile alla nascita di Giovanni il Battista) quando Giove e Venere sembrarono fondersi in cielo (con un telescopio sarebbe parso una specie di “otto” luminoso). Il moto retrogrado di Giove nel 3 a.C. fu nella costellazione del Leone dalla fine di novembre alla fine di marzo, mentre nel 2 a.C. nella costellazione della Vergine dalla fine di dicembre alla fine di aprile.  Giove, esterno rispetto alla Terra nel suo orbitare attorno al Sole in quel frangente configurò una sorta di danza attorno a Regolo.

Quando i Magi giunsero a Betlemme osservarono Giove “fermarsi” (fine dicembre del 2 a.C.) ovvero cambiare il senso di marcia nel cielo. Possiamo comprendere il loro entusiasmo. La rivelazione di Dio, un Dio che fa le cose nella grazia che concede, apriva alla loro ricerca un orizzonte nuovo: quello della fede.