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GERMANIA

I conservatori scelgono il modello "Tea Party"

Delusi dalle derive progressiste
della CDU di Angela Merkel, preparano un'opposizione di popolo simile
a quella che sta cambiando gli Usa.

Attualità 20_05_2011
Linkstrend stoppen

Alla fine, dopo un accesso dibattito, gli scontenti dell’attuale linea politica della CDU tedesca hanno scelto, per ora, di non fondare un nuovo partito. È questo il risultato del “primo congresso dei conservatori” svoltosi a Berlino il 7 maggio scorso e promosso dal movimento “Linkstrend stoppen” (“Fermare la tendenza di sinistra”, www.linkstrend-stoppen.de).

Nell’incontro berlinese, il cui principale promotore è stato l’avvocato Friedrich W. Siebeke, i partecipanti si sono chiesti anzitutto se il partito della cancelliera Angela Merkel sia ancora da salvare, ma soprattutto hanno cercato di capire in quale modo il movimento conservatore che si sta formando dal basso, similmente al “Tea Party” americano, potrà riuscire ad incidere sull’opinione pubblica e sulla politica tedesche.

I conservatori si sono dunque interrogati circa il modo per poter tornare a rappresentare quella “maggioranza silenziosa” che oggi non crede più nella CDU (la percentuale di voti al partito è scesa rapidamente da oltre il 40 al 30%), in quanto non diversa, nelle proposte politiche, dalla SPD, e che finisce addirittura, non avendo alterativa, con l’astenersi dal voto. A prendere la parola a Berlino, tra gli altri, la giornalista Heather De Lisle, esperta del “Tea Party” d’oltre oceano, la quale ha sottolineato come il movimento formatosi negli USA debba molto del suo successo ad una riuscita operazione di marketing, poiché è questo che viene richiesto oggi alla politica, se si vuole essere ascoltati. «Le organizzazioni conservatrici tedesche«, ha suggerito la DeLisle, «dovrebbero diventare più attraenti e dinamiche, così da migliorare la loro immagine esterna».

Quanto accaduto con il “Tea Party”, ha aggiunto la giornalista ospite, ha dimostrato come la rassegnazione o la tentazione di fondare un nuovo partito destinato a restare di piccola dimensioni siano battibili solo attraverso la creazione di un movimento di base capace di incidere sul corso del partito di riferimento dei conservatori. A proposito della CDU, tutti gli interventi si sono soffermati sulla necessità di recuperare il valore del fattore “C” (cristiano).

Altro intervento significativo è stato quello del politologo Klaus Motschamann, che ha dettagliato la “lunga marcia nelle istituzioni” e la capacità di influenzare oggi l’opinione pubblica e la politica da parte degli ex sessantottini. «Sono arrivati talmente in alto», ha detto il berlinese, «che sono loro a decidere che cosa sia politicamente di destra e questo loro potere determina una paralizzante insicurezza, al punto da bloccare i dibattiti sui problemi della società». E qui Motschmann non ha potuto non citare la carenza di confronto sul tema del fallimento della politica migratoria e del modello multikulti tedesco. Tanto che su questo tema ci sono volute le provocazioni di un importante esponente della SPD, l’ex ministro delle finanze del Land di Berlino Thilo Sarrazin, per aprire gli occhi a molti.

Il palco del congresso berlinese è stato anche l’occasione per la riapparizione pubblica, con relativo intervento, di Martin Hohmann, già deputato della CDU, espulso nel 2003 dal partito a causa di una interpretazione in senso antisemita di un suo discorso (su questa vicenda Friedrich W. Siebeke ha scritto un libro intitolato significativamente "Il caso Hohmann. Un Dreyfus tedesco"). In un suo discorso orale del 3 ottobre di quello stesso anno era contenuta la seguente frase: «Né quello tedesco, né quello ebreo sono popoli carnefici». Dopo vari passaggi via Internet quella frase venne trasformata in un titolo televisivo indicante l’esatto contrario: Un deputato della CDU dà dei carnefici agli ebrei.

Da quel momento, come accaduto alcuni anni fa anche per la conduttrice televisiva Eva Herman, contro Hohmann venne montata una campagna diffamatoria il sui esito fu la sua espulsione dal partito. Dopo aver ascoltato Hohmann concludere il proprio intervento con un richiamo a Dio, famiglia e patria («Secondo la mia convinzione questa triade è la chiave per sanare non solo la CDU ma l’intero nostro Paese») i circa duecento congressisti presenti si sono pronunciati affinché gli organi preposti lavorino per il reintegro dell’ex deputato cristiano-democratico. Se accadesse, sarebbe senz’altro un importante segnale in controtendenza rispetto all’attuale linea politica della CDU.