Hong Kong, Carrie Lam premier servitrice di due padroni
Un audio rilasciato dall’agenzia di stampa Reuters, rivela informazioni importanti che ci permettono di capire quello che sta succedendo in Hong Kong. Carrie Lam, capo dell'esecutivo (equivalente del premier) ammette di aver commesso errori imperdonabili. Ma di non potersi dimettere. E' al servizio di Pechino oltre che del suo popolo.
Un audio rilasciato dall’agenzia di stampa Reuters, rivela informazioni importanti che ci permettono di capire quello che sta succedendo in Hong Kong in modo più profondo e accurato. In questo audio si ascolta il capo dell’esecutivo parlare a porte chiuse con un gruppo di business leaders pochi giorni fa, ammettendo che per quello che ha fatto (tentare di introdurre una legge sull’estradizione che avrebbe permesso la consegna di fuggitivi da Hong Kong alla Cina) non c’è perdono, visto il gravissimo squilibrio sociale che questo ha provocato nella ex colonia britannica.
Carrie Lam ha ammesso che per una cosa del genere ci si dovrebbe dimettere, se le fosse possibile (ed evidentemente non lo è). Nell’audio è possibile ascoltare Carrie Lam sull’orlo del pianto, anche quando racconta che questa situazione l’ha portata a vivere come una reclusa, in quanto la sua presenza ovunque porterebbe una folla inferocita pronta a contestarla. Ha confessato che oramai i suoi poteri sono “molto, molto, molto limitati”, in quanto tutta la questione si pone al livello di sicurezza nazionale.
Da un altro lato, le sue parole sembrano scongiurare la possibilità di un intervento militare da parte di Pechino perché sarebbe una catastrofe per Hong Kong ma anche per la Cina. Non converrebbe alla Cina di doversi trovare nella situazione in cui tutto il mondo la condannerebbe per qualunque tipo di intervento si volesse fare nella SAR (Special Administrative Region), come viene chiamata Hong Kong. Pur se l’istinto potrebbe essere quello di reprimere, gli svantaggi sono certamente più alti dei vantaggi. L’audio ci consegna l’immagine di una leader che, come dice lei, “deve servire due padroni”, Pechino e il popolo di Hong Kong, e quindi tirata da due parti ma senza l’effettiva possibilità di fare qualcosa per cambiare la situazione. Ha detto che a livello politico non può fare niente. Ha anche affermato che i festeggiamenti per il primo ottobre, 70 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, saranno in tono minore, visto le sicure proteste che ne verranno.
L’audio mette tristezza ma certamente fa luce sulla reale situazione, quella della rappresentazione di un sistema democratico che non si riflette però nella realtà, una specie di illusione di democrazia a cui ora ci si ribella con una disperazione ed una violenza che non può portare nulla di buono. Hong Kong sembra sempre di più alla deriva, e speriamo nel buon senso politico dei signori di Pechino che sapranno capire che se perde Hong Kong, perdono tutti.