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DARE A DIO QUEL CHE È DI DIO

Ho fatto obiezione di coscienza: sono andato a Messa

Avvalendomi di quanto è concesso dalla nostra Costituzione, mi sono avvalso della facoltà di appellarmi all’obiezione di coscienza e ho partecipato fisicamente a una Santa Messa cattolica. È un atto di obiezione a un'operazione che sfrutta l'emergenza per promuovere un'agenda fortemente anti-cattolica

Editoriali 05_05_2020
Eucaristia

Avvalendomi di quanto è concesso dalla nostra Costituzione (secondo l’interpretazione dei migliori costituzionalisti), mi sono avvalso della facoltà di appellarmi all’obiezione di coscienza e ho partecipato fisicamente ad una Santa Messa cattolica (neppure sotto tortura dirò il luogo, il nome del sacerdote officiante e la diocesi in cui il fattaccio è avvenuto), ricevendo finalmente l’Eucarestia sotto la specie del Pane. Confesso a te e ai tuoi lettori questa mia decisione, in attesa, quando si potrà, di confessare ad un prete cattolico questo grave peccato: avere partecipato ad una Messa cattolica (e speriamo che il sacerdote mi assolva).

In verità, si è trattato di un atto di obiezione di coscienza del tutto particolare, perché esso è nato dal desiderio di obbedire due volte al Santo Padre. In primo luogo, ho partecipato fisicamente al sacrificio di Cristo perché non vorrei essere eretico, Dio me ne guardi. Infatti, durante l’omelia del 17 aprile, Papa Francesco ha detto: “Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì è intima, è personale ma in comunità. Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il Pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa. Può diventare una familiarità – diciamo - gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio. La familiarità degli apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il Pane”. Ecco, ho partecipato fisicamente alla S. Messa perché non voglio diventare gnostico. E’ notorio che  la libertà è come i muscoli: se non la si usa si atrofizza. Penso che ciò valga anche per la fede: se si persiste nel non usare la via comunitaria e sacramentale, anche la fede può atrofizzarsi ed io non voglio che ciò accada.

In secondo luogo, dovendo dare a Dio quel che è di Dio ed a Cesare quello che è di Cesare, penso di avere obbedito anche alla seconda raccomandazione fatta dal Papa pochi giorni dopo e cioè quella di seguire le indicazioni delle autorità civili, imposte per motivi di sanità. Infatti, durante quella messa eravamo tutti bardati come Conte comanda (e non come lui stesso spesso si comporta) e cioè tutti i fedeli presenti erano muniti di mascherina ed erano lontani molto più di un metro gli uni dagli altri. Quando il sacerdote ha posato il Pane nella mia mano, la distanza tra le due mani era molto più grande di quella normalmente esistente tra la mano di un cliente e di una  cassiera di un supermercato oppure di quella tra un cliente ed un edicolante. Tutto secondo le regole. Sfido chiunque a definire “assembramento” l’insieme delle persone radunate in quel luogo sacro, persone che, al termine della Messa, si sono allontanate una per una a distanza regolamentare. Naturalmente, durante la S. Messa non è stato scambiato il segno di pace, neppure a distanza. Insomma, noi fedeli abbiamo attuato molto rigorosamente le regole che Conte&C, con provvedimenti per lo più illegittimi e con pieni poteri che nessuno gli ha dato, ha imposto a tutti. Ma con queste stesse regole, chissà perché, i fedeli non dovrebbero partecipare ad una Messa (mentre si può partecipare disordinatamente a manifestazioni per il 25 aprile ed i giornalisti, a Genova, possono ammassarsi per osannare il Premier). Quindi, per ragioni di giustizia e di buon senso, non mi è rimasto altro che attuare l’obiezione di coscienza.

La cosa che più mi offende è che Conte&C trattano il Popolo di Dio come un qualunque centro sociale, che, di solito, deve essere governato con il ricorso alla forza. Il popolo cattolico è un popolo educato e molto mite (a volte troppo). E’ un popolo che sta alle regole una volta chiaramente definite: ed allora perché trattarlo come un popolo di analfabeti e di barbari? Penso che vi siano tante ragioni per questo atteggiamento incomprensibile delle autorità civili attuali. I divieti posti ai fedeli sono così senza senso ed offensivi che sono spiegabili solo sulla base di un grave preconcetto ideologico, sostanzialmente nemico della presenza cattolica nel nostro Paese e che ha radici lontane. Ogni emergenza causata da disastri, infatti, viene usata dai laicisti sfegatati per cercare di distruggere le tradizioni cattoliche. Durante il terremoto del Friuli, le sinistre si stavano opponendo alla ricostruzione delle chiese cattoliche distrutte. La crisi ecologica di Seveso venne usata per accelerare l’introduzione dell’aborto legale in Italia. Oggi, questa emergenza viene usata da Conte&C per allontanare di fatto i fedeli dalla essenziale vita sacramentale. In parole povere, l’attuale governo sta mettendo in atto una pesante operazione anticattolica. Ma c’è anche altro: gli attuali tre o quattro commissari ed i circa 470 “esperti”, assunti da questo governo oltretutto di incapaci, non conoscono per nulla la realtà della Chiesa. Colao, che pare essere il commissario dei commissari, non vive neppure in Italia, vive a Londra e da lì vorrebbe governare una realtà che evidentemente non conosce. Penso che Colao non sappia nemmeno che cosa avviene durante una Santa Messa cattolica: se lo sapesse, non contribuirebbe ad assumere, insieme agli altri tecnici “esperti”, decisioni così irrazionali e ingiuste. E’ drammatico: siamo governati da persone troppo lontane dal popolo vero e senza nessun vero rispetto per la Chiesa  per potere assumere decisioni giuste. L’obiezione di coscienza, quindi, è più che legittima, almeno per me.

Caro direttore, non avrei mai pensato di dovere partecipare clandestinamente, nella cattolica Italia, ad un messa cattolica, esattamente come in tanti Paesi liberticidi. Ma forse dimenticavo che il nostro è un ex Paese cattolico, che può permettersi di violare palesemente l’articolo 19 della Costituzione ed il Concordato ancora vigente. Quando si comincia ad attaccare la libertà religiosa, tutte le altre libertà sono in pericolo.