Guappo di Stato
Ricciardi dopo lo svivolone si giustifica sul giornale dei Vescovi. E fa un disastro.
In un paese normale una persona come Walter Ricciardi (professore, dottore… boh… scegliete il titolo che preferite) sarebbe cacciato a pedate da ogni tipo di assemblea consultiva e deliberativa, fosse anche solo quella di condominio.
E non perché l’altro giorno ha detto una bestialità (“se aumentano i contagi niente elezioni”) che poi lo ha fatto tornare indietro sui suoi passi. Ma perché la sua superbia gli ha fatto reiterare la convinzione di sentirsi come il Marchese del Grillo. Complice, tra l’altro, il giornale dei vescovi che ha dato voce a quello che altri non è che un semplice consulente del ministro della Salute Speranza, il quale si gioca con la Azzolina la palma di ministro più fallimentare del governo Conte secondo. (Come? Ah, sì, ma la Bonetti - Famiglia - è uscita dalla competizione per manifesta superiorità).
Dunque, il giorno dopo il fattaccio, Ricciardi viene ospitato da Avvenire ben lieto di spiegare che «sono stato frainteso». E che cosa fa l’ex comparsa di Mario Merola? Nega di aver detto quello che invece ha detto e cioè che se i contagi dovessero aumentare non potremmo andare al voto. Qui c’è il video con le sue dichiarazioni, per chi ancora non ci crede. Cioè, ha negato di aver detto quello che ha detto e ha cercato anche di spiegarlo a noi poveri imbecilli col tono dell’”Io sò io e voi non siete un cazzo”.
Ciò che è sconcertante è che per non dover chiedere scusa per una frase dal sen fuggita che un consulente non può nemmeno permettersi di pronunciare (un consigliere che decide quando è il caso di spostare un diritto costituzionale, ma dove siamo?) ha addirittura usato l’infodemia e con gran sfoggio da primo della classe ha dato la colpa ai giornali per il can can suscitato dalle sue parole: “Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili”, ha scritto sfogliando la Treccani nell’incipit dell’articolo su Avvenire, dove è corsivista fisso. A parte che le fonti sono individuabilissime dato che con Ray Play puoi rivederti sempre tutto. E poi non possiamo non notare l’utilizzo di un neologismo creato ad hoc in questa pandemia, un po’ come la parola omofobia, per spaventare e intimidire. Parole minatorie che non vogliono dire nulla e che non sono indicative di nulla, ma il cui significato è definito da chi le usa.
Un disastro: per il governo che si appoggia a questo guappo impertinente e per Avvenire che gli dà anche voce. Come? Guappo non piace? Per la verità la parola è nel titolo del film con il re della sceneggiata napoletana in cui vediamo Ricciardi come comparsa. Il suo nome era relegato nelle patrie cineteche prima che ci venisse consegnato come super mega maxi esperto di Stato. E poi, visto che siamo in vena di Treccani, allora: “Guappo: Persona sfrontata e arrogante”. Scanzateve tutt e'quant: sui casting Mario Merola ha sempre avuto occhio.