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STRATEGIE

Grillo trionfa ma lui vuole perdere. Ecco perché

I sondaggi lasciano il tempo che trovano tuttavia fotografano gli umori dell’opinione pubblica. L’ultimo, diffuso da Agorà-Rai Tre, accredita il Movimento Cinque Stelle di un 27,5% (più 1,1% in una settimana), a fronte di un Pd che scende dal 34 al 33,8%. Anche la Lega perde lo 0,7%. Tuttavia…

Politica 11_11_2015
Beppe Grillo, leader del M5 Stelle

I sondaggi lasciano il tempo che trovano perché le elezioni politiche non sono vicine. Tuttavia, fotografano gli umori dell’opinione pubblica e orientano le scelte dei partiti. L’ultimo in ordine di tempo, diffuso da Agorà-Rai Tre, accredita il Movimento Cinque Stelle di un 27,5% (più 1,1% in una settimana), a fronte di un Pd che scende dal 34 al 33,8%. Anche la Lega perde lo 0,7%, il che è significativo, proprio alla vigilia della manifestazione di Bologna, che si è tenuta domenica. L’avanzata grillina sembra inarrestabile, favorita dalle tensioni a sinistra e a destra e dalla voglia di cambiamento che serpeggia nel Paese e che solo in parte risulta soddisfatta dall’attuale governo.

Ma il fenomeno pentastellato merita una riflessione approfondita. Come ha commentato acutamente un sondaggista, il Movimento Cinque Stelle è un movimento nuovo con un leader vecchio, mentre il Pd appare un partito vecchio, ma con un leader nuovo. É questo incrocio di situazioni che tende a polarizzare sempre più la dialettica politica tra centrosinistra e grillini, isolando e frantumando progressivamente un centrodestra a trazione leghista, al di là dell’unità mostrata nel capoluogo emiliano. Eppure questa appare forse la fase meno brillante del Movimento Cinque Stelle, con primarie comunali assai contestate e dichiarazioni dell’ex comico leader del Movimento ai limiti del masochismo.

Domenica si sono tenute le “comunarie” a Milano e ha prevalso Patrizia Bedori, cinquantaduenne disoccupata. A eleggerla solo trecento militanti, il che depotenzia di molto la sua investitura. Perché in questo caso si è deciso di non promuovere una consultazione in Rete e si è optato per una votazione opaca, con seggi blindati e pochi dati ufficiali? Non è che Grillo queste elezioni non vuole vincerle, né a Milano né a Roma, proprio per presentarsi ancora “vergine” o quasi alle politiche del 2018 e giocarsi tutte le sue carte nella conquista di Palazzo Chigi? Già a Roma il leader del Movimento dichiarò masochisticamente nei giorni scorsi di non poter promettere nulla di buono, in caso di conquista del Campidoglio, ma solo sacrifici, tagli e cure “lacrime e sangue”. Non proprio un proclama di ottimismo, anzi quasi un messaggio subliminale del tipo: «Non vi conviene votarci».

Le procedure seguite per incoronare il candidato sindaco di Milano sembrano confermare questa sensazione di parziale disimpegno. É vero che quando i grillini espugnarono Parma lo fecero con un volto assolutamente nuovo come Pizzarotti, ma in quella circostanza l’ascesa del Movimento Cinque Stelle fu vissuta più che altro come una liberazione da chi aveva portato l’amministrazione cittadina al fallimento. Il capoluogo lombardo, invece, esce da un periodo tutto sommato positivo, coinciso con il trionfo di Expo e i numerosi tentativi di Renzi e di parte del Pd di convincere Pisapia a ricandidarsi. Una spallata grillina non sembra, quindi, ora come ora, nelle corde della maggioranza dei milanesi. 

Tornando alle “comunarie”, le accuse di scarsa trasparenza non hanno riguardato solo Milano. Strascichi hanno avuto quelle consultazioni anche a Trieste, dove Sabrina Sabia è stata accusata di aver improvvisato una votazione per farsi eleggere candidata sindaco da sole 26 persone. Alcuni esponenti del Pd hanno preso la palla al balzo e si sono tolti qualche sassolino dalla scarpa. In passato molte elezioni primarie dem erano state inquinate da brogli, il che aveva tolto credibilità anche ai loro esiti. Il caso più eclatante fu quello di Raffaella Paita, vincitrice delle primarie liguri contestate da Cofferati, che poi si vendicò facendo perdere la coalizione di sinistra e di fatto favorendo l’ascesa del forzista Giovanni Toti. 

«La scelta dei candidati 5 stelle a Milano è un mistero inglorioso», ha tuonato la deputata Pd Simona Malpezzi.  «Zero trasparenza, seggi blindati senza sapere chi e quanti abbiano partecipato a quella che ha l’aspetto di una selezione per entrare in una setta. Come al solito, l’ennesima farsa contrabbandata per democrazia». Una frase che interpreta un sentire assai diffuso e che getta molte ombre sulla democrazia interna al Movimento Cinque Stelle, meritevole di selezionare la classe dirigente dal basso e non per cooptazione, ma assai carente nella trasparenza delle procedure e nella definizione di criteri certi e affidabili per le sue consultazioni.