Grillo crede alle rinnovabili, quando il resto d'Europa...
Il MoVimento 5 Stelle annuncia il dibattito sul suo nuovo programma, a partire dalla politica energetica. A giudicare da quel che dice Beppe Grillo, le conclusioni sono già tratte: basta energie fossili, sì alle rinnovabili. E' per ora in linea con gli obiettivi della Cop21. Ma la rotta, nel resto del mondo, inizia a invertirsi.
Novità in arrivo nel dibattito sulla politica energetica in Italia e sul cambiamento climatico. Il MoVimento 5 Stelle, in vista della prossima campagna elettorale, pone al primo punto in agenda proprio l'energia e dà inizio al dibattito fra i suoi militanti sul Web, sulla sua piattaforma Rousseau. Il momento sembra il più propizio: con la firma ancora fresca dell’accordo Cop21 di Parigi, la lotta al cambiamento climatico è una priorità mondiale. Così sembra. Ma non è del tutto vero, perché già si registrano ovunque, dagli Usa alla Cina, passando per l’Europa occidentale, vari segnali di inversione di tendenza.
E’ lo stesso Beppe Grillo ad annunciare l'inizio del dibattito sul programma: “Allora fatevi una domanda: un barile di petrolio costa 50 dollari, un barile di Coca Cola costa 350 dollari. Secondo voi è una cosa normale? Secondo voi è un'economia razionale? Intelligente? Di buon senso? Che cosa c'è sotto che vogliono ancora ripristinarci il petrolio, il gas, il carbone.” (sic!). Un po’ tirato per i capelli questo accostamento fra due beni così differenti. Ma è comunque un pretesto per dare addosso al petrolio, visto come una delle tante energie fossili da lasciare sepolte sotto terra. Idem dicasi per il carbone. Stesso ragionamento per il gas, che pure è pulito: “Siamo veramente al Paleolitico ancora. Per fare una casa oggi la fai in maniera che fa energia e non la consuma. Non hai bisogno di fare centrali a carbone, centrali a turbogas. Si importa gas, si fanno gasdotti che arrivano dal Turkmenistan e passano sotto gli ulivi millenari della Puglia, il paradiso terrestre mondiale, per arrivare a Brindisi e poi dare il gas in Austria. Ma stiamo scherzando? Questi sono fossili che ragionano come fossili”. A giudicare dall’invito di Grillo al dibattito, pare proprio che le conclusioni siano già tratte. E sono: niente energie fossili, solo rinnovabili.
Con una visione utopistica del futuro degna di un Karl Marx d’annata, Grillo ritiene che: “La nostra filosofia dovrebbe essere 2-20-20. 2: passare a un consumo medio di energia che è 6 kilowatt la media europea a 2, con l'efficienza e con le tecnologie. Ci lavorano i più grandi politecnici d'Europa, da 6 kw a 2 kilowatt. Poi da 40 tonnellate pro capite di materiale che consumiamo a 20 tonnellate, e da 40 ore di lavoro a 20 ore di lavoro. Questi tre pensieri sono tre pensieri per effettuare il cambiamento del mondo, sono mezzi per arrivare un tipo di società dove il lavoro pesante lo fa la macchina, dove io ho più ho più tempo libero e liberato dal lavoro, dove lavorano i robot e io posso dedicare tempo alla mia famiglia, leggermi un libro, agli amici, alla mia vita. Vogliamo mettere la vita delle persone al centro. E per fare questo bisogna fare un cambio di pensiero, di energia”.
Il sogno di Grillo è in linea con quello delle cancellerie europee. La sua utopia è in linea con gli obiettivi fissati dalla Cop21. Gli accordi firmati a Parigi, infatti, mirano al contenimento dell’aumento della temperatura terrestre a 2 gradi Celsius, ma invita anche tutti i paesi ad impegnarsi per contenerlo a 1,5 gradi Celsius (dando per scontato che sia l’attività umana a provocare il riscaldamento globale). Un contenimento dell'aumento di temperatura di questa portata implicherebbe il quasi completo azzeramento delle emissioni di Co2 (un abbattimento del 96%) entro il 2050. Vuol dire rivoluzionare completamente il modo di produrre energia, non solo nella verde Europa, ma in tutto il mondo, Cina e India incluse. E’ chiaro che, tenendo presenti questi obiettivi, Grillo cessa di essere un sognatore, ma diventa un coerente discepolo della filosofia dominante in campo energetico. Considerando che il governo Renzi è un firmatario dell’accordo e ne è un convinto sostenitore, si può dire che il MoVimento sia più realista del re.
Ma qualcuno crede seriamente agli accordi di Parigi? A giudicare dai programmi elettorali delle nuove classi dirigenti europee, parrebbe proprio di no. In Germania, tanto per cominciare, il partito conservatore (la Cdu di Angela Merkel) propone, in campagna elettorale, di tagliare i sussidi alle aziende che producono energia rinnovabile. Senza sussidi, è ancora difficile che le nuove energie pulite possano sopravvivere nel mercato libero, visto il rapporto ancora sfavorevole fra costi e produzione energetica. L’altra potenza europea occidentale, la Francia, vede come favorito alle prossime elezioni François Fillon. Anch’egli è un convinto sostenitore di un’energia pulita: quella nucleare. Nel suo programma, il candidato gollista propone un rilancio dei programmi atomici. I pentastellati, anti-nuclearisti convinti, non vogliono neppure prenderlo in considerazione. In un altro paese “pulito” in cui le elezioni si terranno a breve, l’Olanda, tutti e sette i partiti in lizza presentano programmi in cui gli obiettivi energetici sono molto meno ambiziosi rispetto a quelli suggeriti dalla Cop21: una riduzione media di emissioni pari al 12% entro il 2030, invece del 47% indicato come obiettivo intermedio. Per i sostenitori delle fonti rinnovabili, non è di incoraggiamento la prossima strategia energetica lanciata dalla Commissione Europea, “Energia pulita per tutti gli europei”. Secondo anticipazioni diffuse dal quotidiano britannico Guardian, le rinnovabili non avranno più la priorità di accesso alle reti. Secondo Greenpeace, la nuova strategia comunitaria “tira il freno” sulla promozione dell’energia verde, mentre “distribuisce soldi (sussidi, ndr) alle centrali a carbone”. Il coordinamento Free Fonti Rinnovabili parla addirittura di un “mercoledì nero delle rinnovabili e dell’efficienza energetica in Europa”.
Fuori dall’Europa, le indicazioni di tendenza sono ancor più contrarie ai desiderata della Cop21. Barack Obama, il suo principale sponsor mondiale, non sarà più presidente da gennaio e la sua successione finisce con la sconfitta di Hillary Clinton. Uno dei punti in programma di Donald Trump è proprio quello di stracciare gli accordi di Parigi. Gli ambientalisti americani stanno cercando di fargli cambiare idea: la figlia Ivanka è sostenitrice delle tesi sulla lotta al riscaldamento globale e, probabilmente proprio tramite la figlia, Al Gore (ex vicepresidente e paladino della causa a livello mondiale) ieri ha incontrato il presidente eletto nella sua Trump Tower di New York. Difficile, però, che il prossimo inquilino della Casa Bianca cambi drasticamente rotta dopo una campagna elettorale in cui ha definito lo stesso concetto di “riscaldamento globale” come una “truffa” “creata dai cinesi per rendere meno competitivo il mercato energetico americano”. I cinesi, che hanno sempre sostenuto l’opposto (cioè che siano gli europei e gli americani ad aver creato l’allarme del riscaldamento globale per impedire alla Cina di emergere), stanno anch’essi dimostrando di non prendere sul serio le indicazioni della Cop21. Scavano intensamente nuove miniere di carbone. E questo in un paese che è la principale fonte di emissione di Co2 in tutto il mondo, soprattutto a causa delle sue centrali a carbone.
E’ probabile, insomma, che il programma dei pentastellati sia talmente avanti da risultare fanalino di coda: se il resto del mondo inverte la rotta (anche se non ufficialmente), Grillo rimarrà l'unico a credere nella rottamazione delle energie fossili?