Gridiamo il Vangelo, la vita di fede spiegata da Comastri
Dal significato di Cristo Risorto nella nostra vita al disegno divino sulla famiglia. Raccolti in un volume, Gridiamo il Vangelo, i testi delle omelie del cardinale Angelo Comastri sui Vangeli festivi dell’anno liturgico in corso. Uno strumento prezioso per sacerdoti e laici per meditare sulla Parola che salva.
«Quando predichi, ricordati che la tua vita parla più forte delle tue parole. Se la tua vita smentisce le tue parole, la gente guarderà la tua vita e non ascolterà le tue parole. E porta sempre un esempio concreto: l’idea facilmente si dimentica, mentre l’esempio resta impresso nella memoria. E poi: prega e preparati bene! Se ti prepari, dici cose sensate…e sei breve!». Fa tesoro di quanto gli disse un giorno confidenzialmente Santa Madre Teresa di Calcutta il cardinale Angelo Comastri nel suo recente volume Gridiamo il Vangelo (Palumbi 2021, pp. 480), che raccoglie i testi di tutte le omelie sui Vangeli festivi dell’anno liturgico C in corso, il quale riprende principalmente il Vangelo secondo Luca.
Si tratta di testi ancorati alla Parola di Dio e legati alla pastorale, che nascono dal cuore e dalla sapienza teologica di un cardinale molto amato dai fedeli e ammirato per la sua capacità oratoria, capace di parlare ai colti come ai semplici. Le sue omelie si rivelano infatti come un prezioso strumento particolarmente utile tanto per i sacerdoti per la preparazione delle omelie festive, quanto per i laici che desiderino approfondire e meditare la Parola che salva. «Gesù ha scelto come collaboratori gli uomini meno idonei al successo. Ha scelto un pugno di pescatori, gente che non contava socialmente e li ha invitati per le strade del mondo per un’avventura che, umanamente parlando, era destinata a sicuro fallimento. Invece, questi uomini hanno scosso le fondamenta dell’impero romano, hanno affrontato persecuzioni, e hanno versato il sangue senza paura…e hanno vinto i loro persecutori. Tutto questo è stato possibile soltanto perché Gesù è Dio», scrive Comastri relativamente al cuore della proposta cristiana.
Egli avverte del rischio da parte dell’uomo «di fare di Dio una pericolosa caricatura», mentre ricorda che «Dio non è soltanto l’infinitamente grande, ma è anche l’infinitamente felice e l’infinitamente buono e gioisce nel condividere con qualcuno la Sua gioia». Di qui egli richiama, nell’omelia del Battesimo di Gesù, il valore dell’esempio nella trasmissione della fede: «La famiglia e soltanto la famiglia può ridare vita e ossigeno al Battesimo dei bambini. Oggi le nostre famiglie offrono un clima di esempi, in cui i figli possono percepire la bellezza della vita battesimale? Nei genitori si vede una via da seguire o si vede soltanto un cristianesimo esteriore contraddetto dalla vita di ogni giorno?». Così se da un lato ricorda in proposito che il Battesimo è «il dono della vita di Dio messo dentro la nostra libertà perché lo accolga o lo lasci crescere»; dall’altro cita quanto constatato con amarezza dal cardinale Suenens: «Mi tormenta che noi abbiamo tanti battezzati, ma pochi cristiani».
Nell’omiletica del cardinal Comastri si ritrovano suggerimenti e provocazioni per scuotere il torpore dei fedeli, e soprattutto tanti fatti concreti e aneddoti innestati in un cristianesimo che si fa carne ogni giorno nelle membra della Chiesa. Sul Vangelo che apre il tempo di Quaresima, Comastri cita il biblista Rinaldo Fabris: «Il racconto delle tentazioni è un Vangelo in miniatura, nel quale sono drammatizzate le scelte fondamentali di Gesù». Rispetto alla parabola del Padre misericordioso, in relazione alla reazione del secondo figlio nei confronti del fratello ritornato sui propri passi, sottolinea: «Questo figlio rappresenta i falsi buoni, i falsi amici di Dio, i falsi adoratori di Dio; coloro che non si convertono ai sentimenti di Dio». Allo stesso modo ricorda che «Dio è felice di perdonare quando trova un cuore pentito».
Parole poetiche e vere quelle pronunciate da Comastri in calce all’omelia della Domenica delle Palme che apre la Settimana Santa, «storia di un amore sanguinante» mediante la quale «Cristo ci risponde con la sua passione e ci rivela chi siamo noi e chi è Dio». Riguardo al mistero pasquale della nostra salvezza il cardinale toscano proclama con forza: «La Pasqua non è dietro a noi, ma davanti a noi. Cristo Risorto: in Lui abbiamo riconosciuto la risposta di Dio alle ferite di angoscia, di nostalgia, di paura, di debolezza, che sono nel cuore di ogni uomo». Di qui l’invito a «gettare semi di risurrezione dove viviamo, seminando la bontà intorno a noi e in mezzo a noi, anticipando il trionfo finale della bontà con piccoli gesti di bontà, di perdono, di generosità senza meschini calcoli umani. Cominciando dalla nostra famiglia e dal nostro ambiente quotidiano di vita». E ciò per contrastare «il primato del benessere senza anima, il primato degli omicidi, il primato dei suicidi, il primato della droga, il primato degli aborti, il primato dei divorzi, il primato della frivolezza» che ci rende «i primi in graduatoria nella tabella dell’egoismo»; per combattere solitudine, tristezza e nevrosi che testimoniano proprio che «non ci manca qualcosa, ma Qualcuno», in quanto solo «se si vive donando se stessi, la vita acquista un sapore nuovo».
Alla luce di tali considerazioni e nella prospettiva del dono della propria vita, è necessario riscoprire tanto la bellezza del disegno divino sulla famiglia, nella consapevolezza che «paternità e maternità sono due modi che Dio ha scelto per presentarsi al mondo», quanto «gettare ogni giorno un seme di bontà per preparare la primavera del mondo». Per far questo non basta la buona volontà, occorre anche e soprattutto lasciar operare la grazia di Dio in noi. Lo sapeva bene anche Chesterton, il quale afferma con l’ironia che lo contraddistingue: «Essere buoni è un’avventura ben più grande e ben più ardita che fare il giro del mondo con una barca a vela».