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il retroscena

Green pass permanente, l'imboscata del deep state sanitario

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Dietro il green pass permanente inserito nel Pnrr, non c'è una volontà politica, ma la pressione del deep state dei funzionari della Salute, prono a Ue e Oms. Il ministro Schillaci, che è un tecnico, l'ha tolto, ma solo dopo che politici della maggioranza (Borghi e Gemmato) hanno svelato l'imboscata.

Attualità 07_03_2024

La notizia dell’inserimento nel decreto sul PNRR del green pass permanente o green pass globale per future pandemie, poi ritrattata dal ministro della Salute Orazio Schillaci, non è un bel segnale.

In questa partita c’è un aspetto inquietante che dovrebbe farci riflettere su come “gira” la politica oggi ed è un aspetto che rimanda direttamente a quel sottobosco di tecnici e funzionari che con ogni probabilità hanno inserito con la loro manina quella che è solo una raccomandazione dell’Ue sotto l’egida dell’Oms.

Prova ne è il fatto che non appena la notizia ha cominciato a girare sui social, la politica, attraverso il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha provveduto a congelare l’inserimento specificando che il decreto dovrà essere approvato dal Parlamento e dunque è in quell’occasione di riconversione che il green pass permanente verrà cancellato.

Che ci sia stato lo zampino di qualche tecnico solerte, probabilmente nostalgico della gestione Speranza, lo lascia intendere anche il senatore Claudio Borghi che si è adoperato per chiedere spiegazioni al titolare del ministero e ottenere così la cancellazione.

«Di certo se ne avesse avuto intenzione (Schillaci ndr) non l'avrebbe incenerito al volo (il green pass ndr.) dopo un semplice mio interessamento -ha scritto in un post su X -. Il fatto è che in una legge tutti inseriscono roba e non avere un politico ma un tecnico in un ministero comporta che non si accorge quando certe cose sono magari ai suoi occhi formalmente sensate ma non lo sono per pregresse posizioni politiche. Il passaggio in Parlamento serve appunto a questo. So che dopo troppi anni di tecnici e di governissimi ci si disabitua a queste cose ma dovrebbe essere la normalità in un sistema parlamentare».

Lo stesso Borghi, parlando con la Bussola, ha ricordato che «all’interno di tutti i ministeri ci sono gli uffici che si adeguano alle raccomandazioni (in questo caso dell’Oms e dell’Ue), quindi in fase di scrittura non è stato intercettato l’aspetto di potenziale sensibilità».

Della serie: i tecnici eseguono, i politici interpretano. Quello che è successo dunque in questo caso è stato probabilmente uno dei casi in cui il deep state è riuscito a fare uno sgambetto a quella compagine politica, il centrodestra, che aveva giurato che mai e poi mai si sarebbe di nuovo ricorsi all’uso di una certificazione, e soprattutto nei modi utilizzati in Italia, dato che è stata utilizzata non solo per viaggiare come negli altri paesi, ma persino per lavorare.

In Parlamento, dunque, verrà modificato l’articolo 43 della legge numero 19 intitolata «Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)» e che recita tuttora: «Per far fronte a  eventuali  emergenze  sanitarie,  nonché per agevolare il rilascio e la verifica  di  certificazioni  sanitarie digitali utilizzabili in tutti gli Stati aderenti alla  rete  globale di certificazione sanitaria digitale dell'OMS, la  Piattaforma nazionale digital   green certificate (DGC) emette, rilascia e verifica le certificazioni e le ulteriori certificazioni  sanitarie digitali individuate e disciplinate».

Vedremo dunque nel corso del passaggio parlamentare se verrà emendato questo articolo e soprattutto come: l'infrastruttura digitale di un passaporto digitale sanitario resterà comunque in piedi? L'idea che per fare certe cose, anche solo viaggiare, sia necessario un pass di un qualunque tipo, non importa se approvato da un governo italiano, ma di valenza europea proseguirà? Su questo c'è molta più incertezza. 

Ma che l’articolo sia problematico e per certi versi scandaloso lo dimostra anche il comma 3, anch’esso bisognoso di una profonda revisione in fase di rettifica parlamentare e che è stato denunciato da Francesco Borgonovo su La Verità.

Per la gestione e manutenzione della piattaforma del Green pass, si attingerà al fondo stanziato per gli indennizzi da vaccino anti Sar cov 2 «anche a coloro che abbiano riportato lesioni o infermità dalle quali sia derivata una menomazione permanente dell’integrità psico fisica a causa della vaccinazione».

«Significa - commenta Borgonovo - che i soldi per tenere in piedi la struttura digitale del green pass del futuro verranno presi dal fondo destinato agli indennizzi dei danneggiati da vaccino. Abominevole, lo strumento di oppressione viene finanziato con i soldi degli oppressi che hanno riportato danni gravi».

Già gli indennizzi a seguito del vaccino sono una voce praticamente inutilizzata dallo Stato, dato che non sono quasi mai riconosciuti, a questo si aggiungerebbe la beffa di toglierli a chi invece di diritto ne avrebbe maggior bisogno. Anche questo comma è stato inserito da solerti funzionari probabilmente insensibili al fenomeno dei danneggiati da vaccino. Anche questo è lo zampino messo dal deep state che si è annidato dentro il Ministero della Salute e che sembra gridare, dalle retrovie e con una politica un po’ distratta: ancora più controllo sanitario, ancora più beffe per i cittadini.