Green Pass, è il giorno del caos da Trieste in giù
Da oggi nei luoghi di lavoro si entra soltanto con Green Pass, una misura fortemente contestata da tanti cittadini e associazioni. Occhi puntati su Trieste, dove i lavoratori portuali con il loro sciopero mettono in difficoltà il governo e manifestano un raro spirito di solidarietà con tutte le categorie dei lavoratori.
- INTERVISTA/ ANCHE I DOCENTI UNIVERSITARI FANNO SCIOPERO, di Stefano Magni
«Ribadiamo con forza che non scendiamo a patti fino a quando non sarà tolto l’obbligo di Green Pass per lavorare, non solo per i lavoratori del porto ma per tutte le categorie dei lavoratori». In questo comunicato del 12 ottobre del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste (Clpt) sta uno dei pochi gesti concreti di solidarietà che si sono visti in questi mesi di crescente impazzimento in cui il governo - sostenuto dalla grande stampa e dai poteri forti - ha scatenato una guerra contro i cittadini e i lavoratori che non intendono vaccinarsi o - se vaccinati - rifiutano il ricatto del Green pass per poter lavorare.
È anche il caso dei portuali di Trieste, vaccinati in maggioranza, ma che non accettano una misura che - ormai solo i ciechi non lo vedono - non ha alcun motivo di carattere sanitario.
Non sappiamo come andrà a finire oggi a Trieste, giorno in cui scatta l’obbligo di Green Pass per tutti i luoghi di lavoro; non sappiamo se i portuali riusciranno a mantenere la minaccia del blocco a oltranza del porto resistendo alle fortissime pressioni che arrivano da ogni parte: il prefetto ha dichiarato illegittimo lo sciopero, gli stessi sindacati confederali prendono le distanze, i media di regime li dipingono come un manipolo di fanatici ricattatori che sarebbero minoranza tra gli stessi lavoratori portuali.
Fatto sta che con la loro battaglia – che non è personale o di settore, ma è per tutti – i portuali di Trieste potrebbero essere quel granello di polvere che blocca l’ingranaggio di quella macchina infernale messa in moto dal governo. Hanno fatto sapere che revocheranno la protesta solo se il governo sposterà a fine ottobre l’obbligatorietà del Green Pass per dare almeno modo di aprire un negoziato. Per ora il governo tira dritto e si preoccupa solo di schierare polizia e militari per reprimere qualsiasi manifestazione di dissenso.
Ma qualsiasi sia l’esito della battaglia di Trieste, che peraltro è il primo porto italiano per traffico di merci, l’avvio dell’obbligatorietà del Green pass per i luoghi di lavoro promette di gettare nel caos il paese, visto che si calcola che ci siano almeno 3 milioni di lavoratori non vaccinati e quindi costretti al tampone tri-settimanale se non vogliono rischiare di perdere il posto di lavoro o almeno lo stipendio.
In ogni caso Trieste non è l’unico punto di crisi: anche i porti di Genova e Gioia Tauro sono a rischio, con tutto quel che potrebbe conseguire in tema di traffico merci. A questo si aggiunga che il settore che potrebbe trovarsi più in difficoltà da oggi è quello degli autotrasporti: la perdita per le imprese è stimata sui 70 milioni di euro al giorno – secondo Trasportounito – soprattutto a causa degli autisti che si asterranno dal lavoro non avendo il Green pass: si calcola che verranno a mancare 80mila autisti distribuiti su 98mila imprese, il che si tradurrà in ritardo o mancato arrivo di merci. Se la situazione non si risolve, già dai prossimi giorni potremmo trovare difficoltà a reperire prodotti sugli scaffali dei supermercati.
Ma blocchi di attività nelle aziende, a partire da oggi, sono temuti un po’ in tutta Italia, a quanto avverte una circolare arrivata a prefetti e questori della Pubblica Sicurezza. C’è una parte di paese che finalmente si è svegliata davanti alla violenza e alla ostinazione con cui il governo vuole costringere alla vaccinazione quanti ancora non l’hanno fatto. Una determinazione cieca e incomprensibile dal punto di vista sanitario, perché attualmente più dell’80% della popolazione over 12 è già vaccinato e oltretutto non c’è in Italia alcuna emergenza Covid: i positivi (ripeto: positivi, non malati) a ieri sono in totale 79.368 (lo 0,13% della popolazione), mentre i ricoverati sono 2.479 (0,004% della popolazione) e i malati in terapia intensiva 359, con la tendenza alla diminuzione. Numeri ridicoli, a fronte di centinaia di migliaia di tamponi consumati ogni giorno (tra produttori, farmacie e personale sanitario è il business del momento), che rendono assurdo il protrarsi dello stato di emergenza.
Siamo di fronte dunque a una decisione politica, che ha introdotto una discriminazione tra i cittadini in barba alla Costituzione, tanto osannata in altre circostanze, e che ha contribuito a seminare odio nella popolazione con continue discriminazioni e minacce nei confronti di quanti vengono spregiativamente quanto erroneamente definiti “no vax”.
È bene anche ricordare come - dai signori del “Ce lo chiede l’Europa” - sia bellamente violato il Regolamento dell’Unione Europea 953/2021, che afferma espressamente: «È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti Covid-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l'opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate».
In più l’introduzione di obbligo di lasciapassare provocherà un aggravamento dei danni economici per i singoli e le aziende, messe in difficoltà da obblighi che non hanno alcuna necessità.
Né c’è alcuna garanzia che il governo ponga un limite a questo andazzo. Lo dimostra come esso continui ad alzare l’asticella che indica l’obiettivo da raggiungere: si era partiti a gennaio con il 65% per arrivare all’immunità di gregge; oggi, mentre è stato raggiunto l’obiettivo nel frattempo salito all’80%, il presidente del Consiglio Draghi ci fa sapere che rivedremo la situazione forse quando il 90% della popolazione sarà vaccinato. E ovviamente ci sarà da aspettarsi che, una volta raggiunto il 90% di vaccinati, l’asticella si alzerà ancora partendo con la terza dose.
Un freno va messo ora, i portuali di Trieste hanno segnato la strada.