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DIARIO DELLA CRISI

Governo giallorosso, l'inciucio arriva nella notte

Il vertice notturno tra dem e Cinque Stelle prelude a un Conte bis, ma i Cinque Stelle dovranno convincere la base a digerire un governo con quello che fino a una settimana fa chiamavano il partito di Bibbiano. Oggi via alle consultazioni da Mattarella. 

Politica 27_08_2019

Sono ore decisive per il possibile accordo di governo Pd-M5S. Ieri alle 18 c’è stato un incontro di 20 minuti a Palazzo Chigi tra il segretario del Pd, Nicola Zingaretti e il capo politico pentastellato Luigi Di Maio. Alle 21, invece, sempre a Palazzo Chigi, i due, con l'ex guardasigilli Orlando hanno incontrato il premier Giuseppe Conte per un vertice che si è protratto fino a notte.

A quanto è dato sapere, permane lo scoglio del nome del Presidente del Consiglio. I grillini non recedono dal diktat su Conte: o lui o il voto anticipato. I dem, che inizialmente invocavano discontinuità anche sul nome del premier, ora sembrano disposti a cedere all’ipotesi di un Conte bis, a patto di ottenere altre poltrone, come i ministeri chiave (economia, interni, esteri, cultura, sviluppo economico) e la vicepresidenza del consiglio per Zingaretti. I punti programmatici sono solo la foglia di fico per nascondere la brama di potere di un partito, il Pd, che insperatamente rischia di tornare al governo in una legislatura che lo vedeva relegato in una posizione di assoluta irrilevanza.

Sia dentro il Pd che dentro i Cinque Stelle ci sarebbero, però, molti distinguo e non è detto che non si registrino scissioni clamorose. I renziani, da sempre restii ad accordi con i grillini, ora sono i primi sostenitori di questo ipotetico governo giallorosso, che consentirebbe a Matteo Renzi di rimanere in campo con gruppi parlamentari a lui vicini e gli darebbe il tempo, in questa legislatura, di creare un nuovo movimento da presentare alle prossime elezioni politiche. I leader dem più vicini all’attuale segretario Zingaretti non sono invece compatti sull’ipotesi di accettare un Conte bis e sembrano più entusiasti dell’ipotesi di andare alle urne subito per far fuori i renziani e rinnovare i gruppi parlamentari con una pattuglia di fedelissimi del governatore laziale. Ma si sa che il potere fa gola a tutti. Non solo le poltrone ministeriali ma anche quelle negli enti di sottogoverno, che di qui al 2020 dovranno essere rinnovati e che saranno di nomina governativa.

Nei Cinque Stelle monta il dissenso, ben nascosto nelle cronache politiche di queste ore, ma assai palpabile nelle segrete stanze. Qualcuno come Gianluigi Paragone è uscito allo scoperto annunciando che uscirà dal Movimento in caso di nuovo governo Pd-Cinque Stelle, ma sono in tanti a pensarla come lui e a temere il trappolone di un accordo con i dem, che riporterebbe questi ultimi al governo. I Cinque Stelle hanno vinto le elezioni politiche del 2018 proprio con una campagna elettorale aggressiva contro i precedenti governi Renzi e Gentiloni e ora vanno a braccetto con loro? La base grillina appare disorientata di fronte a questo inciucio e non è esclusa nelle prossime ore una votazione sulla piattaforma Rousseau per sondare gli umori degli iscritti e valutare il da farsi.

Le consultazioni del Quirinale sono state fissate da oggi alle 16 fino a domani alle 19. Gli incontri decisivi con Pd, Lega e Cinque Stelle sono previsti per domani pomeriggio. Subito dopo, nel caso emergesse dai colloqui una chiara maggioranza, potrebbe esserci il conferimento dell’incarico di formare il nuovo governo. Il Presidente incaricato dovrebbe in tempi brevi sciogliere tutti i nodi e salire al Quirinale con la lista dei ministri.

Si rincorrono voci su trattative già a buon punto sulle caselle da riempire, ma non è detto che non salti tutto, proprio in ragione di queste divisioni anche nel campo pentastellato (Di Maio contro Roberto Fico e Alessandro Di Battista, con Davide Casaleggio dubbioso sull’abbraccio con i dem).

E’ vero che nei sondaggi il Movimento Cinque Stelle, sia pure in leggera risalita, finirebbe per perdere oltre la metà dei suoi parlamentari, ma è altrettanto vero che in caso di governo con il Pd rischierebbe di perdere ancora di più la faccia dopo aver combattuto strenuamente “il partito di Bibbiano”.

Bocche cucite nella Lega, anche se Matteo Salvini sta facendo di tutto per recuperare un rapporto costruttivo con Luigi Di Maio e impedire la nascita del nuovo asse giallorosso. C’è chi non esclude che il Capitano sotto sotto auspichi la formazione di tale esecutivo per poter compattare tutte le opposizioni, assumerne la guida e ottenere una definitiva legittimazione come leader del centrodestra. Questo movente si baserebbe sulla convinzione che un esecutivo del genere ben difficilmente potrebbe durare, essendo segnato fin da subito da una miscela esplosiva di rancori personali e incoerenze programmatiche. Nella serata di ieri Salvini in una conferenza stampa ha ribadito che il voto anticipato è la via maestra.

Gli altri partiti del centrodestra sono convinti che si debba andare alle urne al più presto. Silvio Berlusconi teme che un nuovo governo Pd-Cinque Stelle porti soltanto nuove tasse. Giorgia Meloni ha annunciato una raccolta di firme per chiedere il voto anticipato e minaccia di scendere in piazza qualora nascesse un nuovo “governo degli sconfitti”.