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L'INTERVISTA

Gianna Jessen, "Grata di essere viva"

Gianna Jessen, una donna americana di 37 anni, non avrebbe nemmeno dovuto essere al mondo. Nel 1977 è incredibilmente sopravvissuta a un aborto salino, nascendo prematura dopo una lotta di quasi un giorno. Nella sua vita ha continuato a lottare, questa volta per il diritto degli altri a nascere e vivere.

Vita e bioetica 01_02_2015
Gianna Jessen

La sua è la storia di una vita che non doveva esistere. Di questa storia hanno fatto anche un film, October Baby (2011), per dire che tra scegliere la vita e scartarla c’è una bella differenza: una persona. E una persona non è un dettaglio. 

Gianna Jessen l’ho vista sempre in uno schermo, in foto o in qualche filmato sul web, anche questa volta la incontro dietro uno schermo, ma presto potrò stringerle la mano. Perché a breve sarà in Italia. Ma andiamo al sodo. Gianna Jessen è sopravvissuta ad un tentativo di aborto salino, è stata partorita viva, il 6 aprile 1977, dopo 18 ore passate a combattere con una maledetta soluzione salina iniettata nell’utero materno per mandare in fumo la creatura. Ma qualcosa è andato storto nei piani del dottor morte, questa volta l’aborto è abortito, un esuberante sussulto di vita ha schiacciato il drago.

Gianna come ti senti ad essere sopravvissuta?

Grata di essere viva.

Beh, con questa risposta credo ci sia poco altro da chiederti…

Vivo una vita interessante e…inusuale. Fin da subito ho cominciato a lottare. 

Ok, allora dimmi perché continui a lottare?

Perché ho ricevuto la vita e voglio portare la vita. Essere pro-life per me riguarda la dignità di ogni vita umana, riguarda la dignità della madre, del padre, del bambino. Dell’uomo. Continuo a lottare perché voglio difendere chi è vulnerabile alla morte in maniera ingiusta. Ci sono sempre più cose che erano considerate orribili fino a pochi anni fa e che ora stanno diventando la normalità nel pensiero della gente ed è veramente preoccupante riguardo i valori della vita, non solo nel grembo materno.  

Che tipo di combattente sei?

Una mamma. Ho i miei figli, certo, ma ci sono tante persone che non sono mai cresciute, che continuano una vita da adolescente. Mi piace pensarmi come una madre che cerca di donare dei principi, dei valori. Sapendo che a una mamma non interessa essere adorata, ma adorare i propri figli. Le persone possono anche non apprezzare quello che ho da dire, ma in un mondo senza genitori e senza limiti, senza nulla che arrivi davvero a portare pace, quando qualcuno dice: “Hey, so che ci sono dei limiti”, dopo un po’ ti accorgi che le persone cominciano ad ascoltare seriamente. Perché hanno sperimentato l’altra strada e ne hanno provato gli effetti, che sono di morte e non di pace. 

Sembra che la cultura della morte segni molti punti a suo favore…

Penso che stiamo vivendo tempi complicati. Se ami il bene, la bellezza e la gentilezza, ti chiedi quanti sono rimasti al mondo a pensarla come te. Il vero problema è che oggi non esiste più il bene e il male, la verità è qualsiasi cosa che desideri che sia. C’è la verità fai da te. Tutto questo è ridicolo e anche un po’ arrogante. Penso sempre a quanto siamo piccoli: non possiamo far battere il cuore, non possiamo salvarci da un incidente stradale, non possiamo mantenere le nostre funzioni corporee… Siamo piccoli, ma crediamo di poter salvare il pianeta Terra utilizzando cinque volte l’asciugamano per la doccia…

Come?

Voglio dire che abbiamo l’arroganza di pensare che è in nostro potere salvare il pianeta dal decadimento, mentre dall’altra parte non vogliamo aver nulla a che fare con Dio! Se non c’è Dio e niente importa, perché salviamo la Terra? A chi importa? Quando penso alla logica e all’arroganza di tutto questo mi dico che questo nostro tempo è un tempo preoccupante in cui vivere. D’altro canto però è anche un bellissimo tempo, perché penso che sia un occasione perfetta per dire la verità alla gente. Si arriverà a un punto in cui vedremo che questa arroganza non ha senso, e vorremo vedere il vero Dio.

Gianna, ma chi è Dio per una che è “grata di essere viva”?

Mio Padre. L’unico Padre che io abbia mai avuto. Sono cristiana. Ho bisogno di Gesù. Mi guida, mi protegge, condivide tutto di me. E’ tutto per me e non posso fare nulla, non ho nessuno scopo…anche combattere l’aborto, per quanto nobile sia, diventa senza significato, se non posso stare con Gesù, conoscere Gesù. Dio è colui che resuscita i morti, fa l’impossibile, ti resta accanto, ti risponde, gli importa di me, mi dona il tramonto, mi ascolta…

Bellissimo, ma molti che difendono il diritto all’aborto non vogliono sentire parlare del Creatore…

Gli direi: non vuoi avere nulla a che fare con Dio? Ok, va bene, adori la scienza medica? D’accordo, allora guarda le ecografie. Lì vedi un bambino che danza nel grembo di sua madre, a 3 settimane puoi già sentire il battito del suo cuore. E non ho mai capito perché non c’è un altro momento della vita umana in cui quando senti il battito cardiaco lo neghi o lo ignori. Ma secondo la logica dell’aborto puoi arrivare a dire che un cuore che batte è una cosa irrilevante. Di fronte a chi mi dice “voglio poter scegliere”, dico no. La scelta era di andare o non andare a letto con quel ragazzo, quella era la scelta. Sembra che possiamo fare tutto quello che vogliamo senza conseguenze.

Cosa diresti a una donna che ha scelto di abortire?

Non voglio condannare nessuno, ma voglio portare la vita. Le donne che hanno abortito vivono nel dolore, nella rabbia, nell’autodisprezzo, e ci devono convivere. Allora parlo perché voglio davvero vederle libere. A chi difende l’aborto e dice: “e’ per le donne che lo facciamo”, vorrei dire che anch’io sono una donna, e lo ero anche nel grembo di mia madre. Perché nessuna attivista, nessuna femminista, ha lottato per la mia vita? Allora è una menzogna, non lo si fa per le donne, ma è politica e business. Invece, dobbiamo dare spazio a quei centri che aiutano le donne a vivere una gravidanza travagliata, per aiutarle a superare momenti difficili. Troppe donne arrivano all’aborto perché pensano di essere sole, che non ci sia nessuno per aiutarle veramente. Sono migliaia le vite salvate da questi centri. Migliaia di migliaia in tutto il mondo.

Gianna, un'ultima domanda. Hai detto che viviamo tempi complicati. Come se ne esce?

Possiamo e dobbiamo smettere di togliere la vita, sfruttare le donne e i bambini per motivi politici, di potere e denaro. Ma c’è un’altra risposta che vale per tutti i tempi. Da soli non ce la si fa, l’uomo ha bisogno del Salvatore. 

Grazie Gianna. La tua è una storia che non avremmo mai potuto raccontare e questo fa un effetto davvero strano. Un effetto su cui non si riflette mai abbastanza. E’ la differenza tra lo scegliere la vita e scartarla. Per chi vuole vederla in carne ed ossa questa differenza, Gianna sarà in Italia a Imola il prossimo 24 febbraio e a S. Giovanni in Persicelo (Bologna) il 26 febbraio. Per info www.chestertonpersiceto.it (per l’intervista si ringraziano Monica Gibertoni e Lucrezia Jones)