Germania pronta al voto di domenica. Cdu in testa, Trump sta con AfD
Ascolta la versione audio dell'articolo
Domenica 23 febbraio si vota in Germania per rinnovare il parlamento. Democristiani in testa, sovranisti secondi nei sondaggi. Merz, il leader centrista, sceglierà la coalizione con la destra di AfD o rinnegherà tutto per governare coi socialisti?

Si chiude nei prossimi giorni la campagna elettorale tedesca e quando gli elettori tedeschi voteranno il 23 febbraio 2025, il nodo politico nelle mani dei partiti democristiani e del loro leader Friedrich Merz, dati per vincenti, sarà lo stesso delle scorse settimane: superare i veti dell’establishment e della aristocrazie politiche legate al ‘900 e allargare la coalizione anche alla destra sovranista di AfD o inginocchiarsi, suicidandosi, ai desideri dei perdenti Socialisti e proseguire nelle politiche che hanno portato una drammatica crisi economica e sociale in Germania, come suggerito dall’eretico Presidente della Chiesa cattolica tedesca Monsignor Georg Bätzing.
Il partito che avrà il maggior numero di voti e seggi il 23 febbraio prossimo, guiderà i tentativi di costituire una coalizione di governo e nominare il suo candidato alla cancelleria per guidare l'esecutivo. Infatti, il sistema elettorale tedesco favorisce i governi di coalizione e, senza escludere governi di minoranza, cerca di unire i principi del maggioritario e del proporzionale, infatti ogni elettore esprime il voto su due schede, le cosiddette "Erststimme" e "Zweitstimme" (primo scrutinio, secondo scrutinio). Il primo voto viene assegnato a un candidato che si presenta nella circoscrizione in cui abita o vota l’elettore dell'elettore, il secondo a un partito politico. I nomi dei candidati di ogni partito per il Bundestag compaiono sulle “Landeslisten”, o liste elettorali statali, che devono essere depositate presso le autorità elettorali prima delle elezioni. I candidati nelle liste statali entrano in parlamento in base al loro posto nella lista e al numero di seggi che il loro partito ottiene nel rispettivo “Land” o stato regionale: più seggi si vincono in uno stato, più candidati dalle liste statali vengono eletti. Quindi, il secondo voto per lista elettorale è quello che più determina la forza relativa dei partiti rappresentati nel Bundestag. In ogni caso, solo ogni partito che ottiene più del 5% dei voti totali, soglia di sbarramento, ha la garanzia di ottenere seggi al Bundestag.
Al termine della campagna elettorale, tutti i sondaggi mostrano come l'Unione cristiano-democratica (CDU) di centrodestra e il suo partito gemello bavarese, l'Unione cristiano-sociale (CSU), siano saldamente in testa negli ultimi sondaggi (30-32%), sia quello tradizionale dell’istituto di ricerca elettorale “Infratest dimap” di Berlino, sia quello ‘on-line’ di “YouGov”. La coalizione democristiana ha un vantaggio di oltre 10 punti percentuali rispetto alla destra patriottica e sovranista di Alternativa per la Germania (AfD), che è al secondo posto nei sondaggi con il 20-22%, mentre i partiti al governo, in primis i Socialisti dell’attuale premier Olaf Scholz si attesta tra il 13-15%, allo stesso livello dei Verdi, mentre i Liberali potrebbero non superare la soglia di sbarramento del 5%. Le sinistre tradizionale di Linke e quella sovranista di BSW si attesterebbero infine tra il 5 e il 6%.
Ricordiamo che, nonostante non siano eletti direttamente, la popolarità dei candidati di ogni partito viene regolarmente monitorata insieme a quella del partito stesso e stavolta Friedrich Merz, candidato cancelliere della CDU/CSU, è il favorito con il 34% dei consensi, contro il 26% dell'attuale cancelliere Olaf Scholz, secondo un recente sondaggio di “Deutsche Welle”. Gli osservatori più attenti dell'economia tedesca non si aspettano che queste elezioni producano cambiamenti radicali e si prevede già un terzo anno di contrazione economica nel 2025, il più lungo periodo di debolezza nella storia della Germania del dopoguerra anche se a febbraio il morale degli investitori tedeschi è migliorato al ritmo più veloce degli ultimi due anni, grazie alle aspettative di una ripresa dell'economia con il nuovo governo dopo le elezioni di domenica. Un miglioramento imprevisto, secondo l'istituto di ricerca economica ZEW, con un aumento dell'indice di sentimento economico a 26,0 punti dai 10,3 punti di gennaio. Il leader conservatore Friedrich Merz è il favorito per la nomina a cancelliere di un governo di coalizione dopo le elezioni e gli investitori sperano che il nuovo governo aumenti la spesa, bypassando il limite costituzionale del 2009 sul limite si spesa e di un rapporto debito/pil al 3%, norma irrealistica oggi e parte di un’altra fase della storia europea e tedesca.
Inoltre, nel 2011, l'allora cancelliere Angela Merkel decise di accelerare la fine dell'uso dell'energia nucleare in Germania, affidandosi al gas russo per colmare il divario ma, la guerra Russo-Ucraina del 2022 ed il progressivo bando delle importazioni di gas non hanno indotto la coalizione di Socialisti, Liberali e Verdi a mantenere aperte le centrali nucleari, piuttosto essi hanno abbracciato la follia “green” e così, dopo la chiusura delle ultime tre centrali nucleari nell'aprile 2023. Così, il combinato disposto di costi energetici della produzione e follie ambientaliste, oltre alla denatalità e mancanza di lavoratori professionalmente preparati, ha sfiancato la maggiore economia europea.
Ora la CDU e l’AfD hanno comunque lasciato la porta aperta alla riapertura di queste centrali nucleari, gli stessi partiti hanno anche dichiarato l'intenzione di rinviare gli obiettivi di “zero emissioni” nette di carbonio e, come si è visto nelle scorse settimane, AfD e CDU hanno idee simili su come combattere l’immigrazione clandestina e riportare la sicurezza nel paese. Verdi e Socialisti persistono invece nelle loro posizioni ideologiche a favore di transizione ambientalista, censura ed emarginazione politica della destra e di immigrazione sregolata. In una tale frammentazione e a seguito di un così palese fallimento del centro sinistra, nemmeno l’ultimo dibattito tra il cancelliere Olaf Scholz e il candidato conservatore Friedrich Merz di ieri, mercoledì 19 febbraio, ha cambiato le opinioni degli ascoltatori.
Il nodo politico che si troverà ad affrontare Friedrich Merz, membro di autorevoli e prestigiosi CdA di società finanziarie, è chiaro: sfidare l’establishment del potere politico attuale e formare un governo di minoranza aperto alla collaborazione con tutti, destra di AfD inclusa, oppure consegnarsi mani e piedi ai diktat dei nemici Socialisti e Verdi, rinnegando tutte le promesse elettorali.
Il vicepresidente degli Usa, JD Vance, venerdì 14 febbraio, gli ha indicato la strada: ha incontrato la leader del partito AfD Alice Weidel durante una visita a Monaco, ma non ha voluto incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il voto di domenica e le scelte dei giorni successivi ci diranno se pregiudizio, deep-state ed ideologie del ‘900 hanno preso ancora una volta il sopravvento a Berlino o no.