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Germania, i cattolici abbandonano la Merkel e si fanno un altro partito

L'elettorato della CDU, cattolico e conservatore,
non ne può più della deriva socialdemocratica (leggi aborto e multiculturalismo relativista) del partito.
Per questo domani a Berlino gli scontenti (migliaia)
si radunano immaginando un futuro diverso davanti
a significativi ospiti stranieri.

Attualità 06_05_2011
Angela Merkel

Dopo le batoste elettorali subite quest’anno dalla CDU ad Amburgo e nel Baden-Württemberg, la guida politica del partito, nonostante la crisi economico-finanziaria del Paese sia ormai alle spalle, pare vacillare sempre più. Tra le varie anime, quella cattolica è da qualche tempo una delle più inquiete e deluse dall’attuale corso del partito a guida Merkel.

Il tema della nascita di un nuovo partito conservatore in Germania si va ponendo ormai da tempo. E questo sebbene gli stessi responsabili della CDU facciano il possibile per evitare il dibattito. Di recente è stato fondato l’AEK, un gruppo di cattolici impegnati in politica, e tuttavia, ha dichiarato di recente p. Wolfgang Ockenfels, domenicano, docente di dottrina sociale ed etica cattolica alla Facoltà Teologica di Treviri e sostenitore dell’iniziativa, «il gruppo al momento non gode di alcuna considerazione da parte dei funzionari della CDU e il fatto che il partito non ritenga necessario prendere sul serio e confrontarsi con le legittime richieste e preoccupazioni di questo gruppo lo reputo un errore che non sarà certo privo di conseguenze».

L’AEK, alla pari di altri raggruppamenti, critica la tendenza della CDU, in essere ormai da tempo, a trasformarsi in partito socialdemocratico (peraltro con una base sempre meno popolare) e a voler snaturare l’anima conservatrice del partito in nome di una “modernizzazione” che in concreto significa, per esempio, difesa dell’aborto di massa pagato dallo Stato e politica migratoria sul modello “multiculti” che non tiene conto del fatto che molti degli immigrati provenienti da Paesi islamici non hanno alcuna intenzione di integrarsi. In Germania i  media sono orientati prevalentemente in senso populistico a sinistra ed hanno quindi tutto l’interesse a diffamare i conservatori, di qualsiasi estrazione siano, definendoli “populisti di destra”. Il recente caso Sarrazin (quasi un milione e duecentomila copie vendute e grande partecipazione a suoi dibattiti pubblici) ha però dimostrato che i tedeschi oggi sono in grado di formarsi una propria opinione e che non vogliono si limiti la loro libertà di pensiero.

Un’occasione importante per verificare la reale consistenza del movimento "konservativ" tedesco sarà quella di sabato 7 maggio, quando a Berlino, promosso in particolare dal gruppo "Linkstrend stoppen" ("Fermare la tendenza di sinistra"), si svolgerà un primo meeting nazionale dal titolo emblematico: Per un "Tea Party" tedesco o verso un nuovo partito? A discutere, oltre ai 7mila sottoscrittori di “Linkstrend stoppen”, sono chiamati tutti coloro che desiderano combattere il mainstream dell’attuale gruppo dirigente della CDU. Secondo le intenzioni di Friedrich W. Siebeke, anima dell’incontro berlinese, ci si chiederà se quel partito sia ancora da salvare, ma soprattutto si dovrà capire in quale modo il movimento conservatore che si sta formando dal basso, similmente al “Tea Party” americano, potrà riuscire ad incidere sulla politica e sull’opinione pubblica. Insomma, i conservatori tedeschi si chiederanno in che modo poter tornare a dar voce a quella “maggioranza silenziosa” che oggi non crede più nella CDU e che, non trovando un alternativa credibile, preferisce non votare.

A prendere la parola a Berlino saranno tra gli altri Heather DeLisle, del “Tea Party” americano, Martin Hohmann, che espulso anni fa dal partito sta chiedendo da tempo di potervi rientrare, e Martin Lohmann, portavoce dell’Associazione Federale per il Diritto alla Vita. Di particolare significato sarà poi l’intervento di un rappresentante degli aleviti in Germania, i quali, sebbene considerati da più parti musulmani, rifiutano la Scharia e leggono criticamente il Corano. Messo al bando in Turchia (dove gli aleviti sono circa 20 milioni), l’alevismo riconosce a uomini e donne gli stessi diritti e a queste ultime non impone alcun copricapo: la testimonianza che verrà presentata a Berlino dimostrerà così come l’integrazione  degli aleviti nella società occidentale sia da considerarsi più facile rispetto a quella dei musulmani più radicali.

Dunque non solo difesa della vita, maggior sostegno al matrimonio e alla famiglia, lotta alla statalizzazione dell’educazione, riduzione del debito pubblico, ma anche difesa della libertà religiosa nella reciprocità e vera integrazione. Ragionando su tutto questo, i conservatori tedeschi sono dunque chiamati a Berlino per decidere se spendersi per rinnovare un vecchio (la CDU) sempre privo d’identità, o se immaginare un soggetto politico del tutto nuovo.