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SINGAPORE

Gerard, la suora che accompagnava i condannati a una morte dignitosa

Singapore: la vita, per molti prigionieri, sarebbe finita in tutt’altro modo, se non fosse stato per la presenza di una suora. Suor Gerard Fernandez aveva solo 36 anni quando ha accompagnato la prima condannata. Dal 1981 al 2017 ha compiuto la difficile missione di riportare alla fede e lenire la paura della morte di 18 condannati a morte

Ecclesia 02_07_2020 English Español
Suor Gerard Fernandez

La vita, per molti prigionieri, sarebbe finita in tutt’altro modo, se non fosse stato per la presenza di una suora cattolica, a Changhi, carcere di massima sicurezza di Singapore. Suor Gerard Fernandez (1938) aveva solo 36 anni quando ha accompagnato la prima condannata, Tan Mui Choo (Catherine), al patibolo. In quell’ultima mattina, Tan indossava un abito blu con fascia e scarpe abbinate per la sua esecuzione. «Era molto tranquilla», ricorda suor Gerard Fernandez, «quando ci siamo tenute per mano nel cammino finale verso il patibolo. Ho cantato l’inno preferito di Tan, Quanto è grande la Tua Opera, mentre entrava nella camera dell’impiccagione». «L’ho sentita salire sulla scala a chiocciola e ho udito la leva che veniva tirata. La botola si è aperta ed è in quel momento che ho realizzato che Catherine se n’era andata».

È solo da poco che il mondo è venuto a conoscenza della storia dietro le sbarre di Tan Mui Choo e di quelle di altri 18 prigionieri che suor Gerard ha accompagnato al patibolo, in veste di consigliera volontaria negli ultimi quattro decenni. È una suora dell’Ordine del Buon Pastore di Singapore e la sua storia è emersa dopo che ha conquistato il suo spazio nella classifica della BBC delle 100 donne più influenti e ispiratrici nel mondo del 2019. Ha ricordato volentieri la sua esperienza, ora che la sua missione, durata dal 1981 al 2017, è giunta al termine.

È stata la storia di Tan Mui Choo (Catherine) che ha causato una svolta drammatica nella missione di suor Gerard per la “chiamata delle persone spezzate”. Nel 1981 Singapore era stata profondamente scossa dall’omicidio brutale dei due bambini commesso da un medium di un tempio, Adrian Lim, da sua moglie Tan e dalla sua amante Hoe Kah Hong per compiere un rituale Toa Payoh (sacrifici di sangue alla dea indù Kali). Il caso aveva colpito molto profondamente suor Gerard perché conosceva una delle vittime, Agnes Ng, che aveva appena nove anni, così come conosceva una degli assassini, Catherine Tan. Tutti e tre gli omicidi sono stati condannati a morte. «Quando sono entrata nel carcere per la prima volta per visitare Catherine», dice suor Gerard, «mi ha guardata con i suoi occhi tristi che mi dicevano: “tu non mi hai condannata, ti prego di aiutarmi a cambiare”. Per sette anni, fino a quando i tre sono stati impiccati nel 1988, suor Gerard ha visitato Catherine tutte le settimane per pregare con lei e per riportarla alla sua fede cattolica. La storia della loro amicizia ha ispirato un cortometraggio, Sister».

Un secondo caso importante riguardava una filippina cattolica, Flor Contemplacion. Era stata accusata nel 1991 di aver ucciso una collega lavoratrice domestica e il bambino di quattro anni a cui faceva da babysitter. «Flor era veramente arrabbiata quando la sua richiesta di clemenza era stata respinta e allora, per risposta, aveva allontanato tutti gli altri, me compresa - spiega suor Gerard. Ho chiesto ai miei amici e ai parrocchiani di pregare la Madonna, perché intercedesse per Flor, perché dominasse la sua rabbia. E quando l’ho visitata la settimana scorsa, Flor era “tutta eccitata” e mi ha detto “Maria è entrata nella mia cella”. Ho chiesto a Flor di descrivere il loro incontro e questo è ciò che mi ha detto: “Maria era vestita di bianco, con una cinta blu e mi ha detto: ‘non ti preoccupare, non aver paura, io sono con te’”». Anche Flor ha affrontato la morte in pace.

Non tutti quelli che hanno chiesto il sostegno di suor Gerard erano cattolici. Kumar, un detenuto omicida, per esempio, ha chiesto solo di parlare con suor Fernandez la notte prima della sua esecuzione. Le ha detto che la sua presenza nella prigione gli aveva dato conforto durante il periodo nel braccio della morte e che l’ascoltava cantare. Le ultime parole che le ha detto sono state: «Vado a vedere Dio questa mattina e quando lo vedrò gli dirò tutto di te». «Vede – spiega suor Gerard – avere la possibilità di accompagnarli nell’ultimo viaggio e lenire la loro paura della morte è una vocazione molto speciale». «Stava pregando per me». Uno spacciatore australiano, Van Tuong Nguyen, di 25 anni, impiccato nel 2005, ha chiesto a suor Gerard di stargli a fianco nei suoi ultimi momenti. «Il mio cuore è pieno di amore. Poiché ho fatto voto di castità, sono libera di amare tutti», dice. Ma «quello sarebbe stato troppo traumatico per me».

Singapore è leader mondiale in molti campi ed è celebre per la sua velocità ed efficienza. Quando le misure restrittive per il Covid hanno impedito i processi nei tribunali, i giudici hanno continuato a lavorare ai casi principali in remoto. A maggio, Punithan Genasan, 37 anni, è stato condannato a morte per il suo ruolo in una vendita di droga nel 2011. È stata la prima sentenza di morte spiccata via Zoom nel mondo. La pena di morte a Singapore è comminata spesso per traffico di droga e omicidio, motivo per cui il governo riesce a mantenere uno dei tassi di omicidi più bassi del mondo e a tenere il traffico di droga sotto controllo. Ma le storie personali di questi prigionieri dietro le sbarre, che danno un volto umano alle statistiche, sono il motivo per cui suor Gerard chiede la fine della pena di morte nella sua amata Singapore. «La vita è preziosa». «Ogni persona merita più di tutto il peggio che possa aver fatto», dice suor Gerard. «A prescindere dai peccati commessi, tutti meritano di morire con dignità». C'è vera giustizia quando un'anima è redenta.

San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium Vitae, scrisse: «Oggi, di fatto, a causa delle possibilità che uno Stato ha di prevenire il crimine, rendendo chi lo ha commesso incapace di nuocere ancora, senza levargli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi in cui l’esecuzione dell’aggressore è inevitabile sono rare, se non addirittura praticamente inesistenti».

Suor Gerard non teme di ammettere che lavorare nel sistema così come è oggi è difficile e "molto doloroso". Un giorno, meravigliata, disse a un prete che spesso «mi chiedo cosa faccia io qui, li stanno uccidendo eppure stanno andando al patibolo così pacificamente». Il sacerdote le rispose: sorella, è perché «il bene ha trionfato sul male».