Genocidio in Sudafrica: non esiste, ma tutti ne parlano
Da quasi un anno si rincorrono insistentemente notizie e testimonianze su un "genocidio dei bianchi" in Sudafrica. Sono notizie talmente diffuse e credibili che ben tre governi (Australia, Russia e Usa) hanno promesso aiuto alle vittime. Ma non c'è alcun genocidio in corso in Sudafrica, si tratta di una fake news ben riuscita (e pericolosa)
È sempre più difficile distinguere i fatti dalle fake news, le notizie imprecise, manipolate o persino del tutto inventate, lanciate da agenzie di stampa e mass media poco accurati e che blog e social network riprendono sommergendone il web. Uno dei casi più spinosi e controversi è quello dei bianchi che vivono in Sudafrica, massacrati, ci dicono, e, i sopravvissuti, cacciati dalle loro terre: questo il loro tragico destino, a lungo ignorato e adesso finalmente portato a conoscenza del mondo. O forse no.
Tutto è incominciato lo scorso febbraio quando è corsa voce che il parlamento sudafricano aveva votato l’esproprio senza risarcimento delle terre dei cittadini bianchi. Non era vero. Il parlamento aveva approvato la proposta dell’EFF, un partito di estrema sinistra all’opposizione, di costituire una commissione incaricata di verificare la fattibilità, e riferirne entro la fine di agosto, di una riforma agraria che prenda in considerazione la confisca di terre di proprietà di sudafricani bianchi.
Subito dopo questa prima falsa informazione che dava per certa e persino già in atto la confisca delle terre, hanno incominciato a circolare notizie di efferate, continue violenze razziste nei confronti dei proprietari terrieri bianchi. In primavera lo sterminio dei bianchi era diventato “genocidio silenzioso”. I titoli drammatici si sono moltiplicati: “Sudafrica, lo sterminio dei bianchi continua”, “Sudafrica, il genocidio dei bianchi: tra violenze ed espropriazioni di terre”, “Sudafrica: ‘Via tutti i bianchi in 5 anni’. Massacrati. A quando anche da noi?”, “Sudafrica, i numeri del genocidio”, “Caccia al bianco in Sudafrica”.
Quest’ultimo titolo, su Il Populista, proseguiva: “L’Australia accoglierà i perseguitati”. L’Australia in effetti, convinta della disperata situazione dei bianchi sudafricani, a marzo ha preso in considerazione la possibilità di attivare per loro delle procedure rapide per la concessione di visti per motivi umanitari, “in ragione – sono parole del ministro dell’interno Peter Dutton – delle condizioni spaventose in cui sono costretti a vivere”. Il Sudafrica, tramite il portavoce governativo Ndivhuwo Mabaya, ha replicato dicendo che l’allarme era immotivato, che l’eventuale ridistribuzione delle terre sarebbe stata realizzata nel rispetto della legge: “il Sudafrica è una nazione unita, neri e bianchi”. Il ministro delle risorse minerarie, Gwede Mantashe, ha quindi confermato le intenzioni del governo sudafricano: “non buttiamo in mare nessuno – ha detto – c’è terra in abbondanza per tutti, faremo tutto in modo responsabile nel rispetto di tutti”.
Le rassicurazioni non sono valse a convincere il mondo. Nell’estate anche la Russia pare si sia offerta di accogliere degli agricoltori bianchi sudafricani, forse addirittura molte migliaia. Una prima delegazione di Boeri del Free State si è recata in visita a Stavropol, nella Russia occidentale, per aprire un canale migratorio. A luglio l’emittente televisiva Rossiya 1 TV riferiva di 30 famiglie sudafricane in procinto di trasferirsi, presto seguite da altre.
Infine è intervenuto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che il 23 agosto ha chiesto al segretario di Stato Mike Pompeo di occuparsi “dei sequestri e degli espropri di terreni e fattorie in Sudafrica e delle uccisioni su larga scala dei proprietari terrieri”. La reazione del governo sudafricano è stata ancora più risentita. Il ministro degli esteri Lindiwe Sisulu ha espresso disappunto per la mossa del presidente americano. Ma, soprattutto, l’ambasciata Usa in Sudafrica ha rivolto un tacito rimprovero al presidente con un documento intitolato “Malgrado il crimine sia endemico, gli omicidi di agricoltori diminuiscono”. Nel testo si legge: “non ci sono prove che gli omicidi di agricoltori prendano specificamente di mira i bianchi o che siano politicamente motivati. Gli agricoltori sostengono di essere più esposti alla violenza perché vivono in fattorie isolate e l’intervento delle forze dell’ordine non basta a proteggerli. Rimarcano inoltre che le violenze non hanno mai portato finora al sequestro di terre”. Sembra che Trump sia stato influenzato da AfriForum, un organizzazione che promuove gli interessi degli Africakaners e che a maggio è andato in delegazione negli Stati Uniti per informare il think thank Cato Institute e altre istituzioni del fatto che gli agricoltori bianchi sono sotto attacco in Sudafrica.
Dov’è la verità? Un dato certo c’è. Dal 1° settembre 2017 al 31 agosto 2018 in Sudafrica sono stati registrati 20.336 omicidi, 1.320 più che nei 12 mesi precedenti. Nel periodo considerato gli agricoltori uccisi sono stati 74, 23 dei quali neri, il numero più basso degli ultimi 20 anni. “20.336 omicidi vuol dire una media di 57 omicidi al giorno – dice il ministro della pubblica sicurezza Bheki Cele – quasi come in una zona di guerra. I Sudafricani non devono abituarsi a considerare normale essere rapiti, derubati e uccisi. Dobbiamo invertire questa tendenza”.
Quanto alla riforma agraria, la discussione è in corso. Anche in questo caso una cosa è certa. L’anno prossimo si svolgeranno le elezioni politiche. Il Sudafrica è entrato in recessione. Il malcontento popolare e la sfiducia nei confronti del partito di governo non fanno che aumentare. Promettere l’esproprio delle grandi proprietà agricole può essere una manovra elettorale: dalla dubbia efficacia, peraltro, perché in realtà la maggior parte dei neri senza terra, e che ne rivendica il diritto, risiede in centri urbani e suburbani dove occupa illegalmente appezzamenti di cui vorrebbe la proprietà.
Una delle prime proteste contro l’eventuale esproprio di terre agricole è stata presentata da Goodwill Zwelithini, il re degli Zulu. Il presidente della repubblica Cyril Ramaphosa in persona gli ha assicurato che il governo non confischerà i suoi tre milioni di ettari di terra.